Italia in guerra...
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L'Italia e le guerre d'Africa...
Stralci tratti da: “ Storia degli italiani in Africa Orientale”...
A scoprire il vero volto dell’Abissinia sono i 1.900 italiani che il I° marzo 1896 furono fatti prigionieri sul campo di battaglia e poi trascinati verso la regione dello Scioa. Qualcuno di loro rilascia testimonianze che narrano delle sofferenze patite durante la marcia in preda all’angoscia, stremati per la tensione o per le ferite...
Assistono a spettacoli di inaudita violenza, a pratiche barbare. Per qualche ora, mentre ancora da qualche parte si combatte uomini e donne sfogano il loro odio contro il nemico invasore. Tutta la furia però, si attutisce non appena cessano le fucilate ed è allora che il barbaro ridiventa “umano” e riscopre la tolleranza e la pietà...
“ Io cammino e cado, cado e cammino” è la testimonianza di uno dei prigionieri italiani, milanese “ un vecchio galla, dalle spalle ricoperte da una pelle di leopardo, bianco di capelli e di barba, paziente, perché non mi uccide, con una bacchetta di fucile in mano mi rialza per la centesima volta”...
Un altro invece è più fortunato poiché ottiene di essere slegato e addirittura di cavalcare un muletto. “ A quell’Amhara dai tratti del volto durissimi, “scrive“ palpitava nel petto un cuore di soldato, e quel cuore si andava manifestando a mano a mano che cessava l’eccitamento dello scontro. Diventava sempre più umano con me e nonostante io mantenessi sempre un contegno sprezzante e sostenuto, ottenni una coperta di lana e un astuccio da toilette”...
La lunga marcia dei prigionieri verso lo Scioa dura più di due mesi e si conclude per la maggioranza il 22 maggio ad Addis Abeba...
“Fu una sofferenza inaudita” annota un’altra testimonianza “ ma se i bianchi piansero, i neri non risero”. Lo sterminato esercito ripercorre regioni già sottoposte alle più spietate requisizioni ed è quasi impossibile spremere ancora. Anche i depositi che Menelik aveva fatto costruire per l’offensiva d’ottobre erano vuoti, ed infine, l’esercito di affamati deve respingere gli assalti degli Azebò-Galla, predoni che non riconoscono alcuna autorità”...
È stato scritto che Menelik abbia perso più uomini in questa marcia del ritorno che sul campo di Adua. Gli italiani, per quanto in gran parte feriti, riescono a raggiungere lo Scioa perdendo soltanto, secondo le stime dell’epoca, sessanta uomini...
Tutti i testimoni che hanno accettato di raccontare la loro storia, concordano nel riconoscere che queste perdite al minimo, questo miracolo, è dovuto, più che alla fibra dei prigionieri e alla loro arte di arrangiarsi, alla pietà e alla carità delle popolazioni etiopi...
“Fatte le somme, ”ricordano“ tolti i terribili disagi di cui gli scioani non erano responsabili, i prigionieri italiani furono moralmente trattati in Etiopia molto più umanamente di quanto si potesse credere o pensare prima di aver conosciuto quel popolo da vicino”.
annali- Senior
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Il 25 aprile del 1945...
In Italia, l’ultimo inverno di guerra è terribile. Gli Alleati sono rimasti bloccati sulla Linea Gotica che taglia la penisola da est ad ovest all’altezza della Toscana, mentre le atrocità dei nazisti ai danni della popolazione civile si moltiplicano...
Solo all’inizio della primavera il generale Alexander lancia l’offensiva finale il 21 aprile quando gli anglo-americani entrano a Bologna aprendo definitivamente la strada verso la valle del Po. Le bande partigiane, contemporaneamente, attaccano le città ancora occupate, dove la popolazione civile sta insorgendo contro i nazisti e i fascisti...
Il 25 aprile l'arrivo delle truppe alleate trovano i centri maggiori, Milano, Bologna, Genova, Venezia, di fatto già liberati...
Solo all’inizio della primavera il generale Alexander lancia l’offensiva finale il 21 aprile quando gli anglo-americani entrano a Bologna aprendo definitivamente la strada verso la valle del Po. Le bande partigiane, contemporaneamente, attaccano le città ancora occupate, dove la popolazione civile sta insorgendo contro i nazisti e i fascisti...
Il 25 aprile l'arrivo delle truppe alleate trovano i centri maggiori, Milano, Bologna, Genova, Venezia, di fatto già liberati...
annali- Senior
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Re: Italia in guerra...
Semplicemente rimarra' immortale. Almeno il suo ricordo abbinato ala musica. Un pianto sulle corde di un violino di chi lo e'capace sfiorare ...per farlo ascoltare a noialtri.
Saluti offtopicati o no ...
Saluti offtopicati o no ...
spitfire- initiate
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Re: Italia in guerra...
Inventane un'altraCharade ha scritto:... semplice il commento non è attinente al titolo ...
salut ... scappo -
annali- Senior
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Re: Italia in guerra...
... semplice il commento non è attinente al titolo ...
salut ... scappo -
salut ... scappo -
Charade- Senior
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Re: Italia in guerra...
Figurati se quando ti vedi a mal partito e in difetto, tu non tiri fuori l'OffTopic...
Spiega perché sarei stata off se era riferito al commento sul post
Spiega perché sarei stata off se era riferito al commento sul post
I violini di Auschwitz e non altro...
annali- Senior
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Re: Italia in guerra...
Mi sembra normale aggregare le versioni con l'aggregare gli utenti ... strano che storicamente parlando tu non rilevi quando lo faccio senza questa tua supposta condizione ... ed in ogni caso sarem
Charade- Senior
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Re: Italia in guerra...
I violini di Auschwitz
annali il Sab Gen 26, 2019 1:55 pmIl "pezzo" stava qui dal 26 gennaio ma non era degno di tuo commento...
Ma. visto che qualcun' altra l'ha commentato allora tu segui a ruota...
annali- Senior
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Re: Italia in guerra...
L'orrore e l'errore di sopraffazione di un etnia credutasi “superiore” ha prodotto questi ricorrenti eventi storici … Una legge “naturale” vecchia quanto il mondo , o nato con esso poiché è regola dell'universo (entropia) … ed in tutto questo , perdonatemi , non ci vedo di fondo , nulla di bello -
Charade- Senior
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Re: Italia in guerra...
Straziante...
Il bello e' che l'essere umano ha sempre saputo circondarsi di qualcosa di bello anche nei.momenti piu' estremi. Musica,poesia, fiori, qualche ultimo pensiero..
E'la parte piu' bella di "se" che e' riuscito tramandare fino a noi.
Il bello e' che l'essere umano ha sempre saputo circondarsi di qualcosa di bello anche nei.momenti piu' estremi. Musica,poesia, fiori, qualche ultimo pensiero..
E'la parte piu' bella di "se" che e' riuscito tramandare fino a noi.
spitfire- initiate
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I violini di Auschwitz
Nei lager nazisti la musica ebbe un ruolo di esaltazione dell’orrore e annientamento della dignità umana. Era continuamente suonata scandendo i ritmi dei prigionieri durante le marce verso i campi di lavoro, nelle adunate come durante le esecuzioni e per l’intrattenimento degli ufficiali. Per i detenuti fare musica significava ritrovare la dignità violata e in molti casi, sopravvivere.
Nel campo di concentramento di Janovskij, si trovavano internati molti musicisti ebrei, russi e ucraini, molti di loro all’epoca famosi.
Nel campo per volere dei nazisti, era stata formata un’orchestra con i musicisti disposti in cerchio, diretta dal maestro Munt, direttore del conservatorio di L’vov, prima di essere internato.
A Munt era pervenuto lo spartito di una melodia, dal titolo "Il Tango della morte", ed era proprio questa la musica, che, ripetuta ossessivamente, accompagnava gli ultimi momenti di vita dei prigionieri.
Alla fine della guerra, prima dell’arrivo dell’armata sovietica, i nazisti uccisero tutti i prigionieri, lasciando per ultimi i 40 componenti dell’orchestra. Il primo ad essere ucciso fu il maestro, direttore d’orchestra, Munt. Gli altri continuarono a suonare il Tango della morte mentre, ad uno ad uno, posavano gli strumenti ai loro piedi e si denudavano prima di essere fucilati.
annali- Senior
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8 Settembre 1943
8 settembre 1943 - L'Armistizio
Per descrivere come affrontò l'Italia e gli italiani l'annuncio della resa, del Maresciallo Badoglio,dopo la disastrosa situazione militare, niente di meglio che farlo con questo stralcio di Beppe Fenoglio in "Primavera di bellezza" (1959) che raccontò dal punto di vista di un soldato l'8 Settembre 1943:
“E poi nemmeno l’ordine hanno saputo darci. Di ordini ne è arrivato un fottio, ma uno diverso dall’altro, o contrario. Resistere ai tedeschi - non sparare sui tedeschi - non lasciarsi disarmare dai tedeschi - uccidere i tedeschi - autodisarmarsi - non cedere le armi”.
Momenti drammatici non solo per l'esercito allo sbando, ma tutto il paese, consegnato in mani straniere americane e tedesche. Fuggiti da Roma re, regina, Badoglio e tutto il resto dello Stato maggiore, senza aver preso misure per difendere la capitale.
annali- Senior
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La guerra d'Etiopia
Prendendo a pretesto alcuni incidenti di frontiera creati di proposito, il 3 ottobre 1935 le truppe italiane guidate dal maresciallo Pietro Badoglio e dal generale Adolfo Graziani entrarono in Etiopia, all'epoca nota col nome di Abissinia. Per far questo attraversarono prima l'Eritrea e la Somalia Italiana, che già erano colonie italiane.
Il negus Hailé Selassié chiese l'intervento della Società delle Nazioni che condannò l'aggressione e inflisse all'Italia sanzioni economiche. Il provvedimento fu applicato blandamente e in ritardo, e in pochi mesi gli Italiani occuparono il paese che fu annesso all'Africa Orientale Italiana, che comprendeva i possedimenti italiani in Africa orientale.
Il 9 maggio 1936, davanti a una folla entusiasta, Benito Mussolini annunciava la fondazione dell'impero Italiano d'Etiopia, con il re Vittorio Emanuele III proclamato imperatore.
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L'Italia in guerra -
Il Trattato di Addis Abeba
Dalla fine 1895 all’ottobre 1896 tra il Regno d'Italia e l'Impero d'Etiopia si svolse la Guerra d'Abissinia, o, Prima guerra d'Etiopia (Abissinia era l'antico nome dell'odierna Etiopia). La causa della guerra fu la controversia intorno al trattato di Uccialli, firmato tra i due Paesi il 2 maggio 1889.
Il momento culminante della guerra fu la battaglia di Adua, combattuta il 1° marzo 1896 e conclusa con la pesante sconfitta italiana.
Il 26 ottobre 1896 fu firmato il trattato di Addis Abeba, in base al quale l'imperatore etiope, all'epoca il negus Menelik II, riconobbe la sovranità italiana sull'Eritrea, ma in cambio il governo italiano abrogò il trattato di Uccialli e rinunciò a qualsiasi ingerenza nella politica dell'Impero etiope.
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La marcia su Roma e l'inizio dell'era fascista
Il 28 ottobre 1922 un corteo di militanti fascisti con a capo Benito Mussolini, marciò su Roma rivendicando la guida politica del Regno d'Italia e minacciando, in caso di rifiuto, la presa del potere con la violenza. Il re Vittorio Emanuele III cedendo alle pressioni decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo.
Il giorno successivo, 29 ottobre 1922, è considerato il primo giorno dell'era fascista, che terminò il 25 luglio 1943, quando il re Vittorio Emanuele III fece arrestare Mussolini.
annali- Senior
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Italia in guerra...
La campagna italiana di Grecia
Il 28 ottobre 1940 Mussolini decise di attaccare la Grecia, spinto soprattutto dal desiderio di dimostrare alla propria alleata Germania, che già aveva occupato vari Paesi, di non esserle inferiore nella conquista di nuovi territori.
L'impresa però si rivelò più difficile del previsto, e si concluse con successo nell'aprile 1941 solo grazie all'aiuto dato dall'esercito tedesco.
annali- Senior
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