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Genti luoghi e paesi ...

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Messaggio  Tara

Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Paterno-leggenda-fratelli-palici-e-dio-adrano

Voi non lo sapete, ma i siciliani furono i primi geologi della storia dell'umanità :-)
Riuscirono a dare una spiegazionescientifica al fatto che l'Etna eruttasse dicendo che la colpa fosse dei ciclopi, dei diavoli o di Re Artù (lo abbiamo visto nelle storie che ho scritto precedentemente). In questa leggenda, che sarebbe una delle più antiche della Sicilia, si darà invece una spiegazione scientifica sul ribollire delle acque del lago Naftia, vicino Palagonia, prima capitale della Sicilia fondata da Ducezio (Paliké).
Questo lago esiste ancora ma non è visibile in quanto i suoi gas, come ho letto su wikipedia, sono sfruttati industrialmente.
I fratelli Palici sono figli di Giove e della ninfa Talia. Giove si sa, è il più grande latin lover di tutti i tempi, fa più figli lui che la mia gatta che rimane incinta quando ancora allatta. O meglio, non è che li faccia lui, li fa fare a migliaia di donne all'insaputa della moglie Giunone che, giustamente, si arrabbia "tanticchia".
I fratelli Palici nacquero sottoterra perchè Talia, la loro madre, aveva paura che Giunone potesse ucciderli. La nascita dei fratellini provocò il ribollire delle acque del lago Naftia e gli abitanti del luogo dedicarono loro un tempio molto importante (dei resti del tempio è rimasto ben poco).
In questo luogo di culto si facevano grandi giuramenti e chi osava giurare e poi mentiva, veniva punito con la morte oppure con la cecità.
Ovviamente nessuno osava giurare il falso davanti al tempio.
Per questo motivo è nata un'espressione che mia nonna utilizzava spesso quando doveva giurare qualcosa: "orba di tutti i du occhi", oppure "privu di la vista di l'occhi", cioè che io sia accecato se dico il falso.
Un altro tempio famoso, vicino Paternò, è quello del dio Adrano.
I cani che facevano da guardia al tempio erano mille cirnechi dell'Etna.
Si racconta che i cirnechi erano dei cani intelligentissimi tanto che accolgievano festanti tutti i visitatori del tempio. Aiutavano le persone con problemi di deambulazione, accompagnavano a casa gli ubriachi, ma sbranavano coloro che andavano al tempio per rubare, i bugiardi o chi aveva cattive intenzioni.
Da qui, è nata l'espressione siciliana "chi ti pozzanu manciari li cani", come forma di imprecazione contro qualcuno che fa una cosa malvagi
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Messaggio  Mr Weiß

Cioè , hai deciso di acchiapparmi con questi racconti dal sapore antico? ... 

Orbene il fascino di quelle pietre che tu maicuntent , consideri superficialmente "secche" , ci sono state spiegate da un anziano maestro di scuola elementare ( comunque maestro di vita )

Esse parlano di inaspettata arte del comporre caotico in un insieme ordinato , che fin dai tempi che furono , o di quelli odierni nella terra trinacriana ( ma non solo : in Sardegna , fanno cose simili )  hanno impegnato uomini e donne ed anche bambini dotati nel dividere le campagne e la loro realtà conosciuta - 

Per la gioia dei tuoi occhi (sperem) , un tempio dei nostri dei conosciuti >


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Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Empty LA LEGGENDA DI Amina..

Messaggio  Tara

Presso i Fenici che abitavano l'isola di san Pantaleo , chiamata anche Mozia , era in uso il fatto che il re sacrificasse la primogenita al feroce dio Moloch. Oltre al sacrificio umano dovevano essere sacrificate sette grasse giovenche bianche, dovevano essere bianche per simboleggiare la luce. Anche re Sharib doveva sottostare a questa regola così preparò una grande festa con vivande prelibate,ricche vesti e giochi per il giorno in cui avrebbe sacrificato la figlia Amina che aveva già sette mesi.Si aspettava solo che lo stregone Atim ricevesse il segno dalla luna per procedere al sacrificio.Anche i giovani si preparavano alle gare sportiva,specialmente alla gara che consisteva nell'uccidere con la sola scure un toro nero....''il grande duello''. Il sacerdote decretò che il giorno successivo sarebbe stato propizio. L'indomani mattina si recò a prelevare la bambina ma trovò il suo alloggiamento vuoto.....chi avrebbe potuto ora placare l'ira del vendicativo Moloch? Vennero avviate delle ricerche ma tutto fu inutile, la bambina era scomparsa. Passarono gli anni, morirono sia il re che il sacerdote ma ogni tanto qualcuno si ricordava della dolce Amina scomparsa.Ogni tanto nei boschi i cacciatori o i guerrieri avevano visto una figura femminile dai lunghissimi capelli corvini ma chiunque avesse cercato di catturarla aveva perso la vista.Un giorno il giovane re Someiro figlio del defunto re Sharib vide una strana figura che cavalcava una gazzella e decise di catturarla.Scoccò una freccia dal suo arco che fece cadere la fanciulla dal cervo. Il re si rese conto di averla ferita e la trasportò alla reggia.Qui fu curata e un giorno andò a trovarla la vecchia regina che si stupì per il fatto che la giovane somigliasse moltissimo a lei quando era ragazza.Il re non sapeva che quella era la sorella strappata al destino sacrificale così decise di sposarla. Alla notizia del matrimonio la regina morì perchè si era resa conto che quella era Amina . Purtroppo la vendetta del dio crudele non si arrestò, i due giovani,ignari di essere fratelli si sposarono ma la sposa diede alla luce un serpente ,invece di un bambino così il re la uccise ,come strega ,e poi si tolse la vita.......la vendetta del terribile dio Moloch per il mancato sacrificio si era compiuta.
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Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Empty La storia della Fata Morgana

Messaggio  Tara

La leggenda ci tramanda che, dopo aver condotto suo fratello Artù ai piedi dell'Etna, Morgana si trasferisce in Sicilia tra l'Etna e lo stretto di Messina, dove i marinai non si avvicinano a causa delle forti tempeste, e si costruisce un palazzo di cristallo. Sempre in base alla leggenda, Morgana esce dall'acqua con un cocchio tirato da sette cavalli e getta nell'acqua tre sassi, il mare diventa di cristallo e riflette immagini di città. Grazie alle sue abilità, la Fata Morgana riesce ad ingannare il navigante che, illuso dal movimento dei castelli aerei, crede di approdare a Messina o a Reggio, ma in realtà naufraga nelle braccia della fata. La Fata Morgana non è altro che un fenomeno ottico che si ammira spesso nello stretto di Messina e nell'isola di Favignana a causa di particolari condizioni atmosferiche. Guardando da Messina verso la Calabria, si vede come sospesa nell'aria l'immagine di Messina e, viceversa, guardando da Reggio Calabria verso Capo Peloro, si vede nello stretto Reggio...
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Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Empty LA LEGGENDA DELL’AGAVE IN SICILIA

Messaggio  Tara

Gli antichi tronchi tormentati dagli ulivi saraceni, i fichidindia e l’agave hanno da sempre caratterizzato il paesaggio siciliano, molto più di un simbolo.

In Sicilia l’agave la si può trovare ovunque; in una terra dove dominano i colori dai contrasti violenti; il tenuecolore verde dell’agave, si inserisce come una pausa riposante.

Il rosso violento della terra riarsa dal sole, il giallo dorato delle grandi distese di grano maturo, il blu cupo del mareprofondo, il nero delle lave dell’Etna, si ingentiliscono per la presenza dell’agave dalle foglie lunghe e carnose, coronate da brune spine minacciose, in contrasto con la possente gentilezza di questa pianta, quasi a voler confermare la leggenda paurosa che narra delle sue origini.

L’agave fiorisce, a seconda del clima, in marzo o in aprile ed è allora che appare nella sua più completa bellezza; su di un fusto che può giungere a cinque metri di altezza, si innalzano verso il cielo grappoli di fiori gialli ed i semi (‘i figghiòla) che cadono poi, col seccare del fusto.

A proposito della fioritura, i contadini siciliani dicono che l’agave si mantiene “schetta” (vergine) per molti anni e che un anno dopo “maritata”, muore.
La lunga castità dell’agave dura, a seconda della specie, da uno a due anni e una volta “maritata” esplode in tutta la sua bellezza fiorita, ma quell’ostentazione di bellezza precede di poco, inesorabilmente, la sua morte.

L’agave siciliana, come abbiamo accennato in precedenza, deve il suo nome ad una leggenda mitica ellenica, menzionata nel secondo e terzo "MYTOGRAPHUS VATICANUS". Cadmo, fondatore e re di Tebe, ebbe quattro figlie: Ino, Autonoe, Semele ed Agave che, secondo il pensiero di Fulgenzio ed altri interpreti del mito, rappresentarono rispettivamente, i quattro stadi della propaganda bacchica e più precisamente: l’ubriachezza, la dimenticanza di tutto, la libidine, l’insania. Agave, che era sposata ad Echidne, uno dei guerrieri nati dai denti del dragone Castalio, durante una festa sfrenata di baccanti, trucidò il figlio Penteo.

Questa orribile ed allucinante tragedia e così ricordata da Ovidio; Bacco, per vendicarsi di Penteo che non aveva mai voluto riconoscerlo e adorarlo come Dio, durante la celebrazione dei suoi misteri, ispirò contro il giovane principe, alla madre ed alle due zie, Ino e Autonoe (non si comprende il perché Semele fu esclusa) un grande furore.

Mentre, ignaro della sua misera sorte, Penteo si recava al monte Citerone, le tre "vendicatrici di Bacco" gli si scagliarono contro, colpendolo selvaggiamente.
Penteo, disarmato e solo, cercò dapprima scampo nella fuga poi, vistasi reclusa ogni via di scampo, tentò di calmare la madre e le zie con parole di pietà, umili e tristi, ma Ino, d’un balzo, gli staccò la mano destra e Autonoe la sinistra: Guarda, o madre! Gridò Penteo gemendo di dolore e mostrando i moncherini sanguinanti.

Insensibile ai pietosi richiami, Agave, ormai in preda all’esaltazione ispirata dal vendicativo Bacco, scosse il capo, agitò i capelli al vento e dopo aver gettato un orribile urlo, di sua propria mano gli staccò di netto la testa, scagliandola poi in aria, accompagnando quel gesto orrendo con un urlo: "Evviva, compagne, questa impresa è gloria mia!".

Anche se siamo convinti che l’orrenda leggenda dell’agave non fosse conosciuta dalle popolazioni isolane, questa pianta ha sempre generato i più strani pregiudizi o facoltà teomaturgiche. E’, ad esempio, un antidoto infallibile contro il malocchio e la jettatura.

Non è quindi raro che l’agave, quando è ancora piccola, venga posta in vasi tenuti sull’uscio di casa o sui balconi, sempre comunque ben in vista dall’esterno.

Giuseppe Pitrè, nel suo libro “Medicina popolare”, ricorda che a Marsala è diffusa la tradizione che sia sufficiente toccare un dente dolente, purché non cariato, con un aculeo di “zabbàra” (altro nome dell'agave di derivazione araba), raccolto un venerdì di marzo prima che spunti il sole, e messo a disseccare e conservato con la massima cura, perché il dolore scompaia rapidamente.

In Sicilia, la fibra dell’utilissima pianta, insieme con quella della specie chiamata , viene usata, in modo particolare nel catanese, in sostituzione del fragile e costosissimo giunco, per la costruzione del fondo di sedie e panieri, e quando non era stato inventato ancora il nylon, per fabbricare robustissime gomene per le navi.

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Messaggio  Tara

La leggenda racconta che, quando Eracle attraversava l’Italia con il bestiame di Gerione, Scilla divorò alcuni buoi e perciò l’eroe la uccise. Ma il dio Forco che era il padre di Scilla, con l’aiuto di alcuni incantesimi richiamò in vita il mostro.
CARIDDI
Tra le leggende più belle appartenenti al patrimonio culturale dell’antica Messina, la più nota è, senza dubbio, la leggende che ricorda l’esistenza del mostro Cariddi, mitica personificazione di un vortice formato dalle acque dello stretto di Messina.
Cariddi, ninfa mitologica greca , figlia di Poseidone e di Gea (la terra) era tormentata da una grande voracità.
Quando Eracle passò dallo stretto di Messina col l’armento di Gerione (un mostro o gigante fornito di tre teste e tre corpi uniti all’altezza della cintola), essa gli rubò alcuni buoi e li divorò. Per questo fu colpita dal fulmine di Giove, precipitata in mare e trasformata in un mostro.
Il primo a raccontare questo mito fu Omero che lo descrisse in modo così perfetto da farlo sembrare credibile; spiegò anche che Cariddi si trova di fronte a Scilla. Omero racconta che il mostro ingoiava tre volte al giorno un ‘enorme quantità d’acqua e poi vomitava trattenendo tutti gli esseri viventi che vi trovava.
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Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Empty La Sicilia è ricca di leggende che la saggezza popolare continua a tramandare di generazione in generazione. Noi oggi vi vogliamo raccontare la storia di Scilla e Caridd

Messaggio  Tara

Secondo la leggenda Scilla era una bellissima ninfa e di lei si era profondamente innamorato il dio marino Glauco che perciò respinse l’amore di Circe.
La maga, offesa e indispettita, decise di vendicarsi mediante le sue magie: preparò uno strano succo a base di erbe misteriose, si recò presso la sorgente dove Scilla era solita bagnarsi e vi versò la terribile pozione.
Non appena Scilla si bagnò, il suo corpo subì un’orrenda trasformazione: mentre laparte superiore rimase immutata, dalla parte inferiore comparvero sei feroci cani, ciascuno con una orrenda bocca fornita di tre file di denti appuntiti, che latravano in modo impressionante.
Essi erano dotati di lunghissimi colli a forma di serpenti i quali afferravano gli esseri viventi a cui potevano arrivare e li divorava .  Diventata così mostruosa, Scilla andò a nascondersi presso lo stretto di Messina in un antro là dove la costa calabra si protende verso la Sicilia. Da lì seminava strage e terrore contro i naviganti che imprudentemente le passavano vicino.
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Messaggio  Tara

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Messaggio  Tara

eh eh..sogna sogna..Picciotto.
Quel muro a secco non mi piace....non avevi di meglio da postare.?pirat .mah.
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Messaggio  Mr Weiß

A parte che l'hai già scritta altrove ( e fa niente : repetitia juvant ) , comunque me stai facenno sognà ... 

Ho conosciuto la Sicilia per lavoro ( Catania e dintorni) e per turismo ( le campagne del ragusano (agriturismo mai dimenticata) e il litorale (Marina di ragusa , su su fino a Siracusa , poi la valle dei templi (2008-stupenda!) , Palermo solo di passaggio (aeroporto)  ...


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Messaggio  Tara

ll nome Sicilia non derivadall'unione delle due voci greche sik (fico) ed elaia (ulivo), che starebbe a significare la fertilità della terra siciliana. Non deriva neanche dalla voce italica sica (falce) e dal popolo dei siculi che l'abitarono...assolutamente noooooo...prende il nome da una bellissima principessa di nome Sicilia (chissà perchè sono sempre tutte belle) il cui destino inizialmente non fu molto clemente con lei.
Per scongiurare il pericolo che la povera giovane potesse finire nelle fauci dell'ingordo Greco-levante, che le sarebbe apparso per divorarla sotto le mostruose forme di un gatto manlinone (non so cosa vuol dire sta parola però si dice così), non appena compì quindici anni (così voleva il destino) il padre e la madre la misero in una barchetta in balia delle onde.
Dopo tre mesi, quando ormai la povera Sicilia aveva raggiunto la taglia 36 e con le doppie punte bruciate dal sole, finite le provviste credeva di dover morire di fame , la barchetta si arenò su una spiaggia meravigliosa, piena di fiori e di frutti, ma assolutamente deserta e solitaria.
Quando la giovinetta ebbe pianto tutte le sue lacrime, ecco improvvisamente spuntare accanto a lei un bellissimo giovane (tutte le fortune capitano a loro, non solo principesse, pure il bel giovane...), che la confortò e le offrì amore. Le raccontò che tutti gli abitanti erano morti a causa di una peste, e che il destino voleva che fossero proprio loro a ripopolare quella terra con una razza forte e gentile (vedi che scuse inventavano prima gli uomini per provarci con una donna), per cui l'isola si sarebbe chiamata col nome della donna che l'avrebbe ripopolata.
La terra infatti si chiamò Sicilia, e la nuova gente crebbe forte e gentile, e si sparse per le coste e per i monti.
Pensate che questa storia non possa essere vera?
Ovviamente è verissima!
Inoltre, le montagne, i fiumi, i laghi della Sicilia non derivano da fenomeni carsici, da sedimentazioni, da corrugamenti…da fenomeni geologici vari, ma dalla storia meravigliosa e delicata che segue...
I tre promontori, che danno alla Sicilia il suo tipico aspetto triangolare, sarebbero il frutto della fantasia di tre ninfe, che giravano per mari e per terre prendendo dalle parti più fertilidel mondo un pugno di sabbia mescolata con sassolini.
Le tre bellissime fanciulle, sotto il cielo più limpido ed azzurro del mondo, da tre punti diversi gettarono il loro pugnetto di terra nel mare, e vi lasciarono cadere i fiori e i frutti che conservavano nelle vesti e tra veli che le ricoprivano.
Il mare, al loro apparire, si vestì di tutte le luci dell'arcobaleno, e rise nelle sue grazie leggiadre ed infinite; e a poco a poco si solidificò, e dalle onde emerse una terra variopinta e profumata, ricca di tutte le seduzioni della natura.
I tre vertici del triangolo, dove le tre ninfe avevano iniziato la loro danza, divennero i tre promontori estremi della nuova isola, che poi i geografi avrebbero chiamatoTrinacria, cioè la terra dalle tre punte
Autore: Alessandra Cancarè.
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Messaggio  Tara

Ciao Tara,
sai che non sapevo di questa leggenda, e di abitare  sopra le gambe di TIFEO? Insomma, un pò inquietante.
Ecco perchè ogni tanto qui la terra trema, il TIFEO, quando si stanca e si sganchisce le gambe, son dolori, per noi e per questa nostra amabile terra di Sicilia.
Riciao.
TINO
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Secondo una leggenda, la Sicilia è sorretta da un gigante: questo gigante si chiama Tifeo, che osò impadronirsi della sede del cielo e per questo venne condannato a questo supplizio.
Sopra la sua mano destra sta Peloro (Messina), sopra la sinistra Pachino, Lilibeo (Trapani) gli comprime le gambe, e sopra la testa grava l'Etna. Dal fondo supino, Tifeo inferocito proietta sabbia e vomita fiamme dalla bocca. Spesso si sforza di smuovere il peso e di scrollarsi di dosso le città e le grandi montagne: allora la terra trema.
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La leggenda di Cola pisci (Cola pesce) 
…ha molte varianti e alcune risalgono al 1300.
Colapisci era un ragazzo che amava il mare più di ogni altra cosa, nacque e visse a Messina, più precisamente a Capo Peloro. Colapisci era figlio di un pescatore di Punta Faro era famoso perché trascorreva parte della sua vita in fondo al mare dove si trovava a suo agio, pare che alcune sue caratteristiche fisiche fossero simili a quelle dei suoi amici pesci.
Un giorno giunse nella sua città Federico II re di Sicilia che, venuto a conoscenza delle straordinarie capacità del giovane, volle conoscerlo per vedere se realmente sapeva scendere negli abissi.
Quando il ragazzo fu al suo cospetto, gli disse: Cola ho deciso di metterti alla prova, io getterò in mare la mia corona, la mia coppa e il mio anello, se riuscirai a recuperarli, io ti darò in moglie mia figlia. Il giovane si tuffò e riaffiorò la prima volta con la coppa del re, poi con la sua corona, ma la terza volta, non riemerse.
Secondo la tradizione popolare, la Sicilia poggia su tre colonne. 
Colapisci mentre scendeva per recuperare l’anello vide che una delle tre colonne era ben salda, la seconda era rotta e la terza quella di Capo Peloro, era incrinata e stava per spezzarsi mettendo a rischio la città di Messina che sarebbe potuta sprofondare negli abissi.
L’amore per la sua terra spinse Colapisci a sacrificare la sua vita e decise di restare in fondo al mare per sostenere la sua città. Tutte le volte che Messina sussulta per le scosse telluriche, la gente dice che Colapisci, cambia posizione per riposarsi un po’.
Si dice anche che Eolo, il dio dei venti, ordini ad essi di trasportare in tutta l'isola, la voce di Cola che risalendo dalle profondità del mare increspa le acque dello Stretto di Messina e sembra dire ai siciliani: - State tranquilli, Cola Pisci non si spezza, la Sicilia non affonderà.
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Messaggio  Tara





Andiamo un pò in giro per la  sicilia..
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Messaggio  Tara

Mio nonno mi portava in giro con un calesse..trainato da un morello...mitikooo.
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Messaggio  Mr Weiß

A proposito di sceicchi e cavalli ... La tradizione cosa dice di usare ?

ps. Se i calessi a Roma sono romantici , questi invece mi danno un senso d'avventura - 

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Messaggio  Teti

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Ricordo che lì sotto mi sentivo come una formichina-ina-ina e tutto era molto suggestivo,quasi incantato|
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Messaggio  Teti

L'Orecchio di Dionisio-Siracusa
E' una grotta artificiciale nei pressi del Teatro greco di Siracusa, facente parte della Latomia del Paradiso,una delle tante cave di calcare scavate dai prigionieri  per l'estrazione della pietra necessaria per costruire edifici e monumenti.Ha una forma particolare che ricorda il padiglione auricolare e un insolito andamento a S con pareti convergenti in un singolare sesto acuto,dotata di eccezionali proprietà acustiche per le quali i suoni vengono amplificati fino a 16 volte.Secondo lo storico Tucidide e Cicerone stesso la grotta fu fatta scavare dal tiranno Dionisio per usarla come prigione,la tradizione racconta poi che da una stanza posta al di sopra della grotta fosse possibile ascoltare le parole dei prigionieri.In realtà questa ipotesi fu ventilata dal Caravaggio che,visitando la caverna,notò la sua somiglianza all'orecchio umano e la denominò di conseguenza "Orecchio di Dionigi" suggerendo altresì che fosse stata creata con lo scopo di spiare i prigionieri.
E'opportuno sapere,anche a scapito della leggenda,che la forma della grotta è dovuta al fatto che lo scavo iniziò dall'alto,seguendo il fondo di un acquedotto serpeggiante,e si allargò in profondità grazie all'ottima qualità della roccia.
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Messaggio  Mr Weiß

Quella terra è sempre bellissima ... Aspra nell'interno , luminosa all'esterno , qualche volta ci farò qualche agroturismo o in quelle masserie dal sapore anni '70 o in quei paesaggi del agrigentino/ragusano che si vedono nelle novelle di Montalbano ...

Mitiche le campagne con quelle file interminabili di muretti di sassi ... 


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Genti luoghi e paesi ... - Pagina 13 Empty La sicilia....

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Bene ..allora iniziamo dalla mia terra.
Storia , cultura ,tradizioni...paesaggio....!
luoghi di sicilia...
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