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Prevenire i terremoti

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La parola “terremoto” significa movimento della terra. Il nostro pianeta, infatti, non è una sfera perfettamente liscia e omogenea e la crosta terrestre non costituisce mai un blocco unico ma una successione di blocchi che galleggiano nel magma. Sono soggetti a piccoli movimenti di pochi centimetri l’anno che però sono sufficienti per innescare grandi terremoti.
I sismi sono originati dal movimento di queste strutture, che dalla zona di frattura (ipocentro) situata sino a 700 km di profondità sprigiona energia sotto forma di onde. Il punto della superficie terrestre sovrastante l’ipocentro si chiama epicentro ed è quello maggiormente colpito. le onde sismiche sono di due tipi distinti in longitudinali, che danno origine a un movimento sussultorio, e trasversali, che provocano invece movimento ondulatorio. Le ultime, essendo più lente, sono avvertite sempre in un secondo tempo.
 Si sprigionano verso aree ben delineate, cioè è stato calcolato che l’80% dei terremoti avviene  all’interno del cosiddetto “anello di fuoco”, il contorno delle terre emerse lungo i limiti dell’Oceano Pacifico, zona densamente popolata. Un altro 15% tocca il sistema alpino – hymalaiano e quindi anche l’Italia, oltre a Spagna, Nord Africa,  Grecia, Turchia India.

I terremoti sono assai più frequenti di quanto si pensi: ogni due o tre giorni ne avviene uno di vasta portata, ma fortunatamente pochi se ne accorgono poiché capita in zone spopolate o sul fondo del mare.
Una delle prime grandi conquiste della sismologia si è avuta quando è stato possibile determinare, su basi scientifiche, la misura dell’intensità dei terremoti.
La vecchia scala Mercalli fu a poco a poco affiancata e sostituita da un altro sistema. Furono gli scienziati Gutenberg e Richter (da cui la nuova scala prese il nome) a introdurre la nuova grandezza della “magnitudo”, in base alla quale fu stabilito il livello massimo di un terremoto.
Restava ora  il problema principale, cioè la previsione  del fenomeno.
Come ogni cedimento meccanico può essere preceduto da scricchiolii, anche i terremoti hanno i loro segnali premonitori.  Si tratta di microscosse o movimenti anomali della crosta terrestre che vengono registrati dalle apparecchiature con programmi di ricerca. 
Non tutti i terremoti presentano le stesse caratteristiche e gli stessi segnali, ma l’uso di sismografi e computer permette a tutt’oggi di segnalare spostamenti anche piccolissimi della crosta terrestre.
La difficoltà più grande consiste nel capire quanto tempo passa fra gli scricchiolii e la scossa vera e propria, la sola certezza è che quando il terremoto colpisce, raramente colpirà a vuoto.

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