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Le Beghine...

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È scomparsa, il 14 aprile scorso, l’ultima rappresentante di una delle esperienze di vita femminile più libere della storia:le beghine.

Chi erano veramente le beghine?
Innanzi tutto donne per niente bigotte, capaci di interpretare il dettato di carità  cristiana con acume e autorevolezza. Di loro si sa che vivevano entro recinti, veri e propri villaggi incuneati nel tessuto urbano, nei quartieri più popolosi delle città delle Fiandre e del Belgio tra il XII e il XIII secolo, sfamavano i poveri, curavano i malati, raccoglievano i bambini abbandonati, davano sepoltura ai condannati a morte.
Si guadagnavano da vivere con il proprio lavoro e gestivano i loro denari in piena autonomia, con uso limitato allo stretto indispensabile.
La loro esistenza era improntata alla preghiera continua, all’amore per Dio pieno e profondo.
Nel 1216 ottennero dal papa, per intercessione di Jaques de Vitry, il predicatore della crociata contro gli albigesi, l’autorizzazione a costituirsi come “Comunità di Beghine disciplinate”.
Nel 1262 il papa Urbano IV prese sotto la sua protezione tutte le beghine della diocesi di Liegi, e ordinò al decano della città di proteggerle.
Nel 1312 il Sinodo di Vienna, sotto l’egida di Clemente V condanna beghine e beghinaggi come eretici ma sei anni più tardi, per le pressioni di potenti protettori, papa Giovanni XXII con la bolla “ractio recta" li reintegrò nella chiesa. Infine, dopo di queste e altre estenuanti vicende, la loro esperienza è stata marginalizzata fino a dissolversi nella pluralità del mondo protestante.
Per la sua audace libertà dagli schemi, la spiritualità beghina si presta come puntello ideale per battaglie culturali, per nuovi movimenti e iniziative di rinnovamento ecclesiale.
Come è stato per il femminismo, che ha visto in loro una sorta di antesignane, impegnate a rivendicare un ruolo nella società e nella chiesa, rigettando le costruzioni culturali e sociopolitiche che avevano relegato le donne a ruoli marginali.
Il giardino del beghinaggio di Bruges, Belgio, elevato a “Beghinaggio Principesco”da Filippo il Bello, è stato incluso nel 2002 dall’Unesco nel Patrimonio dell’Umanità.


Ultima modifica di annali il Dom 28 Feb 2021, 20:38 - modificato 1 volta. (Motivazione : dimensionato caratteri titolo)
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