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Ricerca di intelligenze extraterrestri

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 Il progetto SETI per la ricerca intelligenza extraterrestri nacque ufficialmente nel 1959, quando la rivista scientifica“Nature”pubblicò un articolo nel quale due ricercatori propongono per la prima volta di cercare gli extraterrestri ascoltando segnali provenienti dallo spazio.
 
Frank Drake, nel 1962 varò il progetto “Ozma”e trasmette una serie d’impulsi in direzione dei sistemi stellari Tau Ceti ed Epsilon Eridani.
l programma si basava su due presupposti scientifici di base: l’invenzione della radio e l’emissione radio naturale delle stelle, scoperta nel 1932.
I due presupposti scientifici si attengono alla possibilità di emettere e ricevere segnali radio dallo spazio.
Il dubbio del SETI fu di scegliere tra SETI attivo o SETI passivo. Inviare segnali nello spazio oppure rimanere semplicemente in ascolto?
Durante il convegno SETI del 1970 di Brighton, “la mozione del silenzio” proposta dallo scopritore delle Pulsar, Anthony  Hewish, fu approvata dalla maggioranza degli astronomi di 46 paesi diversi intervenuti al convegno.  Ritennero che prima si dovessero studiare a fondo le conseguenze di un probabile contatto spaziale, dopodiché divulgare la notizia.
In pratica fu il “cover up” applicato al SETI.
 Era ritenuto potenzialmente pericoloso trasmettere segnali nello spazio rendendo possibile la localizzazione del nostro pianeta da parte di qualche razza aliena ostile.

l 16 novembre 1974 dal radiotelescopio di Arecibo, in Portorico (USA) fu inviato un segnale radio contenente un messaggio. Durò pochi secondi, sufficienti a creare una spaccatura tra quanti erano favorevoli all’invio di segnali radio intelligenti, cioè Frank Drake e Carl Sagan, e quanti invece ritenevano più prudente limitarsi all’ascolto.
l messaggio conteneva informazioni sul nostro sistema binario (0,1), alcuni elementi chimici, il nostro DNA, la nostra morfologia, il nostro sistema solare, i nostri strumenti di comunicazione.
Venne irradiato nel cosmo per circa 169 secondi un segnale radio della potenza di 25.000.000  watt, in direzione di M13, un piccolo corpo celeste nella costellazione di Ercole distante circa 24.000 anni luce dalla terra. L’energia liberata riuscì, per circa tre minuti, a contrastare quella del Sole, permettendo a eventuali osservatori esterni di rilevare il nostro pianeta.
Le reazioni all’iniziativa furono durissime soprattutto da parte dello scienziato Premio Nobel Martin Ryle che protestò, presso l’Unione Astronomica Internazionale, per la pericolosità dell’iniziativa, prefigurando scene apocalittiche stile hollywoodiano.
 
Una preoccupazione abbastanza singolare fu la sua, perché a detta degli scienziati, la comunicazione agli ET richiederebbe migliaia di anni per giungere a destinazione.
 
Oltretutto, da quando l’uomo ha scoperto le telecomunicazioni, il nostro pianeta è divenuto una sorgente radio ben identificabile, che emette segnali radio indipendentemente.
 
Per il SETI seguirono anni di alti e bassi, di presentazioni di protocolli vincolanti a verifiche di ogni tipo, nella sostanza avrebbe dovuto mantenere l’impostazione di ascolto “passivo e segreto”.
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