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L'ossario di Sedlec (Republica Ceca)

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La cittadina di Sedlec, a una sessantina di chilometri da Praga, nel Medioevo era una delle maggiori fonti di argento d’Europa.
Nel 1142, i monaci provenienti dall’abbazia di Valdassen, nell’Alto Palatinato,vi avevano fondato il primo monastero cistercense, attratti dalla promessa dei giacimenti d’argento, poiché Valdassen era uno dei monasteri associati all’attività mineraria.
Sfortunatamente il monastero aveva sofferto la prima delle sue distruzioni con l’attacco del 1421, che l’aveva ridotto in ceneri, durante gli scontri con i seguaci del riformatore Jan Hus.
Soltanto nel diciassettesimo secolo i cistercensi di Sedlec avevano potuto intraprendere la ricostruzione, con la ristrutturazione della chiesa dell’Assunzione, che le guerre hussite avevano seriamente danneggiato.
A Sedlec, tuttavia, desta interesse particolare la chiesa di Ognissanti, dislocata alla sua periferia, al centro di un fangoso cimitero. Eretta nel 1400, dotata di nuove volte nel diciassettesimo secolo e ricostruita nel diciottesimo dall’architetto Santini –Aichel, il curatore di gran parte dei lavori di ristrutturazione nella cappella dell’Assunzione.
Ognissanti è formata da due strutture, la prima, la cappella, si trova in superficie, mentre la seconda, conosciuta con il nome di Gesù Cristo sul Monte degli Ulivi, si trova al di sotto, ed è, per molti aspetti, uno strano luogo sepolto.
Una leggenda narra che un monaco avesse portato con sé, dalla Terra Santa un sacchetto di terra, che  sparse poi nel cimitero che circondava  la chiesa, dando vita così, alla credenza che chi vi fosse sepolto acquistasse vita eterna.
Con il tempo, le ossa dissepolte divennero tanto abbondanti che si rese necessario trovare una soluzione al problema, soluzione che l’abate incaricato del compito risolse accatastando le ossa accumulate in forma di piramidi. Aveva avuto inizio così, quello che sarebbe divenuto l’ossario di Sedlec.
Anche in seguito alle riforme dell’imperatore Giuseppe II, lo sviluppo dell’ossario non si era interrotto. Nel 1870 era stato chiamato un intagliatore di nome Frantisek Rint,  a cui fu data libera interpretazione di come lavorare sui resti di quarantamila scheletri umani.
Un vero monumento alla morte scaturì dalla sua immaginazione: lampadari pendenti dal soffitto composti da teschi, che formano la base dei reggi candela, ciascuno posato su un arco pelvico e con un omero fissato sotto la mascella. Al posto di gocce di cristallo vi sono ossa che pendono verticalmente, collegando i teschi al supporto centrale grazie ad un sistema di vertebre.
 Le arcate dell’ossario, su due lati del lampadario, sono percorse da lunghe file di teschi, che pendono tracciando curve e formando quattro piramidi al centro del pavimento, formando un quadrato sotto il lampadario, in ogni teschio  una candela al centro del cranio.
Altre composizioni compongono l’opera di Rint: un ostensorio d’ossa formato da femori intrecciati ad ossa e a vertebre più piccole, tanti candelabri e persino il blasone della nobile casata degli Schwarzenberg, che ne avevano acquisito la proprietà, composta di  ossa con una corona di teschi e pelvi sulla parte superiore.
Infine, il nome dell’esecutore, Rint, anch’esso immortalato con teschi e ossa  sulla parete, a testimoniare della transitorietà delle cose mortali.   
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