Harem - Topkapi palace
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Harem - Topkapi palace
Tra gli harem più famosi della storia vi è quello ottomano di Istanbul, realizzato dopo la conquista di Maometto II su Costantinopoli nel 1453 che ne fece la capitale dell’impero ottomano.
Fu costruito all’interno del favoloso palazzo di Topkapi, in una zona cinta da alte mura e collegata al resto del palazzo da due porte, presidiate di giorno dagli eunuchi neri e chiuse durante la notte. La parola harem deriva dall’arabo “harim” che significa luogo proibito.
Le donne dell’harem erano perlopiù schiave di diverse nazionalità, acquistate al mercato o facente parte del bottino di guerra.
Tra le più belle e le più istruite il sultano sceglieva la propria “signora” potendo sceglierne fino a quattro, oltre una o più favorite.
Le donne del sultano avevano a disposizione appartamenti privati, servitù, una barca e una carrozza. Infine, ciascuna poteva aumentare il prestigio personale nel caso avesse partorito figli maschi.
A capo dell’Harem era la madre del sultano, la “Valide Sultan” con ai suoi ordini un folto seguito costituito dalle odalische. Gestiva tutti i movimenti all’interno dell’harem, dai festeggiamenti in occasione di speciali avvenimenti, ai permessi di uscita, alle visite: nulla poteva essere deciso senza il suo consenso.
Le Valide potevano anche divenire reggenti al posto dei figli divenuti sultani quando ancora minori, affidati alle loro madri fino al dodicesimo anno di età. Tutti i figli maschi del sultano godevano di pari dignità, sia fossero figli delle “signore”, sia delle concubine favorite.
Di odalische, il cui significato è “cameriera”, (da oda, “stanza”), nell’harem ve n’erano di tre tipi: quelle più anziane per i servizi più umili; quelle acquistate da bambine e istruite nella danza e musica; infine le più belle, tra i quindici e i vent’anni, che arrivavano nell’harem già istruite dai mercanti ebrei che se le procacciavano per venderle al sultano.
Tutte dovevano studiare il turco e il Corano.
Le odalische alternavano un turno settimanale di lavoro a uno di riposo, e tra di esse erano scelte le guardiane che di notte sorvegliavano gli appartamenti e i giardini dell’harem, sostituendo gli eunuchi neri preposti a tale compito durante il giorno.
Dopo nove anni, tutte le domestiche se lo volevano, potevano lasciare il Palazzo, ricevendo alla partenza doni e gioielli, ma se fossero rimaste per diciotto anni, ottenevano anche case e terreni o vitalizi consistenti.
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