Museo biblioteca di Yerevan (Armenia)

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L’adozione ufficiale della religiosa cristiana, nel 1301, sotto il regno di Tiridate III, ha fatto dell’Armenia il primo Stato cristiano della storia, con la costituzione di una chiesa il cui rituale ha mantenuto inalterate sino a oggi le proprie peculiarità.

Insieme al profondo sentimento cristiano che pervade ogni aspetto della cultura, la lingua e l’alfabeto armeno rappresentano oggi come nel passato, un punto di orgoglio nazionale.

L’armeno, ceppo a se stante all’interno delle lingue indoeuropee, si è costituito su di un alfabeto unico nel suo genere, con ricchi arabeschi che ricordano le infinite varianti decorative che adornano le tipiche croci di pietra, vere protagoniste del paesaggio armeno.

La tradizione scrittoria ha lasciato ai posteri una produzione manoscritta miniata che conta migliaia di codici, conservati anche, oltre che in Armenia, nelle biblioteche di tutto il mondo.

Molti dei meriti di tali tesori si devono ai pazienti monaci che nei monasteri tramandavano il sapere attraverso la copiatura di preziosi codici, in un continuo spazio-temporale e spirituale, rimasto fedele a se stesso nei secoli. Un raffinato equilibrio formale e pittorico, frutto della collaborazione di amanuensi e miniaturisti.

Gran parte di quel patrimonio è conservato a Yerevan, nella biblioteca museo del Matenadaran, fondata nel 1959. Un edificio moderno, arricchito dalla presenza della statua del monaco predicatore Mesrop Mashtots, inventore nel 405 d.C., dell’alfabeto armeno.

Il museo, centro di studio, conservazione e restauro, con i suoi oltre 13.000 manoscritti è la testimonianza più preziosa della tradizione scrittoria, in particolare dell’epoca medievale. Scorrendo la cronologia dei numerosi codici esposti si osserva che il Basso Medioevo è l’epoca che meglio rappresenta la produzione manoscritta.