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La fine dei cavalieri del tempio

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Il papa Clemente V, il 22 marzo 1312, con la bolla Vox in Excelso, dichiara chiuso l’ordine dei Cavalieri del Tempio, eliminandoli in questo modo, dalla realtà storica: “ Noi aboliamo il detto Ordine del Tempio, la sua Regola, il suo abito e il suo nome con decreto irrevocabile e perpetuo”. Lo stesso papa con il re di Francia Filippo il bello, darà lettura dell’ordinanza di soppressione dell’ordine davanti all’assemblea composta dal clero e dai nobili europei.

Il gran maestro, Jacques de Molay, dopo aver tentato in tutti i modi di salvare il suo Ordine, anche ricorrendo al compromesso, sa che non potrà esserci alcuna salvezza e davanti alla fine sceglie di morire da templare, contesta le accuse, grida al popolo presente l’innocenza del Tempio.  

Il 18 marzo 1314, all’ora dei vespri, il gran maestro e il precettore di Normandia sono bruciati sul rogo, tutti gli altri templari sono destinati a seguire la stessa sorte o a finire i loro giorni in carcere. Abbandonati dal papa, minacciati e torturati dai funzionari del re e dagli inquisitori della chiesa, molti di loro, non avendo la vocazione al martirio, finirono per ammettere ciò che si voleva sentire. Quando compresero che le confessioni estorte con la tortura non li avrebbero salvati, ritrattarono in massa le colpe confessate in precedenza. Vollero almeno salvaguardare il loro onore e la dignità dell’ordine.

I templari furono giudicati colpevoli solo in Francia e nello Stato della chiesa, mentre in quasi tutti gli altri paesi, l’Ordine pervenne ad assoluzione.
In Germania si presentarono spontaneamente nei tribunali, decisi a proclamare la loro innocenza, a difendere il loro Ordine. Saranno prosciolti da ogni accusa e si uniranno ai Cavalieri Teutonici.
La stessa cosa avverrà in Inghilterra, dove, a differenza degli inquisitori francesi, ai prigionieri è concessa la possibilità di esporre le proprie giustificazioni. Nessuno sarà condannato per confessioni incriminanti.
I templari che sopravvissero, riuscirono a lasciare Parigi. In molti raggiunsero nei porti le loro numerose navi, trovando rifugio soprattutto nella Penisola Iberica, in Germania e in Inghilterra.  
In Portogallo, il re accolse i monaci, giunti con la loro flotta, consapevole del vantaggio che avrebbe tratto dalla loro notevole conoscenza in fatto di navigazione.  La fortezza di Tomar, diverrà la loro nuova sede, dove inalbereranno fieramente l’antica croce templare sulle insegne, smentendo papa Clemente, che, affermava, l’ordine non avrebbe più avuto ragione di esistere.
Il loro apporto renderà il portogallo, una grande potenza navale.
Fra i tanti che giudicarono l’Ordine Templare vittima di macchinazione ordita dal re Filippo, vi fu uno degli uomini più famosi di tutti i tempi, Dante Alighieri, che nella sua Divina Commedia, nel canto XIX dell’Inferno, nella terza bolgia dell’ottavo cerchio, incontra Clemente V e condanna il modo in cui questo papa, venendo ai patti con Filippo il bello, tradisce la fede che avrebbe dovuto servire.
l mito, e gli ideali dei Cavalieri Templari, sopravvissero anche nella letteratura e nell’arte. In Germania, Goethe, scrisse di una confraternita analoga a quella templare. Mozart, nel suo “Flauto Magico”, s’ispirò anch’esso agli ideali templari.  Furono scritti poemi e fiorirono leggende. Fantastiche interpretazioni associarono i templari con le arti di alchimia e magia.
La storia dei templari non è finita con il fuoco dei roghi, continua nella memoria di chi sa farla rivivere gloriosamente.



 

 
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