Colorando coriandoli
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Re: Colorando coriandoli
1.- Da bambini andavamo in auto che non avevano cinture di sicurezza né
airbag…2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata
speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.,,
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di
piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei
medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla
bottiglia dell’acqua minerale…
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che
avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non
avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il
problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima
del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva
rintracciarci. Impensabile….
9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il
pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di
nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…
12.- Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia
e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi ,
televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby
surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet
… Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa
dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza
bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto?
Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano
delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti
per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma.
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né d’iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere?
E a crescere e diventare grandi?
-Paulo Coelho-
L'ho letta su facebook e mi ha strappato un sorriso,un nostalgico ricordo,una riflessione.
Se è vero che "l'uomo" non cambierà mai la sua indole "umana",che sentimenti ed emozioni saranno eternamente uguali...noi bambini di ieri eravamo come i bambini di oggi?Non si tratta di avere/possedere più cose o di vivere situazioni immancabilmente diverse per l'evolversi del progresso quanto di poter vivere la propria infanzia come tale e non come uomini in miniatura.Ci vestivano con due lire e imbrattavamo gli abiti con la terra e l'erba,i pantaloni corti anche d'inverno ed i ginocchi arrossati per il freddo,c'erano i vestiti e le scarpe della festa che uscivano e rientravano nell'armadio per ogni santissima ricorrenza,i pezzi di legna da portare a scuola per alimentare la stufa,i calamai e i pennini le macchie sui quaderni e i buchi per le cancellature.Lo sport erano le corse a perdifiato nei campi,nascondino "tana" per pinco pallino,i compleanni una fetta di torta della mamma e una tazza di cioccolata e la cioccolata la vedevi con il cannocchiale,i giocattoli una palla,una trottola,due ciottorini dalla zia facoltosa o i tegami vecchi di casa,la tv erano le visite dopo cena dei vicini...i bimbi in braccio alle mamme ad ascoltare le chiacchere o le novelle tramandate da generazioni.Avevamo poco eppure non ci mancava niente.Eravamo felici lo stesso,la fantasia ci donava quello che non avevamo,e sapevamo ancora cantare,a squarciagola.Avevamo il tempo delle nostre mamme.
Meglio o peggio prima od ora non lo so,la mia infanzia è stata una splendida avventura,non priva di lacrime o di piccole sofferenze,ma ne conservo un ricordo felice.Vorrei che fosse altrettanto per i miei figli perchè è lì che si gettano le fondamenta di quello che diventeremo da adulti.
airbag…2.- Viaggiare nella parte posteriore di un furgone aperto era una passeggiata
speciale e ancora ne serbiamo il ricordo.,,
3.- Le nostre culle erano dipinte con colori vivacissimi, con vernici a base di
piombo.
4.- Non avevamo chiusure di sicurezza per i bambini nelle confezioni dei
medicinali, nei bagni, alle porte.
5.- Quando andavamo in bicicletta non portavamo il casco.
6.- Bevevamo l’acqua dal tubo del giardino invece che dalla
bottiglia dell’acqua minerale…
7.- Trascorrevamo ore ed ore costruendoci carretti a rotelle ed i fortunati che
avevano strade in discesa si lanciavano e, a metà corsa, ricordavano di non
avere freni. Dopo vari scontri contro i cespugli, imparammo a risolvere il
problema. Sì, noi ci scontravamo con cespugli, non con auto!
8.- Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima
del tramonto. Non avevamo cellulari… cosicché nessuno poteva
rintracciarci. Impensabile….
9.- La scuola durava fino alla mezza, poi andavamo a casa per il
pranzo con tutta la famiglia (si, anche con il papà).
10.- Ci tagliavamo, ci rompevamo un osso, perdevamo un dente, e nessuno faceva una denuncia per questi incidenti. La colpa non era di
nessuno, se non di noi stessi.
11.- Mangiavamo biscotti, pane olio e sale, pane e burro, bevevamo bibite zuccherate e non avevamo mai problemi di sovrappeso, perché stavamo sempre in giro a giocare…
12.- Condividevamo una bibita in quattro… bevendo dalla stessa bottiglia
e nessuno moriva per questo.
13.- Non avevamo Playstation, Nintendo 64, X box, Videogiochi ,
televisione via cavo con 99 canali, videoregistratori, dolby
surround, cellulari personali, computer, chatroom su Internet
… Avevamo invece tanti AMICI.
14.- Uscivamo, montavamo in bicicletta o camminavamo fino a casa
dell’amico, suonavamo il campanello o semplicemente entravamo senza
bussare e lui era lì e uscivamo a giocare.
15.- Si! Lì fuori! Nel mondo crudele! Senza un guardiano! Come abbiamo fatto?
Facevamo giochi con bastoni e palline da tennis, si formavano
delle squadre per giocare una partita; non tutti venivano scelti
per giocare e gli scartati dopo non andavano dallo psicologo per il trauma.
16.- Alcuni studenti non erano brillanti come altri e quando perdevano un anno lo ripetevano. Nessuno andava dallo psicologo, dallo psicopedagogo, nessuno soffriva di dislessia né di problemi di attenzione né d’iperattività; semplicemente prendeva qualche scapaccione e ripeteva l’anno.
17.- Avevamo libertà, fallimenti, successi, responsabilità … e imparavamo a gestirli.
La grande domanda allora è questa:
Come abbiamo fatto a sopravvivere?
E a crescere e diventare grandi?
-Paulo Coelho-
L'ho letta su facebook e mi ha strappato un sorriso,un nostalgico ricordo,una riflessione.
Se è vero che "l'uomo" non cambierà mai la sua indole "umana",che sentimenti ed emozioni saranno eternamente uguali...noi bambini di ieri eravamo come i bambini di oggi?Non si tratta di avere/possedere più cose o di vivere situazioni immancabilmente diverse per l'evolversi del progresso quanto di poter vivere la propria infanzia come tale e non come uomini in miniatura.Ci vestivano con due lire e imbrattavamo gli abiti con la terra e l'erba,i pantaloni corti anche d'inverno ed i ginocchi arrossati per il freddo,c'erano i vestiti e le scarpe della festa che uscivano e rientravano nell'armadio per ogni santissima ricorrenza,i pezzi di legna da portare a scuola per alimentare la stufa,i calamai e i pennini le macchie sui quaderni e i buchi per le cancellature.Lo sport erano le corse a perdifiato nei campi,nascondino "tana" per pinco pallino,i compleanni una fetta di torta della mamma e una tazza di cioccolata e la cioccolata la vedevi con il cannocchiale,i giocattoli una palla,una trottola,due ciottorini dalla zia facoltosa o i tegami vecchi di casa,la tv erano le visite dopo cena dei vicini...i bimbi in braccio alle mamme ad ascoltare le chiacchere o le novelle tramandate da generazioni.Avevamo poco eppure non ci mancava niente.Eravamo felici lo stesso,la fantasia ci donava quello che non avevamo,e sapevamo ancora cantare,a squarciagola.Avevamo il tempo delle nostre mamme.
Meglio o peggio prima od ora non lo so,la mia infanzia è stata una splendida avventura,non priva di lacrime o di piccole sofferenze,ma ne conservo un ricordo felice.Vorrei che fosse altrettanto per i miei figli perchè è lì che si gettano le fondamenta di quello che diventeremo da adulti.
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Colorar molti coriandoli con pochi colori è un teorico bel match ,,, Sarà semplice , sarà facile , ma quanto può essere utile ? ,,,
Estimatore di Occam , non c'è dubbio , ma attenzione a non confondere la semplicità con la semplicioneria ,,, e con questa similitudine che la buona serata a voi sia ,,,
Estimatore di Occam , non c'è dubbio , ma attenzione a non confondere la semplicità con la semplicioneria ,,, e con questa similitudine che la buona serata a voi sia ,,,
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
L'esperimento di Milgram"
Lo psicologo sociale Milgram iniziò negli Stati Uniti,nei laboratori dell'università di Yale,un esperimento rimasto nella storia per i risultati ottenuti e che diede il via a tanti altri (la cosiddetta "psicologia del male").L'esperimento ebbe luogo dopo il processo al criminale di guerra tedesco Eichmann e intendeva rispondere alla domanda:E' possibile che i nazisti stessero solo eseguendo degli ordini?
Era necessario riprodurre condizioni simili,cioè un'autorità che impartiva ordini contrastanti con i dettami dell'etica umana.Furono scelte persone comuni di età diverse,provenienti da differenti ceti sociali e reclutate tramite annunci postali o sui giornali.I soggetti furono riuniti in una stanza insieme ad altre persone che erano complici degli sperimentatori.Con un sorteggio truccato al volontario veniva assegnato il ruolo di insegnante e al complice quello dell'allievo.L'insegnante aveva davanti a sè un quadro elettrico con degli interruttori corrispondenti a diversi voltaggi da 15v a 450 v,per rendere l'esperimento veritiero si faceva percepire all'insegnante una scossa da 45v.
L'allievo veniva legato ad una sedia con un elettrodo al polso,doveva eseguire degli esercizi e ogni volta che commetteva un errore doveva essere punito con una scossa che aumentava di intensità ad ogni errore.In realtà le scosse erano finte,ma gli insegnanti non lo sapevano e gli alunni fingevano sofferenze,urlavano,imploravano,simulando perfino svenimenti.Ai segni di tensione degli insegnanti lo sperimentatore faceva loro pressione ripetendo che era indispensabile continuare perchè l'esperimento era condotto per il bene della scienza.
I risultati furono sconvolgenti,il 65% dei soggetti benchè palesemente a disagio andò avanti fino alla scossa di 450v e nessuno si fermò prima di quella di 300v.
Anche se la propria coscienza percepiva di commettere un'azione malvagia,la stessa azione veniva riconosciuta legittima perchè imposta da un'autorità e compiuta per un fine alto (la scienza).La responsabilità non coinvolge il singolo individuo che esegue l'ordine ma viene addossata al "sistema".
Resta comunque il fatto che il 35% degli insegnanti non raggiunse il livello della scossa più alto,a dimostrazione che la libertà di rifiutare e dire no esiste.
Lo psicologo sociale Milgram iniziò negli Stati Uniti,nei laboratori dell'università di Yale,un esperimento rimasto nella storia per i risultati ottenuti e che diede il via a tanti altri (la cosiddetta "psicologia del male").L'esperimento ebbe luogo dopo il processo al criminale di guerra tedesco Eichmann e intendeva rispondere alla domanda:E' possibile che i nazisti stessero solo eseguendo degli ordini?
Era necessario riprodurre condizioni simili,cioè un'autorità che impartiva ordini contrastanti con i dettami dell'etica umana.Furono scelte persone comuni di età diverse,provenienti da differenti ceti sociali e reclutate tramite annunci postali o sui giornali.I soggetti furono riuniti in una stanza insieme ad altre persone che erano complici degli sperimentatori.Con un sorteggio truccato al volontario veniva assegnato il ruolo di insegnante e al complice quello dell'allievo.L'insegnante aveva davanti a sè un quadro elettrico con degli interruttori corrispondenti a diversi voltaggi da 15v a 450 v,per rendere l'esperimento veritiero si faceva percepire all'insegnante una scossa da 45v.
L'allievo veniva legato ad una sedia con un elettrodo al polso,doveva eseguire degli esercizi e ogni volta che commetteva un errore doveva essere punito con una scossa che aumentava di intensità ad ogni errore.In realtà le scosse erano finte,ma gli insegnanti non lo sapevano e gli alunni fingevano sofferenze,urlavano,imploravano,simulando perfino svenimenti.Ai segni di tensione degli insegnanti lo sperimentatore faceva loro pressione ripetendo che era indispensabile continuare perchè l'esperimento era condotto per il bene della scienza.
I risultati furono sconvolgenti,il 65% dei soggetti benchè palesemente a disagio andò avanti fino alla scossa di 450v e nessuno si fermò prima di quella di 300v.
Anche se la propria coscienza percepiva di commettere un'azione malvagia,la stessa azione veniva riconosciuta legittima perchè imposta da un'autorità e compiuta per un fine alto (la scienza).La responsabilità non coinvolge il singolo individuo che esegue l'ordine ma viene addossata al "sistema".
Resta comunque il fatto che il 35% degli insegnanti non raggiunse il livello della scossa più alto,a dimostrazione che la libertà di rifiutare e dire no esiste.
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
“La Terra ci è data in prestito dai nostri figli”(detto amerindio)
Naron, dell’antichissima razza di Rigel, era il quarto della sua stirpe che teneva i registri galattici. Aveva un libro grande, con l’elenco delle innumerevoli razze di tutte le galassie che avevano sviluppato una forma d’intelligenza, e quello, notevolmente più piccolo, nel quale erano registrate tutte le razze che, raggiungendo la maturità, venivano giudicate adatte a far parte della Federazione Galattica. Nel registro grande erano stati cancellati molti nomi: erano quelli di popoli che, per una ragione o per l’altra, erano scomparsi.
Sfortuna, difetti biochimici o biofisici, squilibri sociali avevano preteso il loro pedaggio. In compenso, nessuna annotazione era mai stata cancellata dal libro piccolo. Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando.
“Naron!” disse il messaggero.“Immenso e Unico!”
“Va bene, va bene, cosa c’è? Lascia perdere il cerimoniale.”
“Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità.”
“Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?”
Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo interno.
“Uhm, sì” disse Naron, “conosco quel mondo.”
E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: “Terra”
“Queste nuove creature” disse poi, “detengono un bel primato. Nessun altro organismo è passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori.”
“Nessun errore, signore” disse il messaggero.
“Hanno scoperto l’energia termonucleare, no?”
“Certamente, signore.”
“Benissimo, questo è il criterio di scelta.”. Naron ridacchiò soddisfatto: “E molto presto le loro navi entreranno in contatto con la Federazione.
“Per ora, Immenso e Unico” disse con una certa riluttanza il messaggero, “gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio.”
Naron era stupefatto. “Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?”
“Non ancora, signore.”
“Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosionisperimentali?”
“Sul loro pianeta, signore.”
Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: “Sul loro pianeta?”
“Sì, signore.”
Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull’ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
“Razza di deficienti!” borbottò.
Isaac Asimov, Silly Asses (Razza di deficienti), in “Future”, Febbraio 1958
Naron, dell’antichissima razza di Rigel, era il quarto della sua stirpe che teneva i registri galattici. Aveva un libro grande, con l’elenco delle innumerevoli razze di tutte le galassie che avevano sviluppato una forma d’intelligenza, e quello, notevolmente più piccolo, nel quale erano registrate tutte le razze che, raggiungendo la maturità, venivano giudicate adatte a far parte della Federazione Galattica. Nel registro grande erano stati cancellati molti nomi: erano quelli di popoli che, per una ragione o per l’altra, erano scomparsi.
Sfortuna, difetti biochimici o biofisici, squilibri sociali avevano preteso il loro pedaggio. In compenso, nessuna annotazione era mai stata cancellata dal libro piccolo. Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando.
“Naron!” disse il messaggero.“Immenso e Unico!”
“Va bene, va bene, cosa c’è? Lascia perdere il cerimoniale.”
“Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità.”
“Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?”
Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo interno.
“Uhm, sì” disse Naron, “conosco quel mondo.”
E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: “Terra”
“Queste nuove creature” disse poi, “detengono un bel primato. Nessun altro organismo è passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori.”
“Nessun errore, signore” disse il messaggero.
“Hanno scoperto l’energia termonucleare, no?”
“Certamente, signore.”
“Benissimo, questo è il criterio di scelta.”. Naron ridacchiò soddisfatto: “E molto presto le loro navi entreranno in contatto con la Federazione.
“Per ora, Immenso e Unico” disse con una certa riluttanza il messaggero, “gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio.”
Naron era stupefatto. “Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?”
“Non ancora, signore.”
“Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosionisperimentali?”
“Sul loro pianeta, signore.”
Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: “Sul loro pianeta?”
“Sì, signore.”
Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull’ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
“Razza di deficienti!” borbottò.
Isaac Asimov, Silly Asses (Razza di deficienti), in “Future”, Febbraio 1958
Teti- Graduate
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dedicata alle Persone Tutte di Gaza
Una guerra senza fine e inutili le Voci, neanche il Silenzio ha più un rispettoso senso.
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento. (Quasimodo)
Azzurra- Senior
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Re: Colorando coriandoli
“Una vecchia leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano Dei. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma – signore degli dei – decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio.
Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: “seppelliamo la divinità dell’uomo nella Terra”. Brahma tuttavia rispose: “No, non basta. Perché l’uomo scaverà e la ritroverà”. Gli dei, allora, replicarono: “In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani”. E di nuovo Brahma rispose: “No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie”. Gli dei minori conclusero allora: “Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere – sulla terra o in mare – luogo alcuno che l’uomo non possa una volta raggiungere”.
E fu così che Brahma disse: “Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla”.
A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l’uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne,scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”
Dentro di noi c'è tutto.
Essere padroni della nostra mente ci apre spazi infiniti,non è facile ma possibile.
Quando gli dei minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero la cosa seguente: “seppelliamo la divinità dell’uomo nella Terra”. Brahma tuttavia rispose: “No, non basta. Perché l’uomo scaverà e la ritroverà”. Gli dei, allora, replicarono: “In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli Oceani”. E di nuovo Brahma rispose: “No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le cavità di tutti gli Oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie”. Gli dei minori conclusero allora: “Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere – sulla terra o in mare – luogo alcuno che l’uomo non possa una volta raggiungere”.
E fu così che Brahma disse: “Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel suo io più profondo e segreto, perché è il solo posto dove non gli verrà mai in mente di cercarla”.
A partire da quel tempo, conclude la leggenda, l’uomo ha compiuto il periplo della terra, ha esplorato, scalato montagne,scavato la terra e si è immerso nei mari alla ricerca di qualcosa che si trova dentro di lui.”
Dentro di noi c'è tutto.
Essere padroni della nostra mente ci apre spazi infiniti,non è facile ma possibile.
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Domani vado a comprar pennelli e tavolozza e mi cimento anch'io nell'arte figurativa di colorar coriandoli vari ed affini ,,, ma per adesso mi figuro di andar per cambuse a colorar pentole e padelle ,,,
Buona continuazione ,,,
Buona continuazione ,,,
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
Dopo una serata pallonara poco colorata , non son sicuro di poter colorare i disegni di Morpheus ,,,
Comunque per me è tardi poichè a differenza dei milionari pallonari io i milioni li devo ancora fare e domani la sveglia è sempre alla stessa ora -
Bye vado a procurarmi i pastelli nel caso il nervosismo sferico mi destinasse a colorar pecore a forma di coriandoli che saltano uno steccato impossibile ,,, bah-m-boh ? ,,,,
Comunque per me è tardi poichè a differenza dei milionari pallonari io i milioni li devo ancora fare e domani la sveglia è sempre alla stessa ora -
Bye vado a procurarmi i pastelli nel caso il nervosismo sferico mi destinasse a colorar pecore a forma di coriandoli che saltano uno steccato impossibile ,,, bah-m-boh ? ,,,,
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
La felicità è un sentimento segreto,
esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele.
Vi si sta arrocati come in un palazzo di ferro e cemento, dalle grandi vetrate;
nello stesso tempo è un riflesso sull'acqua che non solo la brezza,
ma l'ombra di un passante può alterare....
La felicità non si narra.
Si può appena, come la pioggia scorrendo a rivoli sui vetri traccia e scancella delle figurazioni,
annotare i momenti salienti che ci consentono di intravederla.
E un'altra cosa so della felicità: che essa è muta.
(da La costanza della ragione
Vasco Pratolini )
E' difficile esprimere la felicità..
esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele.
Vi si sta arrocati come in un palazzo di ferro e cemento, dalle grandi vetrate;
nello stesso tempo è un riflesso sull'acqua che non solo la brezza,
ma l'ombra di un passante può alterare....
La felicità non si narra.
Si può appena, come la pioggia scorrendo a rivoli sui vetri traccia e scancella delle figurazioni,
annotare i momenti salienti che ci consentono di intravederla.
E un'altra cosa so della felicità: che essa è muta.
(da La costanza della ragione
Vasco Pratolini )
E' difficile esprimere la felicità..
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Il ratto di Europa-Tiziano
La leggenda di Europa
Europa,la giovane figlia di Agenore re di Tiro (Fenicia) e di Telefassa era solita recarsi sulla spiaggia per raccogliere fiori con cui intrecciare ghirlande.La bella principessa fu notata da Zeus che, innamorandosi di lei,per avvicinarla si trasformò in un possente toro bianco.Giudicandolo docile Europa l'accarezzò e per gioco gli salì in groppa,allora il toro corse verso il mare dirigendosi verso l'isola di Creta.Qui Zeus riprese le sembianze divine e fece sua la bella principessa,che generò Minosse,Radamanto e Sarpedonte.Nel frattempo il re Agenore aveva mandato gli altri figli alla ricerca della sorella,ma dovette soccombere alla prepotenza del re dell'Olimpo.Conclusasi l'avventura con Zeus la principessa Europa sposò Asterione,re di Creta.Alla sua morte Europa fu onorata come una dea e Zeus creò la forma del toro bianco nelle stelle che compongono la costellazione del Toro.
Visto che siamo in tema d'Europa...
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Colorando un sabato sera di maggio rosato , vi lascio un solito augurio che non vuol essere adusato ... a bonne vie
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
Colorando intenzioni e convincimenti ,,,
Si è fatto una certa ora , ed ora le mie intenzioni e i miei convincimenti mi dicono che ci sentiamo più avanti nel tempo ,,, nel tempo in là ...
Bye e buona cenata con la seguente febbrata ---
Si è fatto una certa ora , ed ora le mie intenzioni e i miei convincimenti mi dicono che ci sentiamo più avanti nel tempo ,,, nel tempo in là ...
Bye e buona cenata con la seguente febbrata ---
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
Ho stretto la tua mano per non perderti,per percorrere insieme a te la strada della vita.
Le nostre mani sempre congiunte ma ancora ognuno sul proprio binario.
E' un'utopia continuare a sperare che prima di arrivare all'ultima stazione ognuno di noi riesca ad abbandonare il proprio,scendere tra i sassi e le erbacce e camminare abbracciati?
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Colorando d'infiniti colori una tela spezzettata di qualsiasi natura , vi lascio nel proseguimento del vs incedere ...
Charade- Senior
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Re: Colorando coriandoli
Non Mi Interessa
Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri
e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.
Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare
di sembrare stupido per l'amore, per i sogni, per l'avventura di essere vivo.
Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato
il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita
o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.
Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo;
se puoi ballare pazzamente e lasciare l'estasi riempirti fino
alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti,
o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.
Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.
Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso,
se puoi subire l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.
Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare
all'argento di una luna piena: SI!
Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due,
e fare quel che si deve fare per i bambini.
Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.
Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l'ha fatto.
Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai ....nei momenti vuoti.
Scritto da un'indiana della tribù degli Oriah - 1890
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Il mio nome è rosso di Orhan Pamuk:
"Sento che vi domandate: cosa vuol dire essere un colore?
Il colore è il tocco dell’occhio, la musica dei sordi, un grido nel
buio. Dato che sono decine di migliaia di anni che ascolto, di libro in
libro, di oggetto in oggetto, quel che dicono le anime, come il ronzio del vento, lasciatemi dire che il mio tocco somiglia a quello degli angeli. Parte di me richiama i vostri occhi, è la mia parte pensante. L’altra parte vola in aria con i vostri sguardi, è la mia parte leggera.
Sono così contento di essere rosso! Mi brucia dentro, sono forte, so di attirare l’attenzione, so anche che non riuscite a resistermi.
Non mi nascondo. Per me, la finezza non si ottiene con la debolezza o la fragilità, ma con la decisione e la forza di volontà. Mi faccio notare. Non ho paura degli altri colori, delle ombre, della folla o della solitudine. Com’è bello riempire con il mio fuoco vittorioso una superficie che mi attende! Dove mi espando io, gli occhi brillano, le passioni si fortificano, le sopracciglia si alzano, i cuori battono forte. Guardatemi, com’è bello vivere! Contemplatemi, com’è bello vedere. Vivere è vedere. Io vedo ovunque. La vita comincia con me, tutto torna a me, credetemi.
Fate silenzio e ascoltate come mai sono un rosso così meraviglioso. Un maestro miniaturista esperto di colori pestò e polverizzò con le proprie mani nel mortaio le migliori cocciniglie provenienti dai luoghi più caldi dell’India e ne preparò cinque dramme, poi preparò una dramma di saponaria e mezza dramma di lotor. Mise tre okka di acqua nel recipiente, ci buttò la saponaria e la fece bollire. Poi aggiunse il lotor e lo mescolò ben bene. Lo fece bollire il tempo necessario a prendersi un buon caffè. Mentre lui bevevo il caffè, io mi spazientivo come un bambino in procinto di nascere. Una volta che il caffè gli ebbe aperto la mente e gli occhi, gettò nel recipiente la polvere rossa e la mescolò per bene con uno dei sottili bastoncini puliti che usava per questo lavoro. Adesso sarei diventato un vero rosso, la mia densità è talmente importante, l’acqua non deve bollire a lungo inutilmente, ma deve comunque bollire. Prese un po’ d’acqua con l’estremità del bastoncino e la mise sull’unghia del pollice (le altre dita non vanno assolutamente bene). Oh, che bello essere rosso! Gli tinsi l’unghia di rosso senza colare, la mia densità andava bene ma c’era del sedimento. Tolse il recipiente dal fuoco, lo filtrò attraverso un tessuto pulitissimo e mi colò, divenni ancora più puro. Poi mi mise sul fuoco, mi fece bollire ancora due volte fino a schiumare, aggiunse un po’ di allume battuto e mi lasciò raffreddare.
Passarono un paio di giorni, rimasi lì in fondo al recipiente senza mescolarmi a nulla. Desideravo essere steso sulle pagine, ovunque e su ogni cosa, mi offendeva stare così. In questo periodo di silenzio meditai su cosa significasse essere rosso."
In questo romanzo l’azione si svolge nel 1500 in Turchia, nasce dalla consapevolezza dei miniaturisti che i metodi e i libri a cui avevano dedicato la vita, di lì a poco sarebbero stati dimenticati.Nel laboratorio del Sultano si sarebbe disegnato alla maniera europea, privilegiando,a loro vedere, il mondo delle figure rispetto al significato
Il colore rosso è stato uno dei primi ad essere usato dall’uomo poiché i pigmenti rossi sono stati disponibili molto presto in natura. Nell’arte paleolitica si otteneva questo colore dalla terra ocra rossa e nel neolitico dalla robbia, un’erba dalle radici tintorie. In seguito ci si servì di alcuni metalli come l’ossido di ferro o il solfuro di mercurio. Nella Roma imperiale il rosso che si otteneva dalla sostanza colorante del murice, una conchiglia, era riservato all’imperatore e ai generali, non solo per la difficoltà della produzione, ma anche perché al rosso sin dall’antichità si attribuirono i simboli del potere,quelli della religione e della guerra. Nel Medioevo si ripiegò sul chermes, il colorante estratto da un insetto. Per ciò che riguarda i tintori è interessante ricordare che in questo periodo ciascuno di loro era legato al proprio colore: per esempio, a Venezia, Milano, Norimberga gli specialisti del rosso robbia, non potevano lavorare neppure con il rosso chermes.
"Sento che vi domandate: cosa vuol dire essere un colore?
Il colore è il tocco dell’occhio, la musica dei sordi, un grido nel
buio. Dato che sono decine di migliaia di anni che ascolto, di libro in
libro, di oggetto in oggetto, quel che dicono le anime, come il ronzio del vento, lasciatemi dire che il mio tocco somiglia a quello degli angeli. Parte di me richiama i vostri occhi, è la mia parte pensante. L’altra parte vola in aria con i vostri sguardi, è la mia parte leggera.
Sono così contento di essere rosso! Mi brucia dentro, sono forte, so di attirare l’attenzione, so anche che non riuscite a resistermi.
Non mi nascondo. Per me, la finezza non si ottiene con la debolezza o la fragilità, ma con la decisione e la forza di volontà. Mi faccio notare. Non ho paura degli altri colori, delle ombre, della folla o della solitudine. Com’è bello riempire con il mio fuoco vittorioso una superficie che mi attende! Dove mi espando io, gli occhi brillano, le passioni si fortificano, le sopracciglia si alzano, i cuori battono forte. Guardatemi, com’è bello vivere! Contemplatemi, com’è bello vedere. Vivere è vedere. Io vedo ovunque. La vita comincia con me, tutto torna a me, credetemi.
Fate silenzio e ascoltate come mai sono un rosso così meraviglioso. Un maestro miniaturista esperto di colori pestò e polverizzò con le proprie mani nel mortaio le migliori cocciniglie provenienti dai luoghi più caldi dell’India e ne preparò cinque dramme, poi preparò una dramma di saponaria e mezza dramma di lotor. Mise tre okka di acqua nel recipiente, ci buttò la saponaria e la fece bollire. Poi aggiunse il lotor e lo mescolò ben bene. Lo fece bollire il tempo necessario a prendersi un buon caffè. Mentre lui bevevo il caffè, io mi spazientivo come un bambino in procinto di nascere. Una volta che il caffè gli ebbe aperto la mente e gli occhi, gettò nel recipiente la polvere rossa e la mescolò per bene con uno dei sottili bastoncini puliti che usava per questo lavoro. Adesso sarei diventato un vero rosso, la mia densità è talmente importante, l’acqua non deve bollire a lungo inutilmente, ma deve comunque bollire. Prese un po’ d’acqua con l’estremità del bastoncino e la mise sull’unghia del pollice (le altre dita non vanno assolutamente bene). Oh, che bello essere rosso! Gli tinsi l’unghia di rosso senza colare, la mia densità andava bene ma c’era del sedimento. Tolse il recipiente dal fuoco, lo filtrò attraverso un tessuto pulitissimo e mi colò, divenni ancora più puro. Poi mi mise sul fuoco, mi fece bollire ancora due volte fino a schiumare, aggiunse un po’ di allume battuto e mi lasciò raffreddare.
Passarono un paio di giorni, rimasi lì in fondo al recipiente senza mescolarmi a nulla. Desideravo essere steso sulle pagine, ovunque e su ogni cosa, mi offendeva stare così. In questo periodo di silenzio meditai su cosa significasse essere rosso."
In questo romanzo l’azione si svolge nel 1500 in Turchia, nasce dalla consapevolezza dei miniaturisti che i metodi e i libri a cui avevano dedicato la vita, di lì a poco sarebbero stati dimenticati.Nel laboratorio del Sultano si sarebbe disegnato alla maniera europea, privilegiando,a loro vedere, il mondo delle figure rispetto al significato
Il colore rosso è stato uno dei primi ad essere usato dall’uomo poiché i pigmenti rossi sono stati disponibili molto presto in natura. Nell’arte paleolitica si otteneva questo colore dalla terra ocra rossa e nel neolitico dalla robbia, un’erba dalle radici tintorie. In seguito ci si servì di alcuni metalli come l’ossido di ferro o il solfuro di mercurio. Nella Roma imperiale il rosso che si otteneva dalla sostanza colorante del murice, una conchiglia, era riservato all’imperatore e ai generali, non solo per la difficoltà della produzione, ma anche perché al rosso sin dall’antichità si attribuirono i simboli del potere,quelli della religione e della guerra. Nel Medioevo si ripiegò sul chermes, il colorante estratto da un insetto. Per ciò che riguarda i tintori è interessante ricordare che in questo periodo ciascuno di loro era legato al proprio colore: per esempio, a Venezia, Milano, Norimberga gli specialisti del rosso robbia, non potevano lavorare neppure con il rosso chermes.
Teti- Graduate
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Data d'iscrizione : 12.07.13
Re: Colorando coriandoli
Prendo un pezzo del tuo coriandolo, Teti, come un frammento prezioso e direi raro.
Quello che viene da te ha una espressione che commuove.
Se mai avessi bisogno, tu mi ascolteresti, lo so. Grazie.
Quello che viene da te ha una espressione che commuove.
Se mai avessi bisogno, tu mi ascolteresti, lo so. Grazie.
Azzurra- Senior
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Data d'iscrizione : 01.07.13
Re: Colorando coriandoli
-Luis Borges-L’AMICIZIA
Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita.
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te. Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro.
Però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei.
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita.
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore,
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere.
Solamente posso volerti come sei ed essere tua amica.
In questo giorno pensavo a qualcuno che mi fosse amico in quel momento sei apparsa tu…
Non sei né sopra né sotto né in mezzo non sei né in testa né alla fine della lista. Non sei né il numero 1 né il numero finale e tanto meno ho la pretesa di essere il 1° il 2° o il 3° della tua lista.
Basta che mi vuoi come amica.
NON SONO GRAN COSA, PERO’ SONO TUTTO QUELLO CHE POSSO ESSERE.
Questo è un coriandolo che mi frulla,stasera,nella testa e nel cuore.
Rubo al poeta ciò che sento e che non saprei esprimere altrettanto bene.
Teti- Graduate
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Re: Colorando coriandoli
Colorando tinteggiando le pareti di questo abitato , vi saluto per questa sera con un arrivederci planetariamente adeguato ,,,
Charade- Senior
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Località : Modena/Milano
Re: Colorando coriandoli
Ciao Taruzz ,
Siii , conzare , conciare , accomodare
Io ho definito la mia ,,, ora toccherebbe a te / voi nel gioco prima voi e poi io ...
Siii , conzare , conciare , accomodare
Io ho definito la mia ,,, ora toccherebbe a te / voi nel gioco prima voi e poi io ...
Charade- Senior
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Data d'iscrizione : 31.07.13
Età : 44
Località : Modena/Milano
Re: Colorando coriandoli
"Cunzare "( Condire)..
Tanto per essere chiari..mister Ch.
Tanto per essere chiari..mister Ch.
Tara- Senior
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