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Eroi e miti : Odino

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Odino era il dio della tempesta, colui che nel cuore della notte, quando i venti ululavano, andava a caccia solcando il cielo seguito dalle anime dei soldati caduti. Quando imperversava la tempesta, nel mugghiante sibilo del vento, la gente riconosceva distintamente il rombo degli ***** del cavallo a otto zampe di Odino e dei cavalli della schiera di anime che lo seguivano. Era la divinità suprema dell’Olimpo ed essendo il più anziano occupava di diritto il trono più alto, un luogo da cui si dominavano tutti i mondi con lo sguardo, in conseguenza di ciò, Odino era sempre ben informato a quanto accadeva tra i giganti, gli elfi, i nani e gli uomini. La sua spada, rivestita di rune, non falliva mai l’obiettivo. Al dito portava l’anello magico Draupnir, simbolo di fertilità, che si ottuplicava ogni nove giorni.
 
Asgard era il domicilio degli Asi, sfavillante di oro e pietre preziose, circondato da ampi corsi  d’acqua, brulicanti di spade affilate, mentre i galli sorvegliavano le porte. Ad Asgard Odino possedeva due palazzi, uno era Gladsheim, dove erano i dodici troni su cui sedevano gli dei in occasioni dei raduni, il secondo, chiamato Walhalla, rappresentava il salone in cui venivano portati i soldati valorosi periti in battaglia. Le sue porte erano tanto larghe da consentire l’accesso contemporaneamente a 800 soldati schierati uno accanto all’altro. Il salone era adornato da colonne dorate su cui erano incise le rune e il loro fulgore era tale da illuminare tutto l’ambiente. Il palazzo era reso inaccessibile al mondo dal portone Valgrind (portone della morte).
 
 
Agli spiriti degli eroi caduti, gli “Einheriar”, le Valchirie riempivano le corna di scintillante idromele. Nell’antichità, la guerra era considerata, dalle popolazioni dell’Europa settentrionale, come la più nobile delle occupazioni e il coraggio, la suprema virtù. Vigeva la convinzione che Odino, in occasione di un conflitto armato egli inviasse le Valchirie, sue fanciulle della guerra per scegliere la metà dei soldati caduti ( l’altra metà spettava a Freyja, dea dell’amore e fertilità), dar loro il bacio della morte e condurli in sella ai loro destrieri al di là del ponte dell’arcobaleno fino al Walhalla.
 
 
Le rune furono il grande lascito di Odino, ritenute dotate di magici poteri di protezione e conoscenza. Come talismani personali erano incise su armi, scudi e muri delle case, tuttavia, furono i sacerdoti a conferire maggior importanza alle rune, impiegandole come oracoli nelle pratiche rituali di divinazione.
 L’alfabeto, chiamato Futhark,  formato dai ventiquattro segni grafici runici, rimase in uso fino al secolo IX inoltrato. A coloro in grado di recitare correttamente l’alfabeto runico venivano attribuiti poteri mistici.  I megaliti che recavano le iscrizioni runiche rimanevano avvolti da un’aurea di rispettoso mistero, già di per sé evocato dall’etimologia della parola runa, derivante dall’antico vocabolo germanico runer che significa “segreto”, e dalla voce dell’inglese arcaico run, a sua volta associata all’idea di mistero, di segreto bisbiglio.
 
 Odino era sempre scortato da due lupi, Geri (famelico) e Frecki ( vorace), inoltre due corvi volavano davanti a lui per raccogliere le novità in ogni angolo del mondo. Ogni mattina usciva con il suo Einheriar per andare a divertirsi sull’immenso campo dove simulavano combattimenti. Un giorno i Vani mandarono ad Asgard una strega del malaugurio, affinché seminasse lo scompiglio fra gli Asi. Essi la gettarono per tre volte nel fuoco, da cui puntualmente emergeva più bella e seducente, istillando nel cuore degli dei e degli uomini, invidia, discordia, cupidigia.
 Fu allora che Odino, incollerito, scagliò la sua possente lancia in direzione di Vanaheim, dando inizio alla guerra fra gli Asi e Vani.
 Una volta suggellata la pace, tre misteriose sorelle velate presero posto, con i rispettivi filatoi accanto alle radici dell’albero della vita: erano le tre dee del destino.
 
 L’età del candore era tramontato. Neppure gli dei poterono sfuggire al fato.

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