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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno :

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Brani difficili nella Bibbia

Dio è ingiusto quando dà a quelli che hanno invece di dare a quelli che non hanno?

Matteo 13:12

Dio è giusto e non mostra favoritismo (Gen 18:25; Rom 2:11). Ma quando Gesù disse, "A chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha", non era un principio universale dell'operato di Dio. Invece era nel contesto della spiegazione del motivo per cui parlava in parabole. Quelli che avevano erano quelli che ascoltavano Gesù e volevano accettare la parola del regno (il seme della parabola che lui stava spiegando) nel modo giusto, come buon terreno, e loro ricevevano ulteriore insegnamento sul regno, perché solo loro potevano capire le parabole. Quelli che non avevano erano gli increduli; non credendo in Gesù, non potevano capire quello che diceva. Per questo motivo l'operato di Dio in questo caso è giusto, non ingiusto; dà a tutti quelli che vogliono ricevere. Vedi il commento su Matteo 13:13-15.
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Brani difficili nella Bibbia

Perché dice che Gesù fu nella tomba tre giorni e tre notti, se morì venerdì e risuscitò domenica?

Matteo 12:40

Bisogna riconoscere alcuni modi di dire dei Giudei per capire bene "tre giorni e tre notti". Prima di tutto, quando i Giudei contavano, il numero uno era assegnato al presente. Così "fra due giorni" sarebbe stato "domani". In italiano, si fa qualcosa di simile con le espressioni "fra otto giorni" e "fra 15 giorni". Secondo, "giorno e notte" non si riferisce ad un intero periodo di 24 ore, ma di qualsiasi parte di un giorno. Per esempio, in Est 4:16 dovevano digiunare "per tre giorni, notte e giorno", e poi "il terzo giorno" Ester si presentò al re (Est 5:1), cioè meno di 72 ore dopo. Vedi anche 1Sam 30:12-13. Similmente, Gesù dichiarò che sarebbe stato risorto "il terzo giorno" (Mt 16:21; 17:23; 20:19; 1Cor 15:4), cioè durante il terzo giorno (ossia due giorni dopo il giorno di inizio), non dopo tre giorni di 24 ore. Terzo, il giorno per i Giudei iniziava al tramonto. Quindi, Gesù morì il pomeriggio di venerdì, il primo giorno. Fu nella tomba dal tramonto di venerdì fino al tramonto di sabato, il secondo giorno. Ed anche dal tramonto di sabato fino alla mattina di domenica, il terzo giorno, anche se furono passate solo circa 36 ore.

Un'alternativa, che è creduta da alcuni, è che Gesù morì mercoledì sera e non venerdì. Così rimase nella tomba per 72 ore, risuscitò sabato sera ma fu trovato vivo per la prima volta domenica mattina. È necessario interpretare i brani dei racconti dell'ultima settimana di Gesù in un certo modo per arrivare alla morte di Gesù già di mercoledì. Questa interpretazione è possibile, ma secondo me improbabile.
(Fonte: La Parola)
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Chi è più grande di Giovanni il battista?

Matteo 11:11

Prima Gesù disse che nessuna persona è più grande di Giovanni il battista. Ma subito dopo sembra di contraddirsi dicendo che il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni il battista. La spiegazione è che nella prima parte Gesù parlava di quelli che erano vissuti fino a quel punto. Giovanni era superiore a loro, perché era il profeta che preparò la via per il Messia, cioè Gesù stesso (Mal 3:1). Nel piano di Dio, che trovò il suo culmine nel Messia, Giovanni ebbe il ruolo più importante fino a quel tempo. Ma nel nuovo regno dei cieli che Gesù stava inaugurando (Mt 3:2), anche il più piccolo membro è superiore a Giovanni il battista. Non perché è più bravo (e infatti dubito che qualcuno di noi sia migliore di lui), ma perché gode di tutti i privilegi di una comunione con Dio attraverso Gesù Cristo che Giovanni non ebbe. Similmente, in Lu 10:23-24, i discepoli, che videro l'inizio del regno, erano più beati dei profeti e re dell'Antico Testamento, che desiderarono di vederlo ma non lo videro.
(Fonte: La Parola)
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Gesù è venuto per mettere pace o guerra?

Matteo 10:34-36
Siamo abituati a pensare che Gesù porta la pace - e non ingiustamente, perché lui è il Principe della pace (Is 9:5) che dà la sua pace (Gv 14:27) e che dice che tutti quelli che prendono la spada periranno di spada (Mt 26:52). Eppure in questo brano dice di essere venuto a mettere spada non pace, e per dividere la famiglia. Il motivo è che in questo brano Gesù sta parlando non dello scopo della sua venuta, ma del risultato della sua venuta. Cioè, Gesù è venuto per dare pace, pace con Dio per noi (Rom 5:7), la pace di Dio in noi (Fili 4:7), e quindi la pace con altri che condividono questa pace divina (Ef 2:14-18). Però, siccome Gesù è stato ed è respinto da molti, questa pace che si può ricevere non vuol dire una vita tranquilla; vuol dire invece opposizione simile all'opposizione manifestata verso Gesù. Riceviamo la pace da Dio e facciamo la pace con gli altri, ma riceviamo spada e divisione da quelli che non accettano questa pace.


Vedi i commenti su Matteo 26:52; Luca 22:36.
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La Bibbia insegna la salvezza per opere?

Matteo 10:22

Ci sono molti brani che insegnano che la salvezza non è per opere (per esempio Rom 3:28; 4:5; Ef 2:8-9; Tit 3:5). Però, ci sono anche altri che dicono che le buone opere (di qualche tipo) sono necessarie (per esempio Mt 10:22; Gv 5:29; Rom 2:6-7). Non c'è un modo per interpretare il primo gruppo per essere conforme al secondo, ma c'è un modo per interpretare il secondo gruppo per essere conforme al primo. Quando la Bibbia parla di opere necessarie per la salvezza, non è come condizione per la salvezza, ma come conseguenze necessarie ed evidenza della salvezza ottenuta per grazia e per fede, senza opere (Ef 2:10; Tit 3:8. Quindi, se qualcuno non ha le opere, non può essere già salvato perché non ha l'evidenza della salvezza, non si comporta come qualcuno che è salvato si comporterebbe. In poche parole, non c'è salvezza per le opere, ma non c'è salvezza senza le opere (che seguono).

Per un approfondimento della questiona, vedi il commento su Giacomo 2:14-26.
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Perché Gesù non pensò ai porci?

Matteo 8:31-32

Per noi adesso, sembra strano che Gesù abbia permesso la distruzione di duemila porci. O almeno, che Gesù non abbia pensato ai proprietari dei porci, che subirono una grande perdita. Ma per capire quello che succedette, dobbiamo pensare come pensavano le persone di allora, e in modo particolare, come pensava Gesù.

Prima di tutto, i porci erano animali impuri secondo la legge di Mosè. La Decapoli, dove si svolse questo avvenimento, era una zona gentile, cioè non Giudea (che spiega perché c'era un allevamento di porci; in Israele sarebbe stato impossibile), ma ciò non toglie il fatto che i porci aveva meno valore (tranne economico) di altri animali. E in ogni caso, per Gesù erano meno importanti di persone, ed era meglio che i demoni distruggessero la vita dei porci che la vita degli uomini.

Inoltre, Gesù scacciò i demoni nel contesto della continua battaglia spirituale. Dio sconfiggerà Satana e i suoi demoni, che saranno tormentati per sempre, ma attualmente possono continuare la loro opera distruttiva, benché sempre sotto la sovranità, il controllo e l'onnipotenza di Dio. Così i demoni chiesero a Gesù, "Sei venuto qua prima del tempo a tormentarci?" (Mt 8:29), cioè "Già adesso è arrivato la nostra sconfitta definitiva?" La risposta intesa è di no, e Gesù permise loro di continuare a distruggere fino al momento del giudizio. Furono i demoni che decisero di distruggere i porci, non Gesù, sebbene Gesù non fosse ingannato e permettesse che i demoni entrassero nei porci, come permette e concede ogni opera del male ancora oggi.
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Come possono i morti seppellire i loro morti?
Matteo 8:22
Quando un discepolo chiese a Gesù di poter andare a seppellire il padre prima di seguire Gesù, Gesù rispose che doveva invece seguirlo, lasciando che i morti seppellissero i loro morti. La prima difficoltà è che il detto sembra di non aver senso: i morti non possono seppellire nessuno. Per questo motivo dobbiamo interpretare la frase nel senso che quelli che sono morti spiritualmente devono seppellire (fisicamente) i morti. Quelli con la vera vita, cioè quelli che seguono Gesù, hanno altre priorità (come Gesù disse nella versione più completa di questa risposta in Lu 9:60) e possono lasciare la gestione della vita normale agli altri. Questo è il senso di Mt 10:35,37: Gesù divide la famiglia, perché lui è più importante di qualsiasi altro legame. Questo è la seconda difficoltà: sembra un'affermazione troppo dura! Anche se è difficile per noi, era ancora più difficile nel suo contesto culturale, dove i doveri famigliari erano molto più importanti. Soprattutto il dovere di onorare i parenti (e in modo particolare i genitori) con un seppellimento giusto.
Gesù non diceva che la famiglia era sbagliata, solo che lui era più importante. Lui stava creando una famiglia, di tutti quelli che lo seguivano (Mt 10:48-50), e i primi doveri dovevano essere verso questa nuova famiglia. Il discepolato cristiano richiede un impegno totale e completo per Cristo. Questo tipo di impegno è molto difficile; se non pensiamo che lo sia, non abbiamo capito quello che Gesù richiede da noi. Però, non dobbiamo estrapolare da questo caso particolare una regola assoluta e universale, e dire che un discepolo cristiano non può mai andare ad un funerale. Come nel caso del giovani ricco (Mt 19:21), Gesù identificò nell'uomo l'impedimento più grande per seguirlo totalmente, senza riserva. Con questo non voglio diminuire la forza di quello che Gesù disse. Anzi, bisogna renderlo più forte ancora. Dobbiamo chiederci, "Quale cosa sarebbe difficile per me non fare, lasciare o rinunciare, se Gesù mi chiedesse di lasciarlo?" Forse è il seppellimento del padre, ma forse è il denaro, o forse un'altra cosa. E poi dobbiamo renderci conto che Gesù già ci chiede di lasciare quella cosa, se è più importante di seguire lui.
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3^ Parte:
Il giusto rapporto con Dio non è considerarlo come il genio della lampada, che è al nostra servizio per esaudire ogni nostro capriccio. Questo non è il Dio sovrano e creatore della Bibbia, che noi dobbiamo servire.

Qualcuno (l'affermazione è stata attribuita a diverse persone) disse, "La preghiera non è superare la riluttanza di Dio, ma afferrare il desiderio Dio". La preghiera è un grande privilegio, è lavorare insieme con il Creatore. Dio, nella sua sovranità, ha deciso di fare certe cose solo perché delle persone pregano. Questo senso della preghiera ci dà anche la sicurezza, perché non possiamo rovinare l'universo se preghiamo per qualcosa di sbagliato. La preghiera richiede quindi una ricerca per la volontà di Dio, con la Bibbia e sottomissione allo Spirito Santo. Una fede immatura cerca di manipolare Dio con scorciatoie, trucchi, tecniche e formule per garantire risultati. Il successo della preghiera non dipende dallo sforzo umano, ma trovare ed essere d'accordo con la volontà di Dio. Ma a volte non la sappiamo, e in quei casi possiamo pregare, "Non la mia volontà ma la tua sia fatta".
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2^ Parte:
Possiamo riassumere tutte queste condizioni con "essere in un giusto rapporto con Dio". Così dobbiamo interpretare l'unico brano senza una condizione alla luce di tutti gli altri brani: in Mt 7:7-8 questa condizione dovrebbe essere implicita. L'unico modo per essere in un giusto rapporto con Dio è attraverso il sacrificio di Gesù, e pregare "nel nome di Gesù" è dipendere da lui per poter parlare con Dio. Il giusto rapporto significa vivere come Dio vuole, ubbidendo, perdonando e amando gli altri. Il giusto rapporto significa credere che Dio è completamente in controllo e sa quello che è la cosa migliore da fare - cioè, la vera fede. E soprattutto, il giusto rapporto con Dio significa che non vogliamo più la nostra volontà o i nostri piaceri, ma la volontà di Dio, perché Dio è Dio e noi non lo siamo. Quindi la volontà di Dio è sempre migliore della nostra, ed anche se non lo fosse la volontà di Dio dovrebbe essere fatto semplicemente perché Dio è Dio. Per questo dobbiamo pregare "secondo la volontà di Dio", come pregò Gesù (Mc 14:36; vedi anche Mt 6:10). Questo spiega perché la preghiera di Paolo non fu esaudita in 2Cor 12:8-9. Non sapeva quello che fosse la volontà di Dio in quella situazione, e quindi pregò tre volte che la spina della carne gli fosse allontanata. Quando Dio gli rivelò che non era la sua volontà, Paolo smise di pregare.
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È vero che riceviamo da Dio ogni cosa che chiediamo?

> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Pregare
1^ Parte:
Ci sono diversi brani, soprattutto nel Nuovo Testamento, che parlano di una risposta sicura alle nostre preghiere a Dio. Questi brani saranno elencati qui sopra. La difficoltà è che questo non è sempre l'esperienza del Cristiano. Non ogni cosa che chiediamo a Dio riceviamo. Dobbiamo approfondire meglio quello che questi brani dicono.[/size]
[size="1"]Infatti, quasi sempre c'è una condizione per ricevere quello che chiediamo a Dio:
Mt 7:7-8: senza condizione
Mt 21:21-22: fede, senza dubitare
Mc 11:23-25: credere, perdono degli altri
Gv 14:13-14: nel nome di Gesù
Gv 15:7: dimorare in Gesù e la sua parola in noi
Gv 15:16: nel nome di Gesù
Gv 16:23-24: nel nome di Gesù
Giac 1:5-7: fede, senza dubitare
Giac 4:2-3: non per i propri piaceri
1P 3:7: onorare la moglie
1G 3:21-22: il cuore non ci condanna, osserviamo i comandamenti di Dio (come Sal 66:18)
1G 5:14-15: secondo la volontà di Dio, credere che Dio risponda
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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Servire%20Dio%20o%20mammona
Perché non è possibile servire Dio e Mammona?
Matteo 6:24
"Mammona" è una parola aramaica che vuol dire ricchezze o possessi. Oltre a questo versetto, è usata nel versetto parallelo Lu 16:13, e anche in Lu 16:9,11 dove la descrizione "dell'ingiustizia" è aggiunta. La parola da sola non descrive le ricchezza negativamente, ma quando Mammona diventa il nostro padrone, ci toglie da Dio. Dio deve essere padrone di tutta la nostra vita, perché Dio, in quanto Dio e quindi superiore ad ogni altra cosa, è il solo che dobbiamo servire. Anche se è forse possibile servire Mammona e, per esempio, la famiglia, ognuno per la metà del tempo, non è possibile fare così con Mammona e Dio. Se Dio non è servito con il 100% della nostra vita, non lo stiamo servendo come Dio, per cui non lo stiamo servendo affatto.
Vedi anche i commenti su Matteo 19:21; Matteo 19:24; Atti 2:44-45.
(Fonte: La Parola)
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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Mani+e+fiore

Non c'è perdono per chi non perdona?

Matteo 6:14-15
In questa spiegazione del Padre Nostro, e similmente nella conclusione di una parabola a Mt 18:35, Gesù afferma che il Padre non ci perdona se noi non perdoniamo gli altri che fanno male a noi. Queste affermazioni non sono difficili da capire, infatti sono molto ragionevoli. Se non crediamo nel perdono come stile di vita, non crediamo nell'opera di Gesù (anche se affermiamo o pensiamo di crederci). Senza questa fede Gesù non portò anche i nostri errori sulla croce, e rimaniamo non perdonati. Naturalmente, il nostro perdono degli altri non deve essere visto come mezzo per ottenere il perdono da Dio, altrimenti non è un perdono datoci gratuitamente come in Mt 18:21-35.
La difficoltà è invece nell'enorme sfida che produce, uno stile di vita che perdona sempre quelli che ci fanno male. E non solo perdonare, ma positivamente fare del bene Mt 5:38-48. Il modo per vivere in questa maniera è di riflettere sempre su quello che Cristo ha fatto per noi, peccatori perdonati (Ef 4:32; Col 3:13), e di cercare di essere controllati dallo Spirito Santo, che ci dà il potere per fare quello che a noi sarebbe impossibile.
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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Pregare

Perché pregare che Dio non ci esponga alla tentazione, se lui non ci tenta?
Matteo 6:13


La parola πειρασμός, peirasmos in questo versetto può voler dire "prova", in un senso positivo, per migliorarci, o "tentazione", in un senso negativo, per farci cadere. Per un approfondimento e due domande collegate, vedi il commento su [url=http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=Giacomo 1:13]Giacomo 1:13[/url]. In ogni caso, c'è un problema. Se vuol dire "prova", perché pregare che non succeda se la prova è per il nostro bene? E se vuole dire "tentazione", perché pregare che non succeda se è impossibile che Dio ci tenti?
È comunque possibile prendere il sostantivo nel secondo senso, e interpretare la richiesta come "Non permettere che siamo tentati", perché ogni tentazione da Satana o da noi stessi è permessa da Dio. Ma è probabilmente meglio prendere il sostantivo nel primo senso, ma non fare dicotomie per quanto riguardo la preghiera. Per esempio dobbiamo rallegrarci nella persecuzione (Mt 5:10-12) ma dobbiamo fuggire dalla persecuzione (Mt 10:23) e pregare che la fuga non sia troppo severa (Mt 24:20). Similmente, anche se la prova spesso ha effetti positivi, è sempre una prova che ci fa male, e possiamo pregare di non essere provati. Ma quando vengono le prove, le dobbiamo considerare una grande gioia (Gv 1:2).
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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 296ckw


Dobbiamo rinunciare a tutto?
Matteo 5:39-44
Questo non è un brano difficile da capire, ma difficilissimo da mettere in pratica. Ma ci sono alcuni punti da prendere in considerazione. Prima di tutto, non dobbiamo rinunciare ai diritti degli altri. Se vediamo qualcuno fare del male ad un'altra persona, non dobbiamo aiutare il malvagio, né dargli il mantello dell'altra persona, né fare niente. Come Cristiani, dobbiamo difendere i deboli contro l'ingiustizia, ma non badare ai nostri diritti; purtroppo di solito facciamo il contrario e difendiamo i nostri diritti mentre non ci interessiamo dell'ingiustizia fatta agli altri. Secondo, se questo comportamento fa male a qualcuno, è meglio non lasciare il mantello. Per esempio, se diamo tutto e non possiamo più provvedere alla nostra famiglia (1Tim 5:Cool, abbiamo costretto altri a rinunciare a qualcosa per dare a chi ci chiede, che non è quello che Gesù insegna in questo brano. Inoltre, il contesto è di non fare la vendetta contro chi ti fa del male, ma invece di amare e fare del bene al nemico. Dare soldi sempre a chi chiede non sempre gli fa del bene, per esempio se non vuole lavorare (2Tess 3:10). Ma in un tale caso, dobbiamo attivamente cercare un modo per aiutare l'altro. Non possiamo semplicemente dire "Lasciare il mantello o fare due miglia gli farebbero del male, quindi non faccio niente". Questo non è "amare i vostri nemici, fare del bene a quelli che vi odiano". Invece dobbiamo dire "Lasciare il mantello gli farebbe del male, quindi farò un'altra cosa in modo sacrificale per fargli del bene". Un altro atteggiamento da evitare è porgere l'altra guancia di mala volontà, cioè solo perché Gesù ce lo comanda, perché ci sentiamo obbligati. Dobbiamo invece porgere l'altra guancia a causa dell'amore che abbiamo verso chi ci percuote (dove l'amore cristiano non è un sentimento come l'innamoramento, ma il desiderio che l'altro stia bene soprattutto quando ci costa qualcosa).
Vedi il commento su [url=http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=Romani 12:20]Romani 12:20[/url].
(Fonte: La Parola)
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Se l'astrologia è sbagliata, perché Dio guidò i Magi con le stelle?

> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Stella-cadente1Matteo 2:1-2
La condanna dell'astrologia (e di altre forme di divinazione) da parte della Bibbia è chiara, per esempio Lev 19:26; Dt 18:10; Is 8:19. Quello che è meno chiaro è chi erano i Magi, e quello che fecero esattamente. Anche se i Magi probabilmente usavano l'astrologia, non erano soltanto astrologi; sembravano di essere anche sacerdoti, maghi e interpreti di sogni. Appaiono con questi ruoli nei primi due capitoli di Daniele. Matteo non dice che usarono l'astrologia per predire il tempo e il luogo della nascita del re dei Giudei. Dice invece che videro la stella del re in Oriente. Ci sono state nella storia molte spiegazioni astronomiche di questa stella, per esempio una congiunzione di pianeti, una supernova e una cometa. Dato il comportamento della stella in Mt 2:9, è probabile che fosse un evento sovrannaturale e non astronomico. In ogni caso, i magi videro questa stella straordinaria e capirono che la stella annunciava la nascita del re dei Giudei. Non usarono le stelle per predire la nascita di Gesù e certamente le stelle non determinarono il destino di Gesù (come l'astrologia e soprattutto l'oroscopo insegnano) - anzi il contrario, Gesù è il Creatore delle stelle e determina il loro destino.
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> Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno : - Pagina 4 Figliincielo

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Dio può odiare qualcuno?


Malachia 1:3
Dio, tramite il profeta Malachia, disse di odiare Esaù, il fratello gemello di Giacobbe (che amava). Eppure Dio è amore (1Gv 4:16) ed è buono verso tutti (Sal 145:9). Il problema è che spesso abbiamo una comprensione sbagliata dell'amore e dell'odio, pensando solo all'amore e all'odio come sentimenti, che non possono esistere allo stesso tempo. Però nella Bibbia, non sono contrari. L'odio è respingere e non accettare qualcosa. Nel caso di Dio, è respingere tutto quello che non è giusto, che è contrario al suo carattere e ai suoi giusti standard. L'amore è fare qualcosa per il bene di qualcuno, soprattutto quando costa. In questo senso, il contrario dell'amore non è l'odio, per l'indifferenza. Per questo motivo, "odiare" spesso equivale a "amare di meno" (per esempio Gen 29:30-33, e il confronto fra Mt 10:37 e Lu 14:26), perché Dio ama tutti anche se non sempre nello spesso modo, e odia tutti i peccatori.
Così è possibile per Dio odiare una persona (perché non è in un giusto rapporto con lui) e allo stesso amare la persona (cercando il suo bene). Infatti, è proprio così che ha fatto per ognuno di noi, perché mentre eravamo i suoi nemici, Dio nel suo amore mandò Gesù Cristo per morire nel nostro posto, affinché potessimo avere un giusto rapporto con Dio (Rom 5:6-10).
Vedi il commento su [url=http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=Romani 9:13]Romani 9:13[/url]. Paolo citò questo versetto in una discussione della scelta di solo uno dei gemelli prima che loro facessero bene o male.
(Fonte: La Parola)
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Perché non dobbiamo essere troppo giusti né saggi?


Ecclesiaste 7:16
Il contesto spiega questo versetto strano. Il versetto precedente Ec 7:15 parla di un giusto che morì per la sua giustizia. Non si sa come, ma non è difficile pensare di alcuni possibili motivi, per esempio perché non volle approvare un'azione ingiusta del re. Il punto è che anche se la giustizia e la saggezza sono buone (Ec 7:11-12,19), non garantiscono il successo nella vita, e a volte possono anche essere pericolose. Vedi il commento su [url=http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=Ecclesiaste 1:18]Ecclesiaste 1:18[/url]. L'avvertimento è contro la ricerca della giustizia e della saggezza come la cosa più importante della vita, per garantire una vita tranquilla. Non mettere troppo enfasi sulla giustizia, dice l'Autore, e non farti troppo saggio, nel senso di non ritenerti saggio (come Pr 3:7) quando non lo siamo. La realtà è che la nostra saggezza è sempre mancante, non possiamo mai acquisire abbastanza saggezza per capire tutto (Ec 7:13,23-24), nello stesso modo che non possiamo mai essere giusti (Ec 7:16).
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Brani difficili nella Bibbia

Un ragazzo insegnato bene non se ne allontanerà mai?

Proverbi 22:6
Ovviamente non sempre quando si insegna ad un ragazzo la condotta che deve tenere, lui non se ne allontanerà neanche quando sarà vecchio. Credo che non sia difficile per nessuno pensare a dei controesempi. Ma questo è un proverbio che descrive un principio naturale e generale, per incoraggiarci a vivere in un certo modo, quello giusto e saggio, cioè educare i figli nelle vie del Signore. Lo dobbiamo fare, fra altri motivi, perché aiuterà i figli a seguire il Signore per tutta la vita. Ma non è una promessa che garantisce la buona crescita dei figli, per cui non deve essere una causa di angoscia se un figlio si allontana da Dio quando è più grande.
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Brani difficili nella Bibbia

Se Mosè scrisse il Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia), come mai in Deuteronomio 34 c'è il racconto della sua morte?


Deuteronomio 34:1-12
Alcuni ritengono che questo capitolo sia una profezia da parte di Mosè, che Dio gli rivelò come sarebbe morto. Benché possibile, sarebbe strano. Quando Dio parlò a Mosè del futuro, Mosè lo descrisse come eventi futuri (per esempio Num 20:12, 23-29). Inoltre, 34:6, 10 indicano un "oggi" in cui il capitolo fu scritto che è dopo il tempo di Mosè.
Altri ritengono che Mosè abbia scritto il Pentateuco, ma che questo capitolo fu aggiunto come postfazione per descrivere la sua morte, forse da Giosuè o da un altro. Senz'altro Giosuè scrisse altre cose nel libro della legge di Dio (Gios 24:26).
Però, sebbene Mosè sia l'autore di tutto il Pentateuco (o tutto tranne l'ultimo capitolo) secondo la tradizione ebraica e la tradizione cristiana, la Bibbia in realtà non lo afferma. Afferma chiaramente che Mosè diede la legge, che è una parte del Pentateuco (1Re 2:3; 2Re 21:8; Mal 4:4; Dan 9:11-13; Mt 19:8; Gv 1:17; 7:19; At 28:23; 1Cor 9:9), che mise per iscritto la legge (Es 24:4,7; 34:27; Dt 31:9; Gv 1:45; 5:46-47;Rom 10:5 e probabilmente Gios 1:Cool ed alcune altre sezioni del Pentateuco (Es 17:14; Num 33:2), e che Mosè disse quello è scritto nel Pentateuco che lui disse (At 3:22; Rom 10:19). Ma non che scrisse tutto il Pentateuco. Ci sono anche alcuni riferimenti al "libro di Mosè" (Esd 6:18; Ne 13:1; Mc 12:26; anche Lu 24:44 che è un riferimento al Pentateuco, una delle tre divisioni delle Scritture ebraiche, insieme con i profeti e gli scritti), che però è ambiguo. Potrebbe essere un titolo, siccome Mosè è il personaggio principale, e non un'indicazione dell'autore. Per esempio, i libri di Samuele nell'Antico Testamento non furono scritti dal profeta Samuele, che morì in 1Sam 25.
Dati i tanti riferimenti a Mosè, il minimo che è possibile secondo la Bibbia è che Mosè scrisse la maggior parte dei libri da Esodo a Deuteronomio, incluse tutte le leggi. È anche possibile che abbia scritto Genesi. Infatti, c'è molta evidenza che l'autore conosceva l'Egitto meglio della Palestina, per esempio quando fa confronti con l'Egitto (Gen 13:10; Num 13:22). Ma in ogni caso, sembra che ci sia stata una redazione del Pentateuco in un secondo momento che lo "aggiornò" al giorno del redattore. Ciò spiegherebbe diverse frasi del tipo "fino a oggi" e l'uso di alcuni nomi che non esistevano al tempo di Mosè (per esempio "Dan" in Gen 14:14).
Anche se non possiamo essere sicuri quanto Mosè scrisse del Pentateuco, è chiaro che il racconto della sua morte nell'ultimo capitolo non contraddice quello che la Bibbia dice di quanto scrisse.
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Se nei 10 comandamenti era vietato fare delle immagini di qualsiasi cosa nel cielo o sulla terra, perché Dio comandò a Mosè di fare delle immagini nel tabernacolo?

Esodo 20:4
Per esempio, nel tabernacolo c'erano due cherubini d'oro (Es 25:18-19) e delle melagrane (Es 28:33-34; 39:24-26). Più tardi Mosè fece anche il serpente di rame (Num 21:9). Nel tempio c'erano più immagini ancora (1Re 6:1-38; 7:13-51). È difficile credere che Mosè avesse dimenticato questo comandamento quando diede le istruzioni per la costruzione del tabernacolo poco tempo dopo. Per questo, è meglio interpretare il comandamento non nel senso di un divieto assoluto di qualsiasi rappresentazione artistica, ma un divieto di rappresentare Dio con una cosa creata da Dio (vedi anche Rom 1:18-23) e di usare un'immagine per qualsiasi atto di adorazione o servizio a Dio. Questa interpretazione è confermata dalla spiegazione del comandamento nel prossimo versetto (Es 20:5). L'uso di immagine come idoli, per rappresentare altri dèi, è già stato proibito nel comandamento precedente (Es 20:3).
(Fonte: La Parola)
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Perché Dio cercò di far morire Mosè?


Esodo 4:24


Il motivo per cui Dio cercò di far morire Mosè è nei versetti seguenti, Es 4:25-26. Sefora, la moglie di Mosè, circoncise il loro figlio, anche se non voleva, e solo dopo Dio lasciò Mosè, cioè non era più in pericolo di morte. Mosè, che doveva condurre il popolo di Dio, avrebbe dovuto circoncidere suo figlio per essere un esempio per Israele, un esempio di ubbidienza e di appartenenza al patto con Abraamo.
Ma perché Dio scelse Mosè, se poco dopo cercò di ucciderlo? Non lo sapeva prima? Possiamo considerare questa azione non come un tentativo di distruggere Mosè, ma come un avvertimento, uno stimolo affinché Mosè osservasse i comandamenti di Dio. Chiaramente, se lo scopo di Dio fosse di punire Mosè sterminandolo, l'avrebbe potuto fare subito. Invece Dio fece qualcosa che richiedeva più tempo per morire (per esempio una malattia, ma non lo sappiamo) in modo che Mosè e Sefora potessero rendersi conto di quello che stava succedendo, reagire, e così fare quello che dovevano fare. Lo scopo di Dio non era di punire Mosè, ma di portare Mosè all'ubbidienza e di far circoncidere il figlio.
(Fonte: La Parola)
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Perché Dio fa in modo che alcuni non si convertano?

Isaia 6:9-10

Nella chiamata di Isaia, Dio gli disse di andare a predicare ai Giudei, per dire loro che ascoltavano ma non capivano. Così facendo, Isaia avrebbe resi duri gli orecchi dei Giudei affinché non udissero e non si convertissero. Il brano non è difficile da capire, ma potrebbe essere difficile da accettare per alcuni. Ma la realtà è che la predicazione della Parola di Dio ha due effetti: porta vita a chi crede, ma rende ancora più colpevoli quelli che non credono, perché rifiutano ancora una volta la possibilità di avere la vita da Dio. Paolo parlò dello stesso doppio effetto nel suo ministero (e quindi di tutti i Cristiani che parlano di Gesù) in 2Cor 2:14-16. Nel caso di Isaia, i Giudei erano già colpevoli di aver sentito Dio senza badare a quello che disse (Is 6:9). Quindi Dio mandò Isaia per renderli anche più insensibili, affinché ricevessero la giusta punizione per la loro ribellione perché non si sarebbero convertiti (Is 6:10). Infatti Isaia doveva continuare a predicare fino a quando la punizione era completa con la distruzione del paese (Is 6:11-13). Ma Dio avrebbe comunque lasciato una speranza per il futuro (la seconda parte di Is 6:13).

Questo brano è citato diverse volte da Gesù (Gv 12:40) e Paolo (At 28:26-27; Rom 11:Cool per descrivere gli Ebrei increduli a cui parlarono. Gesù citò il brano anche per spiegare perché parlava in parabole (Mt 13:14-15; Mc 4:12; Lu 8:10) - vedi il commento su [url=http://www.laparola.net/brani/brani.php?r=Matteo 13:13-15]Matteo 13:13-15[/url].
(Fonte: La parola)
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Cosa fa Satana in cielo?

Giobbe 1:6-12

In Giob 1:6-12; 2:1-7; Zac 3:1 Satana è descritto di essere davanti a Dio, con gli altri angeli, dove accusò Giobbe e il sommo sacerdote Giosuè. L'unica possibile difficoltà con questi brani è che forse sono diversi dalle nostre aspettative. Ma non sono difficili da capire, né diversi da altri brani. Un desiderio di Satana è di accusare davanti a Dio il suo popolo, ed è necessario che Satana parli a Dio per farlo (Ap 12:10 - verrà gettato giù nel nostro futuro). Dall'altra parte, da questi brani è ovvio che non parlino insieme come pari, ma Satana viene alla presenza di Dio sottoposto a lui, capace di fare solo quello che Dio gli permette. Solo al giorno di giudizio, alla seconda venuta di Gesù Cristo, Satana sarà giudicato e allontanato per sempre dalla presenza di Dio Mt 25:41; Ap 20:7-10.
(Fonte: La Parola)
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Qual è il messaggio del libro dell'Ecclesiaste?
Ecclesiaste 1:1

Ecclesiaste è un libro particolare nella Bibbia, con il suo forte pessimismo e cinismo, almeno prima degli ultimi versetti. Sembra molto diverso dal messaggio del resto della Bibbia. Infatti, alcuni ritengono che un ateo stesse parlando nel libro (o che qualcuno che crede in Dio stesse spiegando quello che un ateo dovrebbe pensare), per cui è un punto di vista sbagliato, fino a quando il vero atteggiamento della vita è dato in Ec 12:15-16 (12:13-14 in alcuni versioni). Ma non è necessario interpretare il libro in questo modo.
Ci sono alcune chiavi di lettura di Ecclesiaste. La prima è che Dio creò tutto buono, in parte per darci piacere, affinché ringraziamo Dio per quello che ci dà. Ma noi prendiamo quello che Dio ha creato e cerchiamo significato e soddisfazione in esso, piuttosto che in Dio. E sempre la creatura ci delude, perché non è Dio e non può soddisfarci. La seconda è in Gen 3:16-19 e Rom 8:19-22. In Genesi, vediamo che come conseguenza del peccato di Adamo e Eva, quello che è buono viene maledetto, per esempio il rapporto fra uomo e donna, e il lavoro di custodire la terra. Rimangono cose buone create da Dio, ma sono difficili. Paolo lo conferma in Romani, affermando che "la creazione è stata sottoposta alla vanità... geme ed è in travaglio". Così in Ec 1:12-2:11, l'Autore dimostra che la saggezza, i piaceri, le ricchezze e il lavoro - cose buone che Dio ci ha dato per il nostro godimento - non possono veramente soddisfarci, perché non sono stati creati per questo scopo e inoltre sono stati sottoposti alla vanità. Questo non è solo il punto di vista di uno che non crede in Dio, ma anche la realtà della vita per chi crede. Nessuno può controllare la propria vita, e le cose vanno storte per tutti. Nessuno deve pensare che la famiglia, o il denaro, o l'educazione, o qualsiasi altra cosa possano saziarlo o preservarlo dalle difficoltà, altrimenti sarà deluso e frustrato. Se non subito, quando muore. Quindi, conclude l'Autore in Ec 2:24-25, tutto quello che dobbiamo fare in mezzo alla fatica del mondo caduto è godere il benessere che Dio ci dona. Poi, per aver il vero significato della vita, dobbiamo temere Dio (Ec 12:15).
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Se Dio è assolutamente buono e sovrano, perché c'è il male nel mondo?


Questo è la domanda più comune sull'esistenza di Dio, non solo adesso ma da migliaia di anni. E in tutto questo tempo, altri hanno dato risposte più complete e migliori di quanto io posso dare qui. Quindi scriverò solo qualche indicazione generale.
Questa domanda di solito ha una di due forme. Prima di tutto c'è la domanda filosofica o logica, che il fatto che il male esiste sembra contraddire l'esistenza di un Dio buono e sovrano. Poi c'è anche la domanda personale o esistenziale: perché Dio ha permesso che questo male particolare sia successo a me? Anche se la risposta alla seconda domanda è uno sviluppo ad un caso particolare dei principi della prima, è utile dividere le risposte alle due domande.
La domanda filosofica fa, in poche parole, questo ragionamento: Il male esiste nel mondo, per cui Dio non vuole oppure non può rimuoverlo. Nel primo caso, non è buono; nel secondo caso, non è onnipotente. Quindi se Dio esiste, non può essere perfettamente buono e sovrano, come la Bibbia insegna. Ci sono vari modi di rispondere a questo ragionamento, sia al livello filosofico (come può essere definito "il male" se non esiste qualcosa di supremo e assoluto che definisce il giusto; oppure il fatto che Dio non ha ancora distrutto il male non significa che non lo farà mai) sia al livello personale (se Dio dovesse distruggere il male, dovrebbe distruggere me e te perché facciamo cose sbagliate, è quello che veramente vuoi?). Ma ci sono alcune riflessione sulla questiona che mi colpiscono in modo particolare. Nella prima, la causa del male è visto nella ribellione da parte delle sue creature, prima di Satana ed alcuni angeli, poi di ognuno di noi che non viviamo sempre sotto il governo di Dio. Questa ribellione trascina anche tutta la creazione alla maledizione, alla vanità e alla corruzione (Gen 3:17-18; Rom 8:19-22). Quindi il male è il risultato della nostra ribellione, o direttamente o indirettamente, e non possiamo biasimare Dio. Ma perché Dio non fa qualcosa? In realtà l'ha fatto. Entrò nella sua creazione che noi abbiamo fatto maledire, come l'uomo Gesù Cristo, e soffrì terribilmente l'effetto del male, fino alla crocifissione alle mani di persone malvagie. Quindi Dio non ha una soluzione filosofica o disinteressata al problema del male, ma si tuffò dentro per sperimentare tutto quello che soffriamo e così simpatizzare con noi nel nostro combattimento contro il male (Ebr 4:15). Poi, con la sua morte e risurrezione Gesù sconfisse il male, anche se la sua vittoria sarà completamente manifestata solo al suo ritorno. Perché Dio non distrugge subito il male? Non perché non gli interessa che soffriamo in questi millenni fino al ritorno di Gesù, perché avendo sofferto in Gesù lui sa che è difficile. È invece perché non vuole distruggere tutti noi, che non siamo perfetti. Invece è paziente, per darci l'opportunità di ravvederci a così essere perdonati ed evitare la distruzione (2P 3:9). Infatti, per me molto più difficile da capire del problema del male è il problema del bene. Dato che Dio è perfettamente buono e sovrano, lui deve e può togliere ogni male, ossia ogni cosa che non è perfetta. Cioè, anche noi. Eppure, non siamo già morti, anzi godiamo ancora tante benedizioni da Dio.Questa dovrebbe essere la nostra difficoltà. La risposta a questa difficoltà, che è già stata accennata, è che Dio nella sua grazia e misericordia può rimandare quello che sicuramente farà, cioè distruggere ogni male, affinché lui sarà glorificato da ancora più persone quando sono salvate dal suo giudizio.
Per quanto riguarda la domanda personale - perché questo male particolare è successo a me? - bisogna ammettere che di solito non possiamo sapere il motivo e spesso non lo sapremo mai. In base a quanto scritto nel paragrafo precedente, possiamo affermare che quello che è successo è una conseguenza della ribellione a Dio. A volte è la conseguenza della mia ribellione, per esempio come conseguenza naturale di un comportamento sbagliato oppure come castigo da parte di Dio. Ma spesso è la conseguenza della ribellione in generale, del fatto che viviamo in un mondo caduto. Per esempio, il comportamento sbaglio di qualcuno ha conseguenze naturali su di noi, oppure un disastro naturali perché la terra è stata maledetta. Quindi non possiamo dire che Dio ha mandato questo male ingiustamente, ma possiamo dire che Dio ha permesso che questo male ci succedesse, come permette ogni cosa nella sua sovranità. Avrebbe potuto non permettere che questo male succedesse, come i tanti mali da cui ci protegge ogni giorno. Infatti, quando permette un male a noi, di solito non permette che succeda agli altri. "Perché quindi proprio a me?" a questo punto è una domanda sincera. E una domanda a cui senza l'onniscienza di Dio non possiamo dare una risposta. Ma ci sono alcuni principi da ricordare. Prima di tutto, Dio è buono e misericordioso, e permette molto più bene a noi di quanto meritiamo, come spiegato nel paragrafo precedente. Invece di prendere per sconto tutte le buone cose e lamentarci del male, dobbiamo meravigliarci che riceviamo tante buone cose e accettare il male. Abbiamo perso il lavoro? Ricordiamoci che non l'abbiamo perso prima. Questo non è per ingannarci riguardo al fatto che subiamo un vero male e che stiamo veramente soffrendo, ma per ricordarci che Dio è veramente buono nonostante la sofferenza. Secondo, tutto quello che succede fa parte del disegno benevolo della volontà di Dio, di essere lodato e glorificato sempre di più e di raccogliere tutto sotto un solo capo, Gesù Cristo (Ef 1:5-14). Terzo, "tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio" (Ro 8:28). È vero che quasi mai possiamo capire in quale modo un certo male porterà più gloria a Dio o coopererà al nostro bene. Una grave malattia potrebbe rafforzare la nostra fede, o aiutare qualcuno ad imparare a curarsi degli altri, o impedirci di uscire ed uccidere qualcuno in un incidente, o aiutare un bisnipote a capire la sua malattia decenni più tardi, o uno fra milioni di altri motivi. Non possiamo sapere quale sia quello giusto, possiamo solo sapere che Dio sa, non solo la nostra situazione ma anche gli effetti della nostra situazione sulla vita di tutte le altre persone presenti e future. Infine, qualsiasi male attuale non è paragonabile alla gloria che deve essere manifestata (Rom 8:18) e la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria (2Cor 5:16-18). Se stiamo soffrendo adesso per il male, dobbiamo essere spinti a cercare di evitare questa sofferenza in eternità. Lo scrittore C. S. Lewis scrisse, "Dio ci sussurra nei nostri piaceri, ci parla nella nostra coscienza, ma ci grida nel nostro dolore: è il suo megafono per risvegliare un mondo sordo". Se con il male che ci succede, capiamo che c'è qualcosa che non va con il nostro mondo, dobbiamo cercare il mondo in cui il male non esiste. Il mondo in cui Dio avrà tolto ogni male (Ap 21:1-4), perdonandolo e distruggendolo nella morte e risurrezione di Gesù.
(La Parola)
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