Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
Prova a cercarlo per argomento o per profilo , magari è finito altrove ,,,
Charade- Senior
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post fantasma
Ero sicuro di avere scritto un post proprio qui, ma è sparito!
Incredibile, come può essere successo?
Errore mio.......distrazione....boh!
Incredibile, come può essere successo?
Errore mio.......distrazione....boh!
misterred- Senior
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versi 606 - 627
Inizia il match diremmo oggi, tra i due pugilatori.
Qui Virgilio diventa una sorta di Telecronista ante-litteram,
altro che Nicolò Carosio o Nando Martellini.
Sentite come descrive la lotta tra i due, entrando nel
dettaglio della lotta. Ci descrive secondo per secondo
come i due si avvinghiano e si colpiscono, mirando
verso le parti più sensibili.
Ascoltiamolo.
"Allor Enea fece due cesti addurre
d'ugual peso e grandezza : ed egualmente
ne furo armati. In prima in su le punte
de' piè l'un contra l'altro si levaro :
brandir le braccia; ritirarsi indietro
con le teste alte : in guardia si posaro
or questo or quelli; alfine ambui ristretti
mischiar le mani, ed a ferir si diero.
Era giovine l'uno, agile e destro
in su le gambe; era membruto e vasto
l'altro; ma fiacco i su' ginocchi e lento,
e per lemtezza (il fiato ansio scotendo)
le gravi membra e l'affannata lena)
palpitando anelava. In molte guise
invan pria si tentaro, e molte volte
s'avvisar, s'accennaro e s'ivestiro.
A le piene percosse un suon s'udia
de cave fianchi, un rintonar di petti,
un crosciar di mascelle, orrendo e fiero.
Cadean le pugna a nembi, e ver le tempie
Miravan la più parte; e s'eran vote,
rombi facean per l'aria e fischi e vento".
Qui Virgilio diventa una sorta di Telecronista ante-litteram,
altro che Nicolò Carosio o Nando Martellini.
Sentite come descrive la lotta tra i due, entrando nel
dettaglio della lotta. Ci descrive secondo per secondo
come i due si avvinghiano e si colpiscono, mirando
verso le parti più sensibili.
Ascoltiamolo.
"Allor Enea fece due cesti addurre
d'ugual peso e grandezza : ed egualmente
ne furo armati. In prima in su le punte
de' piè l'un contra l'altro si levaro :
brandir le braccia; ritirarsi indietro
con le teste alte : in guardia si posaro
or questo or quelli; alfine ambui ristretti
mischiar le mani, ed a ferir si diero.
Era giovine l'uno, agile e destro
in su le gambe; era membruto e vasto
l'altro; ma fiacco i su' ginocchi e lento,
e per lemtezza (il fiato ansio scotendo)
le gravi membra e l'affannata lena)
palpitando anelava. In molte guise
invan pria si tentaro, e molte volte
s'avvisar, s'accennaro e s'ivestiro.
A le piene percosse un suon s'udia
de cave fianchi, un rintonar di petti,
un crosciar di mascelle, orrendo e fiero.
Cadean le pugna a nembi, e ver le tempie
Miravan la più parte; e s'eran vote,
rombi facean per l'aria e fischi e vento".
misterred- Senior
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pugilato, antichità classica, affresco (dal web)
come possiamo notare dall'affresco, i pugili lottavano con le mani protette da "cesti".
misterred- Senior
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gara del Cesto (si ricorda Erice antico Re di Trinacria, ucciso da Eracle).
Inizia la gara del "cesto". Una sorta di pugilato o lotta del pugno. Le braccia dei pugilatori o lottatori venivano ricoperte di strisce di cuoio (una sorta di guantoni) ricoperte anche di pezzetti di metallo.
Qui, viene ricordato Erice, il figlio di Venere (e fratello di Enea) ucciso da Ercole. Entello, un pugilatore, consacra le sue armi ad Erice, venerato come un Nume e non ad Ercole, cui solitamente al tempio venivano appesi i guanti a fine carriere (da cui oggi appendere i guanti al chiodo, smettere di combattere).
Darete possente e forte, incute timore, nessuno vuole combattere contro di lui. Visto che nessuno osa, si avvicina al premio (il toro) per acquisirlo. Ma, Aceste, irritato, invita il vecchio Entello, ex pugilatore, a farsi avanti e a farsi onore.
Entello ricorda di essere ormai vecchio, non poter affrontare la tenzone col più giovane Darete.
Alzatosi mostra le armi che furon del forte Erice, con il quale egli combatteva.
Giungono ad un accordo : combattere con altre armi, chi vincerà la pugna? Il giovane e forte darete o il vecchio ex pugile Entello.
Per ora ci fermiamo qui, lo scopriremo dopo.
versi 523-605.
Propon due pregi : al vincitore un toro
di bende il tergo adorno e d'or le corna;
Un elmo ed un cimiero ed una spada
per comforto del vinto. incontinente
uscio darete poderoso in campo,
e con gran plauso si mostrò del volgo.
Era Darete un, che di forze estreme,
fu solo ardito a star con Pari a fronte,
e che a la tomba del famoso Ettorre
in su l'arena il gran Bute distese:
e fu Bute un atleta, anzi un colosso,
di corpo immane, che in Bebrizia nato,
d'amico si vantava esser disceso.
Per tal da tutti avuto e tal comparso
in su la lizza, altero ed orgoglioso
squassò la testa: e, i grandi omeri ignudo
le muscolose braccia e 'l corpo tutto
brandì più volte, e menò colpi a l'aura.
Cercossi un pari a lui, nè fu tra tanti
chi rispondesse o che di cesto armato
s'appresentasse. Ond'ei lieto e sicuro,
come d'ogni tenzon libero fosse,
al toro avvicinossi, e il destro corno
con la sinistra sua gli prese e disse:
signor, poichè non è chi meco ardisca
di stare a pruova , a che più bado? E quanto
badar più deggio? Or dì che il pregio è mio,
perchè io meco l'adduca. A ciò fremendo
assentorino i Teucri; e già co' gridi
de l'onor lo facean degno del dono;
quando verso d'Entello il vecchi Aceste,
si come gli era in un cespuglio a canto,
si volse e rampognando: Ah! disse, Entello,
tu sei pur fra gli eroi de' nostri tempi
il più noto e il più forte; e come soffri
ch'un sì gradito pregio or ti si tolga
senza contesa? Adunque è stato invano
fin qui da noi rammemorato e colto
Erice, in ciò nostro maestro e dio?
ov'è la fama tua che ancor si spande
per la Trinacria tutta? Ove son tante
appese ai palchi le tue famose spoglie?
Rispose Entello: nè disio d'onore,
nè vaghezza di gloria unqua, signore
mi lasciar mai, nè mai viltà mi prese:
ma l'incarico degli anni, il freddo sangue,
e la scemata mia destrezza e forza
mi ritraggono addietro. Io, quando avessi
o men quei giorni, o non men quel vigore,
onde costui di sè tanto presume,
già per diletto mio seco alle mani
sarei venuto, e non dal premio indotto.
Che premio non ne chero. E pur qui sono.
Disse, e sorgendo, due gran cesti e gravi
gittò nel campo, e quelli stessi, ond'era
solito a le sue pugne Erice armarsi.
Stupir tutti a quell'armi che di sette
dorsi di sette buoi, di grave piombo
e di rigido ferro eran conserti.
Stupì darete in prima, e ricusolle
a viso aperto, onde d'Anchise il figlio
le prese avanti, e i lor volumi e 'l pondo
stava mirando, quando il vecchio Entello
così soggiunse: or che diria costui
se visto avesse i cesti e l'armi stesse
d'Ercole invitto, e l'infelice pugna
in su onde questo lito Erice cadde?
D'Erice tuo fratello eran quest'armi;
vedi che son ancor di sangue infette
e d'umane cervella. Il grande Alcide
con queste Erice assalse: e con quest'io
m'esercitai, mentre le forze e gli anni
eran più verdi e non canuti i crini.
ma poscia che darete or le rifiuta
se piace a te, se m'el consente Aceste
per cui son qui, di ciò, ***** ardito,
non vo' che ti sgomenti. Io mi rimetto,
e cedo a queste, e tu cedi a le tue,
combattiam con altr'armi, e siam del pari.
Così detto spogliossi; e si com'era
de le braccia , degli omeri e del collo
e di tutte le membra e d'ossa immane,
Quasi un pilastro in su l'arena stette.
...segue...
Qui, viene ricordato Erice, il figlio di Venere (e fratello di Enea) ucciso da Ercole. Entello, un pugilatore, consacra le sue armi ad Erice, venerato come un Nume e non ad Ercole, cui solitamente al tempio venivano appesi i guanti a fine carriere (da cui oggi appendere i guanti al chiodo, smettere di combattere).
Darete possente e forte, incute timore, nessuno vuole combattere contro di lui. Visto che nessuno osa, si avvicina al premio (il toro) per acquisirlo. Ma, Aceste, irritato, invita il vecchio Entello, ex pugilatore, a farsi avanti e a farsi onore.
Entello ricorda di essere ormai vecchio, non poter affrontare la tenzone col più giovane Darete.
Alzatosi mostra le armi che furon del forte Erice, con il quale egli combatteva.
Giungono ad un accordo : combattere con altre armi, chi vincerà la pugna? Il giovane e forte darete o il vecchio ex pugile Entello.
Per ora ci fermiamo qui, lo scopriremo dopo.
versi 523-605.
Propon due pregi : al vincitore un toro
di bende il tergo adorno e d'or le corna;
Un elmo ed un cimiero ed una spada
per comforto del vinto. incontinente
uscio darete poderoso in campo,
e con gran plauso si mostrò del volgo.
Era Darete un, che di forze estreme,
fu solo ardito a star con Pari a fronte,
e che a la tomba del famoso Ettorre
in su l'arena il gran Bute distese:
e fu Bute un atleta, anzi un colosso,
di corpo immane, che in Bebrizia nato,
d'amico si vantava esser disceso.
Per tal da tutti avuto e tal comparso
in su la lizza, altero ed orgoglioso
squassò la testa: e, i grandi omeri ignudo
le muscolose braccia e 'l corpo tutto
brandì più volte, e menò colpi a l'aura.
Cercossi un pari a lui, nè fu tra tanti
chi rispondesse o che di cesto armato
s'appresentasse. Ond'ei lieto e sicuro,
come d'ogni tenzon libero fosse,
al toro avvicinossi, e il destro corno
con la sinistra sua gli prese e disse:
signor, poichè non è chi meco ardisca
di stare a pruova , a che più bado? E quanto
badar più deggio? Or dì che il pregio è mio,
perchè io meco l'adduca. A ciò fremendo
assentorino i Teucri; e già co' gridi
de l'onor lo facean degno del dono;
quando verso d'Entello il vecchi Aceste,
si come gli era in un cespuglio a canto,
si volse e rampognando: Ah! disse, Entello,
tu sei pur fra gli eroi de' nostri tempi
il più noto e il più forte; e come soffri
ch'un sì gradito pregio or ti si tolga
senza contesa? Adunque è stato invano
fin qui da noi rammemorato e colto
Erice, in ciò nostro maestro e dio?
ov'è la fama tua che ancor si spande
per la Trinacria tutta? Ove son tante
appese ai palchi le tue famose spoglie?
Rispose Entello: nè disio d'onore,
nè vaghezza di gloria unqua, signore
mi lasciar mai, nè mai viltà mi prese:
ma l'incarico degli anni, il freddo sangue,
e la scemata mia destrezza e forza
mi ritraggono addietro. Io, quando avessi
o men quei giorni, o non men quel vigore,
onde costui di sè tanto presume,
già per diletto mio seco alle mani
sarei venuto, e non dal premio indotto.
Che premio non ne chero. E pur qui sono.
Disse, e sorgendo, due gran cesti e gravi
gittò nel campo, e quelli stessi, ond'era
solito a le sue pugne Erice armarsi.
Stupir tutti a quell'armi che di sette
dorsi di sette buoi, di grave piombo
e di rigido ferro eran conserti.
Stupì darete in prima, e ricusolle
a viso aperto, onde d'Anchise il figlio
le prese avanti, e i lor volumi e 'l pondo
stava mirando, quando il vecchio Entello
così soggiunse: or che diria costui
se visto avesse i cesti e l'armi stesse
d'Ercole invitto, e l'infelice pugna
in su onde questo lito Erice cadde?
D'Erice tuo fratello eran quest'armi;
vedi che son ancor di sangue infette
e d'umane cervella. Il grande Alcide
con queste Erice assalse: e con quest'io
m'esercitai, mentre le forze e gli anni
eran più verdi e non canuti i crini.
ma poscia che darete or le rifiuta
se piace a te, se m'el consente Aceste
per cui son qui, di ciò, ***** ardito,
non vo' che ti sgomenti. Io mi rimetto,
e cedo a queste, e tu cedi a le tue,
combattiam con altr'armi, e siam del pari.
Così detto spogliossi; e si com'era
de le braccia , degli omeri e del collo
e di tutte le membra e d'ossa immane,
Quasi un pilastro in su l'arena stette.
...segue...
misterred- Senior
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Età : 65
Località : Sacro Monte
la gara della corsa
Inizia la gara della corsa.
Si partono i corridori col vigore dei loro giovani anni. Niso è avanti a tutti. Dietro Salio e poi Eurialo. Alla distanza Elimo. Vicino alla meta però Niso scivola (sciddica diremmo oggi) su terreno bagnato dal sangue degli animali offerti agli dei. Salio si fa avanti e lo raggiunge ma stramazza a terra. Eurialo incitato dalla folla fu il primo, Elimo il secondo e Dioro il terzo. I tre salgono sul podio dei vincitori. Seguono proteste (come anche oggi dopo le gare). Ma Enea ha deciso l'ordine di arrivo non sarà mutato e alla fine dispneserà i doni.
Versetti 456-483
"Ciò detto, e presi i luoghi, e 'l segno dato
s'avventar da la sbarra: e quasi un nembo,
l'un da l'altro dispersi, insieme tutti
volar, mirando al fine. Il primo avanti
si tragge Niso, e di gran lunga avanti:
che va di vento e di saetta in guisa.
Prossimo a lui, ma prossimo d'un tratto
molto lontano, è Salio. A salio, Eurialo;
Euroialo ha di poco Elimo addietro;
a Elimo Dioro appresso tanto
che già sopra gli anela e già l'incalza;
e sel il corso durava, anco l'arebbe
o prevenuto o pareggiato almeno.
Eran presso a la meta, ed eran lassi.
Quando ne l'erba, pria di sangue i ntrisa
degli uccisi giiuvenchi, il piè fermando
sinistramente e sdrucciolando a terra
cadde Niso infelice, e 'l volto impresse
nel sacro loto, si che gramo e sozzo
ne surse poi. Ma del suo amore intanto
non obliossi: chè sorgendo, intoppo
si fece a salio; onde con esso avvolto
stramazzo ne l'arena: e memntre ei giacque,
Eurialo del danno e del favore
s'avanzò de l'amico, e de le grida,
con che gli dier le genti animo e forza:
ondìei fu 'l primo, ed Elimo il secondo;
Dioro il terzo. E tal fine ebbe il corso".
Si partono i corridori col vigore dei loro giovani anni. Niso è avanti a tutti. Dietro Salio e poi Eurialo. Alla distanza Elimo. Vicino alla meta però Niso scivola (sciddica diremmo oggi) su terreno bagnato dal sangue degli animali offerti agli dei. Salio si fa avanti e lo raggiunge ma stramazza a terra. Eurialo incitato dalla folla fu il primo, Elimo il secondo e Dioro il terzo. I tre salgono sul podio dei vincitori. Seguono proteste (come anche oggi dopo le gare). Ma Enea ha deciso l'ordine di arrivo non sarà mutato e alla fine dispneserà i doni.
Versetti 456-483
"Ciò detto, e presi i luoghi, e 'l segno dato
s'avventar da la sbarra: e quasi un nembo,
l'un da l'altro dispersi, insieme tutti
volar, mirando al fine. Il primo avanti
si tragge Niso, e di gran lunga avanti:
che va di vento e di saetta in guisa.
Prossimo a lui, ma prossimo d'un tratto
molto lontano, è Salio. A salio, Eurialo;
Euroialo ha di poco Elimo addietro;
a Elimo Dioro appresso tanto
che già sopra gli anela e già l'incalza;
e sel il corso durava, anco l'arebbe
o prevenuto o pareggiato almeno.
Eran presso a la meta, ed eran lassi.
Quando ne l'erba, pria di sangue i ntrisa
degli uccisi giiuvenchi, il piè fermando
sinistramente e sdrucciolando a terra
cadde Niso infelice, e 'l volto impresse
nel sacro loto, si che gramo e sozzo
ne surse poi. Ma del suo amore intanto
non obliossi: chè sorgendo, intoppo
si fece a salio; onde con esso avvolto
stramazzo ne l'arena: e memntre ei giacque,
Eurialo del danno e del favore
s'avanzò de l'amico, e de le grida,
con che gli dier le genti animo e forza:
ondìei fu 'l primo, ed Elimo il secondo;
Dioro il terzo. E tal fine ebbe il corso".
misterred- Senior
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ludi di Enea, corsa
Libro quinto:
Enea dopo la gara con i remi e rematori, indice la gara di corsa campestre; sceglie uno spiazzo e invita i giovani alla corsa.
Sceglie i premi da destinare ai tre vincitori.
"Questo primo spettacolo compito, (1)
Enea per gli altri una pianura elegge,
che di teatro in guisa d'ogn'intorno
ha selve e colli,ed un gran circo avanti, (2)
ove in un palco alteramente estrutto
fra molti mila collocossi in mezzo.
Quin in prima al corso i corridori invita
con preziosi premi, e i premi espone;
e de Teucri e de' Siculi mostrarsi
i più famosi. Appresentossi in prima
Eurialo con Niso, Un giovinetto
di singolar bellezza Eurialo era;
e Niso un di lui fido e casto amante.
Dopo questi Dioro. era costui
del legnaggio di Priamo un rampollo,
giovine generoso; e Salio e Patro
vennero appresso; D'Acarnania l'uno,
d'Arcadia l'altro e del tegeo paese:
e due Siciliani, Elimo e Panope
ambedue cacciatori, ambi seguaci
del vecchio Aceste; e con questi, altri assai
d'oscura nominanza. A cui nel mezzo
stando il gran padrfe Enea, così ragiona:
Nissun da me di questa schiera eletta
d rilucente acciiaro, ed una d'oro
e d'argento commesso a l'arabesca
non più vista bipen
andrà senza miei doni, e parimente
una coppia di dardi avrà ciascuno
ne. I principali
tre vincitori i primi pregi avranno
e fian tutti d'oliva incoronati.
E 'l primiero de' tre d'un buon destriero
sarà provvisto ben guarnito e bello.
L'altro avrà d'un'Amazone un turcasso
pien di tracie saette,e un arco d'osso,
ed un bel cinto, a cui sono ambi appesi.
C'ha di gemme il fermaglio e d'or la fibia.
Il terzo d'una argolica celata
se ne vada contento; e sarà questa.
(segue....)
(1) svoltasi la gara dei rematori:
(2) la pianura ove si svolsero i giochi.)
Enea dopo la gara con i remi e rematori, indice la gara di corsa campestre; sceglie uno spiazzo e invita i giovani alla corsa.
Sceglie i premi da destinare ai tre vincitori.
"Questo primo spettacolo compito, (1)
Enea per gli altri una pianura elegge,
che di teatro in guisa d'ogn'intorno
ha selve e colli,ed un gran circo avanti, (2)
ove in un palco alteramente estrutto
fra molti mila collocossi in mezzo.
Quin in prima al corso i corridori invita
con preziosi premi, e i premi espone;
e de Teucri e de' Siculi mostrarsi
i più famosi. Appresentossi in prima
Eurialo con Niso, Un giovinetto
di singolar bellezza Eurialo era;
e Niso un di lui fido e casto amante.
Dopo questi Dioro. era costui
del legnaggio di Priamo un rampollo,
giovine generoso; e Salio e Patro
vennero appresso; D'Acarnania l'uno,
d'Arcadia l'altro e del tegeo paese:
e due Siciliani, Elimo e Panope
ambedue cacciatori, ambi seguaci
del vecchio Aceste; e con questi, altri assai
d'oscura nominanza. A cui nel mezzo
stando il gran padrfe Enea, così ragiona:
Nissun da me di questa schiera eletta
d rilucente acciiaro, ed una d'oro
e d'argento commesso a l'arabesca
non più vista bipen
andrà senza miei doni, e parimente
una coppia di dardi avrà ciascuno
ne. I principali
tre vincitori i primi pregi avranno
e fian tutti d'oliva incoronati.
E 'l primiero de' tre d'un buon destriero
sarà provvisto ben guarnito e bello.
L'altro avrà d'un'Amazone un turcasso
pien di tracie saette,e un arco d'osso,
ed un bel cinto, a cui sono ambi appesi.
C'ha di gemme il fermaglio e d'or la fibia.
Il terzo d'una argolica celata
se ne vada contento; e sarà questa.
(segue....)
(1) svoltasi la gara dei rematori:
(2) la pianura ove si svolsero i giochi.)
misterred- Senior
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la caduta di T roia disegni
Essendo un appassionato di disegni, ho trovato questo video
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Drepano muere Anquises
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Heroon di Enea (Lazio)
Come sappiamo l'Eneide, Iliade, odiessa, pur narrando avvenimenti perlopiù mitologici e di fantasia classica, hanno attinenza con la realtà storica
dei fatti descritti.
Non sappiamo con esattezza se personaggi quali Ulisse, Ettore, Priamo etc. siano realmente esistiti. Ma sappiamo che la città di T roia, dagli scavi
effettuati, c'era realmente.
Polifemo, le Arpie, Scilla e Cariddi e altri mostri sono di chiara origine fantastica, scaturiti dalla paura ancestrale che avevano gli antichi
nei confronti delle forze della natura e che personificavano (tuoni, lampi, saette).
Non sappiamo se Enea è realmente vissuto, ma negli anni 60' circa, è stato ritrovato nel lazio "l'Heroon di Enea", un tumulo o meglio una tomba
di un personaggio illustre che fondo una città laziale e da cui poi derivò la storia di Roma.
Virgilio scrive l'Eneide al tempo di Augusto e i Romani davano credito a ciò che scriveva il sommo poeta classico.
Ma anche se trattasi di mitologia in parte storica, la storia di Enea e delle sue avventure rimane una delle storie
più avvincenti della antichità classica e che ancor oggi ci affascina.
dei fatti descritti.
Non sappiamo con esattezza se personaggi quali Ulisse, Ettore, Priamo etc. siano realmente esistiti. Ma sappiamo che la città di T roia, dagli scavi
effettuati, c'era realmente.
Polifemo, le Arpie, Scilla e Cariddi e altri mostri sono di chiara origine fantastica, scaturiti dalla paura ancestrale che avevano gli antichi
nei confronti delle forze della natura e che personificavano (tuoni, lampi, saette).
Non sappiamo se Enea è realmente vissuto, ma negli anni 60' circa, è stato ritrovato nel lazio "l'Heroon di Enea", un tumulo o meglio una tomba
di un personaggio illustre che fondo una città laziale e da cui poi derivò la storia di Roma.
Virgilio scrive l'Eneide al tempo di Augusto e i Romani davano credito a ciò che scriveva il sommo poeta classico.
Ma anche se trattasi di mitologia in parte storica, la storia di Enea e delle sue avventure rimane una delle storie
più avvincenti della antichità classica e che ancor oggi ci affascina.
misterred- Senior
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Località : Sacro Monte
Inno ad Anchise (Eneide), riflessione
Ritengo veramente sublimi questi versi del sommo Poeta,
che descrive con commoventi parole
il dolore del principe T roiano per la perdita del padre.
In quel momento Enea dovette sentire la
solitudine dell'uomo pur forte e vigoroso e
temprato da mille battaglie ma pur sempre
un uomo con le sue fragilità ed emozioni.
E questo sue emozioni, e questo suo dolore
lo trasmette agli astanti, che in assoluto
silenzio, ascoltano e rimangono silenti
pur dopo che lui, avendo finito di raccontare
i fatti accaduti e la distruzione della città,
rimane in silenzio, anzi in raccoglimento e forse
in preghiera.
che descrive con commoventi parole
il dolore del principe T roiano per la perdita del padre.
In quel momento Enea dovette sentire la
solitudine dell'uomo pur forte e vigoroso e
temprato da mille battaglie ma pur sempre
un uomo con le sue fragilità ed emozioni.
E questo sue emozioni, e questo suo dolore
lo trasmette agli astanti, che in assoluto
silenzio, ascoltano e rimangono silenti
pur dopo che lui, avendo finito di raccontare
i fatti accaduti e la distruzione della città,
rimane in silenzio, anzi in raccoglimento e forse
in preghiera.
misterred- Senior
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Enea arriva a Drepano.
Torniamo un attimo indietro. Nel su peregrinare Enea (dopo varie peripezie) e Le sue navi, costeggiano la Sicilia, e scendono verso occidente.
Drepano sarà l'unico posto che Enea toccherà ben due volte durante la sua navigazione e sosterà dall'amico Aceste. Vediamo:
LIBRO TERZO:
"Molto da lunge il gran monte Agragante
vedemmo, e le sue torri e le sue spiagge
che di razze fur già madri famose.
Col vento stesso indietro ne lasciammo
la Palmosa Seline (Selinunte), e 'n su la punta
giunti di Lilibeo, tosto girammo
le sue cieche seccagne, e 'l porto alfine
del mal veduto Drepano afferrammo.
Qui lasso me! Da tanti affanni oppresso
a tanti esposto, il mio diletto padre,
il mio padre perdei. Qui stanco e mesto
Padre, m'abbandonasti: e pur tu solo
m'eri in tante gravose mie fortune
quanto avea di conforto e di sostegno.
Oimè! che indarno da sì gran perigli
salvo ne ti rendesti. Ah, che fra tanti
orrendi e miserabili infortuni
ch'Eleno ci predisse e l'empia arpia
questo non era già, ch'era il maggiore;
Oh fosse questo ancor l'ultimo affanno,
è come ultimo corso! Che partendo
da Drepano (Trapani), se ben fera tempesta
qui m'ha gittato (Cartagine), certo amico nume
m'ha, benigna regina (Didone) a voi condotto.
Così da tutti con silenzio udito
poich'ebbe Enea distesamente esposto
la ruina di Tr oia e i rischi e i fati
e gli error suoi, fece qui fine e tacque".
Nota, con questi versi sublimi si conclude
il libro terzo.
Drepano sarà l'unico posto che Enea toccherà ben due volte durante la sua navigazione e sosterà dall'amico Aceste. Vediamo:
LIBRO TERZO:
"Molto da lunge il gran monte Agragante
vedemmo, e le sue torri e le sue spiagge
che di razze fur già madri famose.
Col vento stesso indietro ne lasciammo
la Palmosa Seline (Selinunte), e 'n su la punta
giunti di Lilibeo, tosto girammo
le sue cieche seccagne, e 'l porto alfine
del mal veduto Drepano afferrammo.
Qui lasso me! Da tanti affanni oppresso
a tanti esposto, il mio diletto padre,
il mio padre perdei. Qui stanco e mesto
Padre, m'abbandonasti: e pur tu solo
m'eri in tante gravose mie fortune
quanto avea di conforto e di sostegno.
Oimè! che indarno da sì gran perigli
salvo ne ti rendesti. Ah, che fra tanti
orrendi e miserabili infortuni
ch'Eleno ci predisse e l'empia arpia
questo non era già, ch'era il maggiore;
Oh fosse questo ancor l'ultimo affanno,
è come ultimo corso! Che partendo
da Drepano (Trapani), se ben fera tempesta
qui m'ha gittato (Cartagine), certo amico nume
m'ha, benigna regina (Didone) a voi condotto.
Così da tutti con silenzio udito
poich'ebbe Enea distesamente esposto
la ruina di Tr oia e i rischi e i fati
e gli error suoi, fece qui fine e tacque".
Nota, con questi versi sublimi si conclude
il libro terzo.
misterred- Senior
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Aceste
Aceste, figlio di un fiume Crimiso (in Sicilia occ.) e di una donna T roiana Egesta. Fondatore della città di Segesta.
Si dice che andò in soccorso ai T roia durante la guerra di T roia e poi tornò in Sicilia, ove accolse Enea.
Libro Primo, Eneide:
"In questa guisa, ritornando al porto
gli sparti parimente a' suoi compagni
e con essi del vin , che il buon Aceste
a l'uscir di Sicilia in don gli diede,"
Si dice che andò in soccorso ai T roia durante la guerra di T roia e poi tornò in Sicilia, ove accolse Enea.
Libro Primo, Eneide:
"In questa guisa, ritornando al porto
gli sparti parimente a' suoi compagni
e con essi del vin , che il buon Aceste
a l'uscir di Sicilia in don gli diede,"
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ludi di Enea (libro III e V, ENEIDE)
Ludi di Enea in memoria del padre Anchise.
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
sanvass ha scritto:Concordo con charade (e Annalì) per l'apertura di una apposita sezione riguardante la "Mitologia e Miti", su cui far confluire i miei scritti sull'Eneide che intendo continuare a divulgare (e quelli degli altri che vorranno alimentare la costituenda nuova sezioene).sanvass ha scritto:
Per me vanno bene le entrambe soluzioni, ed anche il suggerimento alla stesura di riflessioni personali (cosa che ho peraltro sempre fatto).
Successivamente vorrei trattare anche gli altri poemi (ILIADE ed Odissea) e anche i poemi cavallereschi.
Pregherei, inoltre l'admin ove fosse possibile, cancellare quel "wikipedia" dall'oggetto, che ho citato solo per dare avvio alle mie riflessioni sull'ENEIDE (libro terzo e quinto).
Grazie.
Potete farla voi come titolo a riempimento ,,,
Per cancellare il "wikipedia" , occorre che tu apri un "newtopic" , stesso titolo corretto , e poi io vi faccio confluire tutti i qui presenti messaggi parziali che ricorreggo in anticipo - Nb le richieste tecniche , vanno fatte in sezione tecnica -
ludi di Enea, regate e rematori
La prima gara voluta da Enea, doveva disputarsi nelle acque marine e prevedava una corsa di navi.
Vince Cloanto ed Enea lo incorona di alloro. Vediamo cosa scrive:
"Avea la tromba squillato appena, che in un tempo i remi
si tuffar tutti, e tutti i legni insieme
si spiccar da le mosse. I gridi al cielo
n'andar de marinari. Il mar si schiuma, s'asperse intorno
e'n quattro solchi eguali
fu con molto stridor da' rostri aperto
e da' remi stracciato. Impeto pari
Non fer nel circo mai bighe o quadrighe
Da le carceri uscendo, allor ch'a sciolte
ed ondeggiando redini gli aurighi
ai volanti destrier sferzan le terga.
Le grida, il plauso, il fremito e le voci,
in favor or di questi or di quelli,
tra i curvi liti avvolte, e da le selve
e da' colli riprese e ripercosse.
Facean l'aria intonar fino alle stelle.
Nel primo uscir, il primo avanti a tutti
si vide Gia, mentre la gente freme;
e dopo di lui Cloanto, che de' remi
migliore assai, per la gravezza indietro
rimanea del suo legno, Indi del pari
o di poco infra loro avean contesa
Il centauro e la Pristi; e quando questa
quando quella era avanti, e quando entrambi
or le fronti avean giunte ed or le code.
Eran del sasso già presso a la mèta
e di buon tratto vincitor avanti
gia se ne giaì, quand'ci sen vide in alto
da la ripa più lunge; onde rivolto
al suo nocchiero: e dove, disse, andrai
Menete? Attienti al lito e radi il sasso:
vadan gli altri in alto. Ei tuttavia,
d'urtar temendo, in pelago si mise;
......
Cotal fece agli Dei Cloanto un voto:
Santi numi del pelago ch'io corro,
se 'l corso agevolato il legno mio,
nel medesimo lito un bianco toro
lieto consacrerovvi, e de l'opime
sue viscere, e di vin limpido e puro
l'arena spargerovvi e l'onde salse.
....
Il padre Enea (com'è costume)
avanti a sè convocati tutti,
a suon di tromba
dichiarò Cloanto vincitor il primo".
Vince Cloanto ed Enea lo incorona di alloro. Vediamo cosa scrive:
"Avea la tromba squillato appena, che in un tempo i remi
si tuffar tutti, e tutti i legni insieme
si spiccar da le mosse. I gridi al cielo
n'andar de marinari. Il mar si schiuma, s'asperse intorno
e'n quattro solchi eguali
fu con molto stridor da' rostri aperto
e da' remi stracciato. Impeto pari
Non fer nel circo mai bighe o quadrighe
Da le carceri uscendo, allor ch'a sciolte
ed ondeggiando redini gli aurighi
ai volanti destrier sferzan le terga.
Le grida, il plauso, il fremito e le voci,
in favor or di questi or di quelli,
tra i curvi liti avvolte, e da le selve
e da' colli riprese e ripercosse.
Facean l'aria intonar fino alle stelle.
Nel primo uscir, il primo avanti a tutti
si vide Gia, mentre la gente freme;
e dopo di lui Cloanto, che de' remi
migliore assai, per la gravezza indietro
rimanea del suo legno, Indi del pari
o di poco infra loro avean contesa
Il centauro e la Pristi; e quando questa
quando quella era avanti, e quando entrambi
or le fronti avean giunte ed or le code.
Eran del sasso già presso a la mèta
e di buon tratto vincitor avanti
gia se ne giaì, quand'ci sen vide in alto
da la ripa più lunge; onde rivolto
al suo nocchiero: e dove, disse, andrai
Menete? Attienti al lito e radi il sasso:
vadan gli altri in alto. Ei tuttavia,
d'urtar temendo, in pelago si mise;
......
Cotal fece agli Dei Cloanto un voto:
Santi numi del pelago ch'io corro,
se 'l corso agevolato il legno mio,
nel medesimo lito un bianco toro
lieto consacrerovvi, e de l'opime
sue viscere, e di vin limpido e puro
l'arena spargerovvi e l'onde salse.
....
Il padre Enea (com'è costume)
avanti a sè convocati tutti,
a suon di tromba
dichiarò Cloanto vincitor il primo".
misterred- Senior
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
Enea invita tutti a solenni giochi di navi, di corsa e d'equitazione, e pugilato e tiro con l'arco.
E si cinse di mirto il capo. Il mirto era sacro a Venere madre di Enea.
Presentandosi al sepolcro di Anchise, con rituale antico sparge vino, latte, sangue e fiori.
Molto legato al padre Anchise, Enea ne subì moltissimo la perdita. Il padre per lui era guida
e appoggio specie nelle difficoltà.
I giochi avrebbero dovuto rinnovarsi ogni anno.
E si cinse di mirto il capo. Il mirto era sacro a Venere madre di Enea.
Presentandosi al sepolcro di Anchise, con rituale antico sparge vino, latte, sangue e fiori.
Molto legato al padre Anchise, Enea ne subì moltissimo la perdita. Il padre per lui era guida
e appoggio specie nelle difficoltà.
I giochi avrebbero dovuto rinnovarsi ogni anno.
misterred- Senior
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Ludi di Enea. Enea indice solenni giochi in memoria di Anchise.
.....e voti
Farogli ogni hanno e sacrifici e ludi.
Or poi che da celesti, oltre ogni avviso
Nostro, tra' nostri siamo in prova addotti,
Per onorar le sue ceneri sante,
Onorianle, adorianle, e dal suo nume
Imploriamo devoti amici i venti,
E stabil seggio, ove gli s'erga un tempio,
In cui sian quest'esequie e questi onori
Rinnovellati eternamente ogni anno.
Due pingui buoi per ciascun nostro legno
Vi profferisce il buon ***** Aceste.
Voi d'Aceste e di ***** i patri i numi
Ne convitate; ed io, quando l'Aurora
Tranquillo e queto il nono giorno adduca,
A' solenni spettacoli v'invito.
Di navi, di pedoni e di cavalli,
al corso, a la palestra, al cesto, all'arco.
Ognun vi si prepari, opgnun ne speri
Degna del suo valor mercede e palma.
E voi datevi assenso, e tutti insieme
V'inghirlandate. E, ciò, dicendo il primo
del suo mirto materno il crin si cinse.
E'limo lo seguì, seguillo Alete,
un di verd'anni e l'alro di maturi;
Poscia il fanciullo Iulo; e diegro a loro
D'ogmi età gli altri tutti. Enea disceso
dal parlamento, in mezzo a quante intorno
aveva schiere di genti, umile e mesto
al sepolcro d'Anchise appresentossi:
E con rito solenne in terra sparte
Due gran coppe di vino e due di latte
E due di sangue, di purpurei fiori
Vi navigò di sopra un nembo, e disse:
A voi sant'ossa, a voi ceneri amate
E famose e felici, anima ed ombra
Del padre mio, torno di nuovo indano
Per onorarVi; poi che éItalia e'l Tebro
(se pur Tebro è per noi) ne si contende.
Or, quel ch'io posso con devoto affetto,
V'adoro e 'nchino come cosa santa.
Farogli ogni hanno e sacrifici e ludi.
Or poi che da celesti, oltre ogni avviso
Nostro, tra' nostri siamo in prova addotti,
Per onorar le sue ceneri sante,
Onorianle, adorianle, e dal suo nume
Imploriamo devoti amici i venti,
E stabil seggio, ove gli s'erga un tempio,
In cui sian quest'esequie e questi onori
Rinnovellati eternamente ogni anno.
Due pingui buoi per ciascun nostro legno
Vi profferisce il buon ***** Aceste.
Voi d'Aceste e di ***** i patri i numi
Ne convitate; ed io, quando l'Aurora
Tranquillo e queto il nono giorno adduca,
A' solenni spettacoli v'invito.
Di navi, di pedoni e di cavalli,
al corso, a la palestra, al cesto, all'arco.
Ognun vi si prepari, opgnun ne speri
Degna del suo valor mercede e palma.
E voi datevi assenso, e tutti insieme
V'inghirlandate. E, ciò, dicendo il primo
del suo mirto materno il crin si cinse.
E'limo lo seguì, seguillo Alete,
un di verd'anni e l'alro di maturi;
Poscia il fanciullo Iulo; e diegro a loro
D'ogmi età gli altri tutti. Enea disceso
dal parlamento, in mezzo a quante intorno
aveva schiere di genti, umile e mesto
al sepolcro d'Anchise appresentossi:
E con rito solenne in terra sparte
Due gran coppe di vino e due di latte
E due di sangue, di purpurei fiori
Vi navigò di sopra un nembo, e disse:
A voi sant'ossa, a voi ceneri amate
E famose e felici, anima ed ombra
Del padre mio, torno di nuovo indano
Per onorarVi; poi che éItalia e'l Tebro
(se pur Tebro è per noi) ne si contende.
Or, quel ch'io posso con devoto affetto,
V'adoro e 'nchino come cosa santa.
misterred- Senior
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
Concordo con charade (e Annalì) per l'apertura di una apposita sezione riguardante la "Mitologia e Miti", su cui far confluire i miei scritti sull'Eneide che intendo continuare a divulgare (e quelli degli altri che vorranno alimentare la costituenda nuova sezioene).sanvass ha scritto:
Per me vanno bene le entrambe soluzioni, ed anche il suggerimento alla stesura di riflessioni personali (cosa che ho peraltro sempre fatto).
Successivamente vorrei trattare anche gli altri poemi (ILIADE ed Odissea) e anche i poemi cavallereschi.
Pregherei, inoltre l'admin ove fosse possibile, cancellare quel "wikipedia" dall'oggetto, che ho citato solo per dare avvio alle mie riflessioni sull'ENEIDE (libro terzo e quinto).
Grazie.
Ultima modifica di sanvass il Mer 12 Mar 2014, 12:20 - modificato 1 volta. (Motivazione : aggiunta frase)
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Erice fratello di Enea
Erice, antichissimo re di Sicilia, figlio di Venere (Afrodite), e perciò fratelllo
di Enea.
Ucciso da Ercole, lasciò il proprio nome al monte, ove fu sepolto.
Quel monte (Monte Erice) poi prese il nome di Monte S. Giuliano, per poi
ritornare alla vechia dicitura (Monte Erice).
Monte Erice (la vetta) la cui cima è alta circa 751 mt. dal livello del mare.
Tutto intorno l'agro Ericino (a valle) sempre facente parte del Comune di Erice.
Il Monte Erice era di ausilio ai naviganti del mare in quanto visibile a miglia di distanza
ed indicava il punto esatto ove girar per l'Africa e l'Egitto o di converso per l'Italia.
di Enea.
Ucciso da Ercole, lasciò il proprio nome al monte, ove fu sepolto.
Quel monte (Monte Erice) poi prese il nome di Monte S. Giuliano, per poi
ritornare alla vechia dicitura (Monte Erice).
Monte Erice (la vetta) la cui cima è alta circa 751 mt. dal livello del mare.
Tutto intorno l'agro Ericino (a valle) sempre facente parte del Comune di Erice.
Il Monte Erice era di ausilio ai naviganti del mare in quanto visibile a miglia di distanza
ed indicava il punto esatto ove girar per l'Africa e l'Egitto o di converso per l'Italia.
Ultima modifica di sanvass il Mer 12 Mar 2014, 12:00 - modificato 1 volta. (Motivazione : refusi)
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Libro V, Eneide
Bene, abbiamo scritto della battaglia delle Egadi, e ciò mi stimola a riprendere il commento dell'Eneide, in particolare del Libro III e V che riguardano questa zona di Sicilia.
LIBRO V
Enea lascia la città di Cartagine e una violentissima tempesta lo gettà sui lidi Siciliani, a Drepano.
Lo accoglie molto benevolmente Aceste, e celebra solenni goichi in memoria e onore del padre Anchise, morto l'anno prima.
I giochi prevedono :
Corsa delle navi;
corsa a piedi;
lotta del cesto (pugilato);
gare della colomba;
ed equitazione.
Intanto le navi di Enea per volontà divina vengono bruciate. Enea e gli altri accorrono e una pioggia provvidenziale spegne il fuoco.
In sogno gli appare Anchise gli consiglia si lasciare la Sicilia e approdare in Italia per il suo nuovo destino.
Sarà dura dovrà scendere nell'Averno e nei Campi Elisi.
Enea obbedisce e si mette in mare.
Durante il viaggio perde il nocchiere Palinuro, che nel sonno precipita in mare.
Leggiamo la parte che ci interessa:
".......E rivolto a Enea: con questo cielo,
Signor, diss'egli (Palinuro), ormai più non m'affido
prendere Italia, ancor che Giove stesso
Nel promettesse, ed ei nocchier ne fosse.
Vedi il vento mutato, vedi il mare
di ver ponente, che s'annera e gonfia
vedi nel ciel qual ne s'accampa stuolo
di folte nubi. Traversia di certo
n'assalirà, si chè ne girle incontro
nè durar la potremo. Or poi ch'a forza
così ne spinge, noi per nostro scampo
Assecondianla; che già presso i porti
ne son de la Sicilia e 'il fido ospizio
d'Erice tuo fratello, s'abbastanza
de l'arte mi rammento e de le stelle."
Il nocchiere Palinuro, vista la tempesta incombente
dirige le navi verso le coste della Sicilia. verso
il Monte Erice, per trovare scampo in un porto sicuro,
confidando nelle sue capacità marinare e nell'orientarsi tramite le stelle.
LIBRO V
Enea lascia la città di Cartagine e una violentissima tempesta lo gettà sui lidi Siciliani, a Drepano.
Lo accoglie molto benevolmente Aceste, e celebra solenni goichi in memoria e onore del padre Anchise, morto l'anno prima.
I giochi prevedono :
Corsa delle navi;
corsa a piedi;
lotta del cesto (pugilato);
gare della colomba;
ed equitazione.
Intanto le navi di Enea per volontà divina vengono bruciate. Enea e gli altri accorrono e una pioggia provvidenziale spegne il fuoco.
In sogno gli appare Anchise gli consiglia si lasciare la Sicilia e approdare in Italia per il suo nuovo destino.
Sarà dura dovrà scendere nell'Averno e nei Campi Elisi.
Enea obbedisce e si mette in mare.
Durante il viaggio perde il nocchiere Palinuro, che nel sonno precipita in mare.
Leggiamo la parte che ci interessa:
".......E rivolto a Enea: con questo cielo,
Signor, diss'egli (Palinuro), ormai più non m'affido
prendere Italia, ancor che Giove stesso
Nel promettesse, ed ei nocchier ne fosse.
Vedi il vento mutato, vedi il mare
di ver ponente, che s'annera e gonfia
vedi nel ciel qual ne s'accampa stuolo
di folte nubi. Traversia di certo
n'assalirà, si chè ne girle incontro
nè durar la potremo. Or poi ch'a forza
così ne spinge, noi per nostro scampo
Assecondianla; che già presso i porti
ne son de la Sicilia e 'il fido ospizio
d'Erice tuo fratello, s'abbastanza
de l'arte mi rammento e de le stelle."
Il nocchiere Palinuro, vista la tempesta incombente
dirige le navi verso le coste della Sicilia. verso
il Monte Erice, per trovare scampo in un porto sicuro,
confidando nelle sue capacità marinare e nell'orientarsi tramite le stelle.
misterred- Senior
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
Indubbiamente Tino, lo so che hai sempre messo di "tuo" in ogni elaborato.
Infatti l'ho messo in risalto, che "da par tuo"...ci sai fare!
Ciao, Tinuzzo!
Infatti l'ho messo in risalto, che "da par tuo"...ci sai fare!
Ciao, Tinuzzo!
annali- Senior
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Re: Ludi di Enea (libro III e V, Eneide)
Per me vanno bene le entrambe soluzioni, ed anche il suggerimento alla stesura di riflessioni personali (cosa che ho peraltro sempre fatto).Charade ha scritto:Non esistendo una sezione di mitologia , o lo accogli tu nella tua sezione di pura divulgazione oppure dovremo delegare illo a creare ex novo una musa che ispirò il fantastico mondo della mitologia ,,, e lì tra divinità , eroi , poemi e simbologie del passato ce ne sarebbe da definire -
Concordo ovviamente appieno sullo sforzarsi il più possibile a dare un'impronta personale al proprio contributo -
misterred- Senior
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