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L'assedio di Pompei

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Prima dell’eruzione del 79 d.C. che la distrusse, la famosa città vesuviana era stata sconvolta da un altro terribile evento, nella primavera dell’89 a.C, quando l’esercito di Silla la cinse d’assedio.
 
 Essendo la città ben armata e ben difesa, all’esercito del condottiero romano fu chiaro che solo dopo un assedio estenuante avrebbe potuto conquistarla, e allo scopo si prepararono con cura alle operazioni. Nelle giornate successive fecero affluire molte catapulte con relative munizioni e torri d’assedio semoventi, dopo di ché, impartito l’ordine simultaneo di tiro, una grandine di blocchi di pietra si abbatté contro le merlature sgretolandole. Nugoli di dardi, penetrati dalle tante brecce, mentre tra il rimbombo degli schianti, i sibili delle fionde e le urla dei feriti, anche dalle torri degli assediati i pezzi aprono il tiro.
 
Dopo settimane di combattimenti, all’interno della città gli effetti dell’assedio sono evidenti: case sfondate dai tiri a scavalco sopra le mura, altre bruciate dai proiettili incendiari che nottetempo piombano sull’abitato, all’interno delle case terrorizzando gli abitanti.
All’inizio dell’inverno, la città fu costretta ad aprire le porte al nemico, Roma ripristinò la sua autorità e Pompei poté recuperare il proprio benessere.
Le mura tornarono al loro precedente prestigio, dopo aver svuotato il fossato e cancellate le tracce di sangue e di fuoco, affinché nulla restasse nel ricordo del tragico evento.   
 
Il ricordo, tuttavia, rimase impresso sulle mura. Le centinaia di crateri, di fori e di cuspidi, lasciati dagli impatti dei colpi delle balestre e delle catapulte, non potevano essere tollerate e furono celate da nuovi strati di stucco, simile all’originale a finte lastre di marmo.
Un altro terribile evento contribuì a mantenere celati gli effetti di quel lontano assedio, l’eruzione del Vesuvio avvenuto nell’anno 79 d.C.
 
Celati dall’intonaco fino ai primi del secolo scorso, quando la testimonianza dei calchi eseguiti sui corpi dei Pompeiani, e soprattutto sui tanti fori sulle mura, non ha lasciato dubbi sull’attendibilità della drammatica vicenda. I calchi, infatti, tramandano traiettorie di tiro, penetrazioni, posizioni e angoli di incidenza delle batterie, nonché tipologie delle munizioni impiegate. Sigillando quel muro, il Vesuvio ha fissato, con certezza, la datazione dell’assedio avvenuto durante la guerra sociale che contrappose Roma ai “municipia italici”.
 
I primi lavori di scavo, iniziarono, dopo alcuni saggi preliminari , nel 1901 e nel 1906, e nel 1926, permettendo di recuperare diverse ***** di pietra, conservate da alcuni cittadini, forse, per scaramanzia, cadute nelle loro case.  A testimoniare innegabilmente, gli effetti dell’assedio avvenuto e della battaglia conseguente.


Ultima modifica di annali il Ven 15 Apr 2022, 23:36 - modificato 1 volta. (Motivazione : Colorato testo...)
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