ACHELOO PADRE DEI FIUMI
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ACHELOO PADRE DEI FIUMI
In tutte le religioni della Grecia pagana e in generale nelle concezioni primitive era impressa l’adorazione della natura, dei suoi fenomeni, nelle varie forme fisiche più o meno complesse. Spiegazioni scientifiche di ogni avvenimento erano poste in copertura simbolica e mitologica, tanto da arricchire il pantheon culturale di esseri divini o semidivini cui il pensiero antico ha dato immagini e connotazioni umane o di animali.
Le città antiche in genere, le greche in particolare e le colonie in occidente, sorgevano in prossimità di corsi d’acqua. I fiumi rivestivano importanza fondamentale per la vita e la sussistenza degli abitanti, al punto da essere venerati e mitizzati. Le incisioni su monete che simbolizzano divinità fluviali attestano l’esistenza di un processo di divinazione dei fiumi nell’Italia magno greca. La riproduzione arcaica zoomorfa del fiume, nella figura del toro, animale vigoroso, irruento, indomabile, è quello che meglio si presta a simboleggiare un torrenziale corso d’acqua. Acheloo, il più celebre di tutti i numi fluviali, sin dall’età preistorica il fiume più rilevante della Grecia, l'odierno Aspropotamos, fu divinizzato dai suoi abitanti, trovando terreno fertile nei cicli delle saghe più note della mitologia classica.
Acheloo, figlio di Oceano e di Teti, oltre che padre di tutti i fiumi, era anche genitore delle Sirene, frutto degli amori del semi-dio, impersonato metà uomo e metà toro, con la musa Melpomene. Da Sofocle, nelle Trachinie, sappiamo che Acheloo, pretendente non corrisposto di Deianira, amata da Eracle, ebbe benevola accoglienza nel pantheon divino in virtù della lotta con il figlio di Zeus e Alcmena, il quale, durante lo scontro riuscì a strappargli uno dei corni che gli spuntavano dalla fronte, come racconta Ovidio nelle Metamorfosi.
Le maschere dell’Acheloo, così come le protomi con attributi di deità fluviali, furono largamente diffuse, nell’antichità, a scopi ornamentali.
Le città antiche in genere, le greche in particolare e le colonie in occidente, sorgevano in prossimità di corsi d’acqua. I fiumi rivestivano importanza fondamentale per la vita e la sussistenza degli abitanti, al punto da essere venerati e mitizzati. Le incisioni su monete che simbolizzano divinità fluviali attestano l’esistenza di un processo di divinazione dei fiumi nell’Italia magno greca. La riproduzione arcaica zoomorfa del fiume, nella figura del toro, animale vigoroso, irruento, indomabile, è quello che meglio si presta a simboleggiare un torrenziale corso d’acqua. Acheloo, il più celebre di tutti i numi fluviali, sin dall’età preistorica il fiume più rilevante della Grecia, l'odierno Aspropotamos, fu divinizzato dai suoi abitanti, trovando terreno fertile nei cicli delle saghe più note della mitologia classica.
Acheloo, figlio di Oceano e di Teti, oltre che padre di tutti i fiumi, era anche genitore delle Sirene, frutto degli amori del semi-dio, impersonato metà uomo e metà toro, con la musa Melpomene. Da Sofocle, nelle Trachinie, sappiamo che Acheloo, pretendente non corrisposto di Deianira, amata da Eracle, ebbe benevola accoglienza nel pantheon divino in virtù della lotta con il figlio di Zeus e Alcmena, il quale, durante lo scontro riuscì a strappargli uno dei corni che gli spuntavano dalla fronte, come racconta Ovidio nelle Metamorfosi.
Le maschere dell’Acheloo, così come le protomi con attributi di deità fluviali, furono largamente diffuse, nell’antichità, a scopi ornamentali.
annali- Senior
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