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Il simbolismo dei tarocchi...

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I
Tarocchi facevano parte di una dottrina cabalistica ancora in parte misteriosa, che studiosi ebrei introdussero in terra spagnola.
Da quel momento, i simboli antichi furono adattati per essere resi consoni alla comprensione di una società medievale.
Nonostante i ritocchi apportati, i simboli riportano intatto il significato generale e relativo, per esempio, al seme.  Le Spade rappresentano la nobiltà, i Bastoni il ceto rurale, i Denari la borghesia e le Coppe la spiritualità.  
Va assimilato tuttavia un altro significato che emana dai quattro semi numerali e che è strettamente congiunto ai quattro elementi: le spade all’aria, i bastoni al fuoco, le coppe all’acqua, i denari alla terra. Inoltre le spade simboleggiano anche il potere, i bastoni il lavoro e il materiale, le coppe l’amore e la spiritualità, i denari l’arte e la creatività.
Dunque il simbolismo non è unico, ma si moltiplica per un’unica raffigurazione.
Nei ventidue Arcani Maggiori si fondono riferimenti biblici quali l’Angelo e il Giudizio, le virtù quali la Forza o la Temperanza, i riferimenti astrologici del Sole con i Gemelli o la Luna col Cancro, sull’arcano raffigurante il Mondo si evidenziano i quattro Evangelisti.  
Qualunque sia il numero di carte in un mazzo di tarocchi, ugualmente il loro totale simboleggia l’intero Universo espresso in un microcosmo di simboli, un ermetismo giunto sino a noi intatto il cui studio approfondito è tutt’altro che facile.
Ancora oggi i tarocchi sono strumenti di divinazione. Nella stesura di base, che ripropone le dodici case zodiacali con l’estrazione di dodici carte iniziali, la lettura si rifà ai significati astrologici delle case .
Attraverso il tempo è continuato lo studio degli Arcani Maggiori che sono stati analizzati col metro dell’astrologia, dell’alchimia, dell’esoterismo, per trarne significati segreti e misteriosi. Così come i geroglifici, anche i tarocchi presentano nelle loro immagini una profonda filosofia. Nei ventidue arcani è stato infuso l’ermetismo di un’epoca passata, l’ermetismo della Cabala.
I Tarocchi Lombardo–Veneziani, sono considerati i progenitori dei mazzi di carte conosciute  in Europa, e fanno  riferimento alla Cabala. I simboli estranei ai ventidue Arcani Maggiori veri e propri, simboleggiano le arti occulte e il tetragramma divino, che riportano alle  antiche scienze svolte nel segreto dei templi.
Coppe, Bastoni, Denari, Spade, hanno, infatti, diversi significati occulti:
Le Coppe: coppa divinatoria; ricettività femminile; la madre.
Bastoni:  bacchetta magica; scettro virile; simbolo di potere generatore maschile; il padre.
Denari: disco, materia condensatrice di azione spirituale, riconduce, in sintesi, la trinità all’unità.
Spade: arma che suggerisce una croce e riporta l’unione del principio maschile e femminile. Simboleggia l’azione del Verbo o Figlio.
I ventidue arcani maggiori, invece, sono fatti risalire al monaco alchimista Raimondo Lullo, vissuto tra il 1255 e il 1315.
Le carte attribuite ad Andrea Mantegna, risalgono circa al 1480, ma si ritiene che l’artista a sua volta, abbia fatto riferimento a modelli più antichi, risultanti, nella sua personale interpretazione, diversi nell’espressione e dotati di complesse simbologie.
L’utilizzo didattico delle carte si lega allo sviluppo delle dottrine di mnemotecnica, cui s’impegnarono menti raffinate come Pico della Mirandola e Giordano Bruno.
Con Eliphas Levi, l’abate Costantin ha firmato opere che costituiscono la base dell’attuale occultismo. Nei suoi scritti si legge: “ I “Tarocchi” è un’opera monumentale, semplice e forte come l’architettura delle Piramidi, un libro che riassume tutte le scienze e le cui infinite combinazioni possono risolvere tutti i problemi.”  
Per spiegare il simbolismo degli Arcani Maggiori, carta dopo carta, rimanendo fedeli alla raffigurazione degli artisti medievali che ne hanno tramandato le immagini, a loro volta tratte dall’antichità, si deve considerare l’atmosfera in cui ha agito il pensiero figurato dell’epoca. Il Medioevo non concedeva che poche libertà al pensiero innovativo, imperante era il pregiudizio, ogni idea, dunque, veniva racchiusa in un simbolismo da tramandare.

Alla fine del trecento, il gioco delle carte era arrivato anche nei conventi, suscitando la collera di alcuni ecclesiastici, che dai loro pulpiti iniziarono a denunciare pubblicamente i Tarocchi, quale creazione degli infedeli e “ingegnoso strumento del diavolo per spingere le anime sulla via del peccato”.
Mentre,  vescovi e cardinali,  il popolo  e la nobiltà, non rinunciavano a quel “certo gioco”, nonostante tutte le restrizioni e i severi divieti imposti.


Ultima modifica di annali il Gio 04 Feb 2021, 04:08 - modificato 1 volta. (Motivazione : dimensionato caratteri titolo)
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