STANLEY KUBRICK E ODISSEA NELLO SPAZIO
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STANLEY KUBRICK E ODISSEA NELLO SPAZIO
Un film, a mio parere, il più fantastico che sia mai stato realizzato. Mi ha profondamente commossa l’intenso messaggio contenuto. Perdersi e ritrovarsi evoluzione dopo evoluzione, l’incontro con il proprio io, l’esistenza nel drammatico contendere fra spazio e tempo.
A ispirare Kubrick per il suo capolavoro fu il racconto che Sir Arthur C. Clarke scrisse nel 1948: La sentinella.
Nel 1964 il regista contattò Clarke esponendogli l’idea di un film di fantascienza, sul rapporto fra l’uomo e l’universo. La storia si sviluppò contemporaneamente come romanzo e come sceneggiatura per opera dello scrittore. Le riprese terminarono nel 1968 e giusto l’anno dopo, nel 1969, dopo un decennio di programma Apollo, l’uomo riesce a mettere piede sulla Luna.
Nel 1964 il regista contattò Clarke esponendogli l’idea di un film di fantascienza, sul rapporto fra l’uomo e l’universo. La storia si sviluppò contemporaneamente come romanzo e come sceneggiatura per opera dello scrittore. Le riprese terminarono nel 1968 e giusto l’anno dopo, nel 1969, dopo un decennio di programma Apollo, l’uomo riesce a mettere piede sulla Luna.
L’opera di Kubrick stabilì un primato importante per il genere umano sulla domanda: ”Siamo soli nell’universo?”, con tutte le implicazioni nella riflessione sull’identità e sull’influenza mediatica nella conoscenza scientifica, e inaugurò un filone d’indagine che ebbe un notevole seguito nella cinematografia.
Dopo essere andati sulla Luna, noi gente della Terra, non avemmo dubbi sul credere che avremmo avuto contatti con extraterrestri, o addirittura che avremmo colonizzato tutto il sistema solare….
Si pensava fosse inevitabile trovare, in un universo pur se sconfinato, altre forme di vita intelligente.
Sinora niente di tutto questo è accaduto, ma certamente non può essere inteso come una prova d’inesistenza. Ci sarà, in qualche parte dell’ immensità popolata di stelle, galassie e pianeti, un’altra Terra, magari speculare alla nostra?
O sarà questo, l’enigma più inquietante e carico di implicazioni filosofiche, etiche e religiose della nostra epoca?
Si pensava fosse inevitabile trovare, in un universo pur se sconfinato, altre forme di vita intelligente.
Sinora niente di tutto questo è accaduto, ma certamente non può essere inteso come una prova d’inesistenza. Ci sarà, in qualche parte dell’ immensità popolata di stelle, galassie e pianeti, un’altra Terra, magari speculare alla nostra?
O sarà questo, l’enigma più inquietante e carico di implicazioni filosofiche, etiche e religiose della nostra epoca?
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