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I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana"

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I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana" Empty Re: I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana"

Messaggio  spitfire

benritrovati.

il peggio e' all'incontrario... pale
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Messaggio  Charade

Stasera esco da qui , stasera demoni e doman mattina tutti santi ... 
Ad maiora ...  Twisted Evil clown pirat
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I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana" Empty Ossa dei morti ….

Messaggio  Charade

Forse è un esercizio di distrazione unire il "dolce" ad una giornata così amara e triste piena dei ricordi dei ns cari ... 
Io che sono ormai cittadino di città , vado perdendo quel che sono le abitudini di 'paese' , sepolte da anni infantili ... eppur come non ricordare il pan di zucchero mangiato dappertutto : 
I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana" Crozzi-morto-palermo-dolci
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Messaggio  spitfire

deliziosi..i dolci siciliani, non lo sapevo, grazie Tara!

anche da noi si ricordano i defunti in questi periodi, con messe particolari... doni, regali ecc.


Ultima modifica di spitfire il Lun 30 Ott 2017, 21:03 - modificato 1 volta. (Motivazione : auto-correttore... :()
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Messaggio  Tara

I pupi di zucchero e la frutta di pasta di mandorle_"frutta martorana" 20171021
Dolci ricordi mi affiorano alla mente .
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Messaggio  Tara

La festa dei morti in Sicilia
 
“Chi ti misiru i morti? U pupu cu l’anchi torti”

Nel parterre di feste e commemorazioni care alla tradizione siciliana, un posto d’eccezione è riservato alla festa dei morti, una ricorrenza antichissima che risale agli albori del X secolo nel periodo, cioè, in cui la Chiesa inizia a cristianizzare le feste pagane. Una tra le tante è, per l’appunto, quella dedicata alla commemorazione dei defunti che in Sicilia più che in altre parti assume contorni particolari.

Il rapporto con la morte, infatti, nella tradizione isolana ha un aspetto bivalente: se da un lato le anime dei defunti vengono scacciate con l’ausilio di riti e preghiere – per allontanare il pericolo di contatti con gli inferi, considerati dominio assoluto del male – dall’altro sono, paradossalmente, invocate per chiedere protezione e aiuto.

“Si nun vennu li morti, nun camminanu li vivi”

Secondo leggende e dettami della tradizione popolare, nella notte tra l’1 e il 2 novembre, la linea di confine che separa il mondo dei vivi da quello dei morti si annulla e permette alle anime dei defunti di entrare in contatto con i propri cari, portando con sé dolciumi e regali di vario genere da donare in particolar modo ai bambini, a testimonianza della loro presenza e del loro vegliare sulla famiglia. Un modo, questo, di avvicinarsi alla morte certamente singolare sintomo di una sensibilità tutta siciliana che pur celebrando la morte non vuole demonizzarla agli occhi puri e innocenti dei bambini.

Come da tradizione, la sera antecedente al giorno dei morti i bambini vanno a letto presto per non disturbare i defunti in viaggio, pena una brutta e dolorosa grattata ai piedi (da qui l’uso di nascondere tutte le grattugge di casa)! Durante la notte i morti, dopo aver abilmente nascosto i propri doni, riforniranno la casa di dolciumi e biscotti, dai Taralli (deliziose ciambelle rivestite di glassa zuccherata), ai Nucatoli, i Mustaccioli e i Tetù (bianchi e marroni), ai Crozzi ‘i mortu (letteralmente le ossa di morto, pupatelli ricolmidi mandorle), passando per i frutti di martorana, cioccolatini, frutta secca (‘U scacciu) e l’immancabile Pupaccena (pupi a cena), dolci antropomorfi fatti di zucchero – di sovente raffiguranti personaggi della tradizione popolare siciliana, come i celebri paladini o le damine del settecento – che andranno ad arricchire ‘U Cannistru, il cesto tradizionale. Spesso, insieme ai dolciumi, ai bambini viene fatto dono di scarpe nuove, talvolta riempite, come buono auspicio per l’anno che verrà e che vanno a sostituire quelle vecchie appese al muro.

Passata la notte, la mattina del 2 novembre, dopo aver recitato la supplica Armi santi, armi santi, iu sugnu uno e vùatri siti tanti: mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai, cosi di morti mittitiminni assai (Anime sante, anime sante, io sono uno e voi siete tante: mentre sono in questo mondo di guai, regali dei morti mettete in abbondanza), i bambini iniziano la caccia ai regali.

Non appena scartati i propri doni e preparato le Moffolette cunzate (pagnotte condite con olio, sale, pepe, origano e filetti d’acciuga) e le classiche Fave dall’alto valore simbolico in quanto, come riportato dal Villabianca, rappresentano le anime dei trapassati, ci si prepara per la consueta visita al cimitero, un momento, sì, di raccoglimento e preghiera ma anche di gioia, in cui ci si reca a salutare, a porgere omaggio, a coloro che non ci sono più ma che continuano a vivere nei cuori di chi li ricorda portando con sé fiori e candele da sistemare sulle lapidi.

Come già detto sopra, le origini della  festa dei morti sono antichissime e affondano le proprie radici nella storia antica egiziana e romana. In entrambe le culture la commemorazione dei morti viene vissuta come un giorno di giubilo in cui, attraverso un banchetto funebre, si ha l’opportunità di ricongiungersi, metaforicamente, con i propri avi, protettori del focolare domestico. Da qui l’usanza di elargire offerte alimentari alle anime, preparte in forma umana in modo che, cibandosi di essi, è come se ci si cibasse, simbolicamente, dei defunti stessi.

Nel corso degli anni il giorno dei morti è stato, inevitabilmente, caricato di nuovi significati assumendo i contorni di una vera e propria festa commerciale tant’è che, soprattutto nelle aree di Palermo e Catania, ogni anno, viene organizzata la tradizionale Fiera dei Morti: originariamente organizzata nel rione dell’Olivella si è spostata, in seguito, alla Cala, nel rione di San Pietro e in altre zone della città presentandosi come un caleidoscopio di bancarelle, un tripudio di suoni, colori e odori per la gioia di grandi e piccini.

di Carmela Corso
Dal web.
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