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La partenza di Garibaldi...

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Messaggio  misterred

E anche nell'ambito clericale le cose non andavano, tant'è che Pio IX nella sua enciclica Cum Nuper che invito a leggere, esortava (tra l'altro):
E poiché, con Nostro e Vostro grande rammarico si trovano in codesto Regno anche degli ecclesiastici che, dimentichi della loro vocazione, con la loro riprovevole e malvagia condotta eccitano l’indignazione divina e diventano causa di morte spirituale del popolo cristiano, al quale dovrebbero essere guide per la vita, cercate di sradicare gli abusi e le corruzioni che si sono infiltrate nel costume del Clero, e difendete e favorite con la massima diligenza la disciplina ecclesiastica a norma dei sacri canoni. Non lasciate nulla d’intentato affinché i giovani Chierici fin dai teneri anni vengano educati opportunamente alla pietà, alla religiosità e allo spirito ecclesiastico, e vengano istruiti nelle migliori dottrine, nelle più severe discipline e specialmente nella conoscenza solida e sicura della scienza teologica e dei sacri Canoni.
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty Re: La partenza di Garibaldi...

Messaggio  misterred

Tara, ti ricordo anche che il regno duosiciliano, in realtà era una forzatura, l'accoppiata di due regni totalmente diversi e  avversi, non sarebbe in ogni caso durata.
la Sicilia voleva l'indipendenza e subiva la sudditanza del Regno di Napoli, che fagocitava tutto (vedi Reggia di caserta).
Inoltre in quel periodo, e se vuoi contrastami, la stragrande maggioranza (quasi tutti) degli abitanti delle Due Sicilie erano analfabeti e tenuti in condizioni di
analfabetismo.
Il lavoro dei campi era durissimo, con mezzi arcaici e animali da soma. lavoravano tutti, uomini, donne e  bambini dall'alba al tramonto.
Si, il regno Duosiciliano primeggiava in tante cose, ma che in fondo non gestiva bene. Ferrovia, si iniziò (Napoli Portici) ma poi resto solo uj breve tratto.
La marina era eccellente, ma fu sconfitta nella battaglia di Trafalgar da un certo Nelson contro l'amm.Gravina.
Uno stato chiuso in sè stesso, protetto (come si diceva) dall'acqua salata (il mare) e dall'acqua santa (Stato Pontifico) e furno proprio da li che vennero le insidie.
L'esercito poi doveva essere un disastro, se MILLE riuscirono a piegare QUATTROMILA borbonici (con cannoni).
Forse furono elargiti assegni per corrompere qualcuno? Forse, ma questo ne amplifica il disastro, che valenza può avere un esercito non attaccato alla patria?
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty Re: La partenza di Garibaldi...

Messaggio  Tara


Certamente..semper con l'aiuto dei politici..siciliani politichesi in testa..
Belle parole al popolo..alla fine fanno come gli pare.
Noi saremo semper..ULTIMI..

Tara
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty Re: La partenza di Garibaldi...

Messaggio  misterred

tara,
i Savoia non ci sono più da 70 anni; il Fascismo è finito nel 1943.
E il sud, nonostante i tanti politici meridionali che siedono e si sono seduti in parlamento, arranca sempre tra mille difficoltà.
Il Presidente della repubblica è pure  meridionale.
A chi dare la colpa dell'arretratezza del SUD ora?
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Messaggio  Tara

l'italia non è mai stata unita finchè non diranno la verità sul massacro ai danni dei meridionali

Cavour è tutto il nord era ignorante povero e malfamato è senza luce, mentre il Sud Italia, come sempre era il popolo piu avanzato al mondo, il Regno delle Due Sicilie >
Questa era la situazione economica al 1860:

Regno delle due sicilie: 443,2 milioni di lire-oro
Lombardia 8,1
Veneto 12,7
Ducato di Modena 0.4
Parma e Piacenza 1.2
Stato Pontificio 90.6
Regno di Sardegna 27
Granducato di Toscana 84.2

Fu il Piemonte a rendere il Sud arretrato, andandolo a colonizzare, invece che annetterlo semplicemente, quelli del nord insieme a inglese e francesi attaccarono da infami senza dichiarazione di guerra il Regno delle Due Sicilie, massacrarono milioni di meridionali, portandoli in due grandi CAMPI DI CONCENTRAMENTO a Torino ( cerca Fenestrelle) e a milano.
Partigiani, chiamati BRIGANTI; fu rubato tutto, finanziando le casse del nord, avviando cosi' all'eterno abbandono del florido Sud.
Quelli del nord uccisero tutti coloro che si opposero è chiusero le scuole per piu di 15 anni per evitare che si ricordasse chi fossero i meridionali, MA NESSUNO LO RICORDA UFFIALMENTE come fanno per gli ebrei!!!
Tutto questo fu appoggiato da un certo Lombroso, il quale sosteneva che i Meridionali fossero una razza inferiore, chiaramente notizia non veritiera, ma che in seguito fu
sostenuta da Hitler .

<<

Contadini siciliani aspettavano che gli venissero consegnate le terre, che invece rimasero ai baroni
il Sud fu trattato come una riserva di materie prime è non fu affatto industrializzato, ma schiavizzato.
Cavour rubo' il sud e con quei soldi sviluppò il nord abbandonando il meridone d' Italia.
  Tutto quello di cui possiamo andare fieri, è stato? fatto prima del 1860... poi sono arrivati i "fratelli d'italia".
Dal 1860 ci stanno cancellando, stanno cancellando il sud e tutto cio' che sappiamo fare...
saluti.
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Messaggio  Tara

annali ha scritto:La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 250px-Partenza_da_Quarto
 "G. Induno - La partenza dei mille a Quarto"
 
Contesto vivamente la tua frase Tara. " Se Garibaldi non sbarcava a Marsala....era un bene per tutti"

Quella di Garibaldi fu una delle più stupefacenti imprese militari di quel secolo.
Garibaldi è stato l'uomo che ha tenuto alta la bandiera della rivoluzione italiana in faccia ai battaglioni francesi e austriaci.
In Sicilia l'ostilità contro il governo dei borbonici era sempre viva, anche dopo la feroce repressione del 1848-49. Vi prendeva parte larghi strati della popolazione, e se in un primo tempo l'ideale più diffuso era quello di un'autonomia siciliana, si era fatta a poco a poco, la concezione unitaria. Nella primavera del 1860, quando giunse in Sicilia la notizia dell'annessione al Piemonte delle regioni d'Italia centrale, erano scoppiati qua e là focolai di rivolta, il più importante quello di Palermo, capeggiato dallo stagnino Francesco Riso. L'aiuto che gli insorti speravano arrivasse dalle campagne non arrivò perchè si era sparsa la voce che il tentativo era fallito. Il moto venne soffocato e solo un piccolo gruppo di patrioti, sotto la guida del mazziniano Rosolino Pilo, riuscì a ritirarsi sulle montagne,dove agivano già piccoli gruppi di insorti.
Quando Garibaldi seppe della rivolta iniziata, inviò un gruppo di cacciatori delle Alpi agli ordini di Nino Bixio, al porto di Genova dove s'impadronirono di due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo. Poche ore dopo da Quarto, il generale s'imbarcava con più di mille garibaldini diretti verso sud. Nei primi giorni dopo lo sbarco in Sicilia, i garibaldini ricevettero pochi aiuti, ma riuscirono ugualmente a sconfiggere, dopo durissima lotta, un forte reparto borbonico. Fu una vittoria di limitata importanza militare, che ebbe però grande risonanza perché provocò molte rivolte e un notevole afflusso di volontari siciliani, tanto che Garibaldi decise addirittura di marciare su Palermo.
Furono giorni di duri combattimenti fino al 20 luglio, nella battaglia di Milazzo, che vide i garibaldini vittoriosi. Le perdite tra garibaldini (800 tra morti e feriti) superarono di cinque volte quelle dei borbonici, che nei giorni successivi abbandonarono la città.  
Garibaldi con la spedizione dei mille conquistò il Regno delle due Sicilie, poi i garibaldini furono messi da parte.
Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento italiano proclama il regno d'Italia. l'unità nazionale era raggiunta, anche se i problemi di organizzazione interna e le difficoltà che il nuovo regno doveva affrontare, erano enormi.  
Libertà di pensiero..cara Annali..esprimiti  pure liberatamente.
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty brigantaggio pre e post unitario

Messaggio  misterred

Grazie Annali. L'argomento si fa interessante e la discussione alimenta e si fa vivace. bene.

L'epopea Garbaldina è universamente riconosciuta, ha sempre affascinato per l'audacia, la temerarietà dei suoi combattenti e del suo "generale".
A Calatafimi (appena posso posterò le foto del campo di battaglia) i "mille" con alcuni "picciotti" sconfissero i reparti borbonici molto più numerosi
e ben armati, grazie all'impeto e agli assalti alla baionetta del garibaldini. Qullea battaglia fu determinanate per l'andamento dell'impresa dei mille.
Se i borboni avessero stoppato su quel terreno (di campagna, coltivato a terrazze)  l'avanzata dei mille, l'impresa si sarebbe conclusa con un nulla di fatto (come per Pisacane o i
fratellli bandiera).
Ma torniamo al "brigantaggio" (che approfondiremo).
Non fu un fenomeno solo post-unitario, e per non tornare all'antica Roma (diverse rivolte servili in Sicilia e in Italia meridionale, Spartaco etc.), possiamo ben affermare che questi
atti chiamiamoli di pirateria terrestre ci sono sempre stati e non solo in Italia. Ma in tutto il mondo.
In Italia (retstringendo il periodo storico per non dilungarci) possiamo dire che era presente in tutta la penisola tra il 1500 e il 1800 (da nord a sud).

Il brigantaggio era particolarmente presente nel meridione (Stato Pontificio e Regno delle Due Sicilie) ed era costantemente represso dalle autorità che a volte arrivavano a distruggere interi abitati, a spargere il sale sulle rovine e torturare e giustiziare capi e gregari.
Con l'unità d'Italia, si amplificò e fu represso duramente specie in Lucania.
Qualcuno ultimamente ha collegato il brigantaggio ad una specie di "guerra civile italiana". Io non sarei d'accordo però (mio modesto parere).
Per quanto riguarda le condizioni delle popolazioni nel meridione d'Italia, consiglierei di leggere "Cristo si è fermato ad Eboli", passando per i "Malavoglia" del Verga.
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Messaggio  annali

Il + a Tino è meritato. Conosce la storia e la sa ben interpretare.
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Messaggio  annali

La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 250px-Partenza_da_Quarto
 "G. Induno - La partenza dei mille a Quarto"
 
Contesto vivamente la tua frase Tara. " Se Garibaldi non sbarcava a Marsala....era un bene per tutti"

Quella di Garibaldi fu una delle più stupefacenti imprese militari di quel secolo.
Garibaldi è stato l'uomo che ha tenuto alta la bandiera della rivoluzione italiana in faccia ai battaglioni francesi e austriaci.
In Sicilia l'ostilità contro il governo dei borbonici era sempre viva, anche dopo la feroce repressione del 1848-49. Vi prendeva parte larghi strati della popolazione, e se in un primo tempo l'ideale più diffuso era quello di un'autonomia siciliana, si era fatta a poco a poco, la concezione unitaria. Nella primavera del 1860, quando giunse in Sicilia la notizia dell'annessione al Piemonte delle regioni d'Italia centrale, erano scoppiati qua e là focolai di rivolta, il più importante quello di Palermo, capeggiato dallo stagnino Francesco Riso. L'aiuto che gli insorti speravano arrivasse dalle campagne non arrivò perchè si era sparsa la voce che il tentativo era fallito. Il moto venne soffocato e solo un piccolo gruppo di patrioti, sotto la guida del mazziniano Rosolino Pilo, riuscì a ritirarsi sulle montagne,dove agivano già piccoli gruppi di insorti.
Quando Garibaldi seppe della rivolta iniziata, inviò un gruppo di cacciatori delle Alpi agli ordini di Nino Bixio, al porto di Genova dove s'impadronirono di due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo. Poche ore dopo da Quarto, il generale s'imbarcava con più di mille garibaldini diretti verso sud. Nei primi giorni dopo lo sbarco in Sicilia, i garibaldini ricevettero pochi aiuti, ma riuscirono ugualmente a sconfiggere, dopo durissima lotta, un forte reparto borbonico. Fu una vittoria di limitata importanza militare, che ebbe però grande risonanza perché provocò molte rivolte e un notevole afflusso di volontari siciliani, tanto che Garibaldi decise addirittura di marciare su Palermo.
Furono giorni di duri combattimenti fino al 20 luglio, nella battaglia di Milazzo, che vide i garibaldini vittoriosi. Le perdite tra garibaldini (800 tra morti e feriti) superarono di cinque volte quelle dei borbonici, che nei giorni successivi abbandonarono la città.  
Garibaldi con la spedizione dei mille conquistò il Regno delle due Sicilie, poi i garibaldini furono messi da parte.
Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento italiano proclama il regno d'Italia. l'unità nazionale era raggiunta, anche se i problemi di organizzazione interna e le difficoltà che il nuovo regno doveva affrontare, erano enormi.  
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Messaggio  misterred

Tara, non io non sarei così pessimista. Garibaldi o altri avrebbero unificato l'Italia.
Il progetto "Italia" veniva da lontano e senza scomodare Cesare o Augusto (che divise amministrativamente l'Italia con le regioni che oggi conosciamo) si può affermare che tanti desideravano l'Italia unita.
Per esempio anche Murat che per un certo periodo fu Re di napoli tentò l'unificazione, ma poi fu sconfitto a Tolentino (1815).
Ci pensiamo? Se le potenze marinare dell'epoca anzichè farsi la guerra tra loro, si fossero unite che grande paese avrebbero costruito. Invece, le altre nazioni si sono unite prima di noi e ci hanno sottomesso per secoli.
All'inizio è chiaro che l'unione del Paese fu difficoltosa per ovvi motivi : dialetti incomprensibili, usi e costumi diversi, vie di comunicazione inesistenti etc.
Ma ricordiamoci che anche gli USA dopo breve tempo stavano per dividersi (con la guerra di Secessione 1861-1865).
E anche i Borbone nell'ultimo disperato tentativo di non perdere regno e corona adottarono il tricolore italiano verde bianco e rosso con stemma borbonico nel mezzo.
Tricolore che era stato adottato dalla repubblica di Venezia e dal regno di Sicilia (con al centro la triscele).
Che senso avrebbero  avuto tanti staterelli nella penisola? Essere sempre alla mercè di altri.
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Messaggio  Tara

Hanno fatto anche di peggio i Piemontesi..
Se Garibaldi non sbarcava a Marsala....era un bene per tutti.
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty Re: La partenza di Garibaldi...

Messaggio  Tara

Il 2 dicembre 1860 i poteri passarono dal prodittattore Mordini al luogotenente di Vittorio Emanuele I   I, Massimo Cordero di Montezemolo. Questo passaggio segnò la fine della rivoluzione del 1860 e avrebbe dovuto segnare l’inizio della costruzione dello stato unitario. Nel suo proclama (1° dicembre 1860) Vittorio Emanuele assicura ai siciliani: 
Il governo che io qui vengo ad instaurare sarà governo di riparazione e di concordia”.
Tutto fu tranne che questo. Il comportamento del nord nei confronti del sud e dell’isola in particolare fu di conquista e di dominio. Nacque la “sindrome piemontese“. La campana della Gancia ( 5 marzo 1861) recita:
"Ci è doloroso il vederci piemontizzare, il vederci riguardare come pecore conquistate e comprate, quando abbiamo il convincimento della gloria nostra”.
Piemontese” per i siciliani era tutto ciò che non fosse siciliano e nell’accezione politica, piemontese era tutto ciò che era riportabile alla Destra Storica. I rappresentanti del governo centrale non si dimostrarono certo all’altezza, furono in linea di massima, dei burocrati, degli esecutori, oggi si chiamerebbero “yesman“ che avevano come fine ultimo il farsi belli ed il soddisfare i loro capi. Ma l’errore più grave fu quello di considerare le popolazioni isolane e meridionali in genere, inferiori ed immature. I “piemontesi” si convinsero e pretesero di governare l’isola con modi reazionari, illegali, dispotici ed immorali. Il governo di Torino pensò anche ad una dittatura militare (sostenuta dal “buon” Ricasoli) ma rigettata da Cavour. Questi infatti temeva di essere screditato di fronte all’Europa per un tale comportamento nei confronti della popolazione. Anche se non applicata istituzionalmente, la dittatura militare fu in pratica attuata ed il luogotenente Montezemolo nelle sue circolari ribadiva assai bene questo concetto. Il 16 dicembre del 1860 scrive infatti al presidente del consiglio dei ministri sull’opportunità di mettere a tacere le persone che potevano disturbare l’ordine pubblico:
Forse un tumulto che desse occasione di por la mano sopra i capi primari della frazione (degli oppositori), avrebbe conseguenze più favorevoli che funeste. Si sta in vigilanza ed a qualunque occasione plausibile si presenti non si mancherà al debito.“ (Archivio di stato di Palermo).
Con simili idee ed esempi i funzionari preposti al governo delle istituzioni non ebbero alcuno scrupolo di violare e calpestare leggi e diritti. Non solo ma la cosa peggiore (più illiberale) fu di attribuire alla classe dirigente locale poteri e privilegi che mai aveva avuto. Il liberismo di Cavour divenne supporto dell’agrarismo conservatore e reazionario dell’isola. Il risultato di tale politica fu uno sfruttamento e un’oppressione delle classi popolari ben maggiore di quanto non fosse mai stato durante l’assolutismo borbonico. Lo stesso Crispi, ed è quanto dire, ebbe a dichiarare, alcuni anni dopo, che la Sicilia sotto i Savoia somigliava ad uno stato di polizia (atti del Parlamento italiano, discussione della camera dei deputati, 1875). Un’altra triste pagina fu la reazione del governo di Torino al ritorno di Garibaldi in Sicilia, nel 1862. Garibaldi era sceso con lo scopo di organizzare una spedizione per “liberare” Roma dal papa. Aveva ragione di sperare nella Sicilia. In suo onore vi furono manifestazioni di massa quasi deliranti , ma più che per lui come persona tali manifestazioni erano contro la “destra storica”. Torino non si mosse, aspettò che Garibaldi e le sue truppe, in massima parte siciliane arrivassero in Italia. Ad Aspromonte sapete quello che successe. Le vittime di quello scontro furono quasi tutte siciliane! Come al solito la Sicilia ne pagò le spese. Fu proclamato lo stato d’assedio: i paesi, i villaggi furono messi a ferro e a fuoco, migliaia di persone furono arrestate e fucilate in maniera sommaria (ad Alcamo, Siciliana, Grotte, Racalmuto, Bagheria, Fantina, Casteltermini). Passarono solo pochi mesi e a questo primo stato di assedio ne seguì un altro, ancora più duro, questa volta per contrastare il brigantaggio e la renitenza alla leva militare obbligatoria. Ma cos’era il brigantaggio? Perché nella nostra società si svilupparono fenomeni come il brigantaggio e la mafia che certamente erano devianti dalla “società unitaria piemontese”? La mafia, intesa come comportamento, forse, non è da addebitare ai “piemontesi”. Si può infatti far riferimento ad archetipi di “onorata società” settecenteschi, o ancora più antichi che fanno capo ai cosiddetti Beati Paoli, che praticavano la violenza e l’assassinio “a fin di bene” per far valere la giustizia, per difendere il debole dal forte. Nei paesi anglosassoni si rispetta Robin Hood, ma da noi non è così! Dopo l’unità ci fu un “salto di qualità”, i mafiosi divennero migliaia perché fu sfruttato questo modo di comportarsi per arricchirsi, per acquisire posizioni di privilegio, per farsi strada nella nuova società. Diventò un mezzo di crescita sociale, economica e politica. Alla mafia si aggregarono i rappresentanti più spregiudicati della borghesia agraria emergente (quella che si era comprata le terre dei feudi o della chiesa) e i rappresentanti più rozzi e retrivi della vecchia nobiltà. Ovviamente furono assoldati, come manovalanza le classi subalterne (contadini e braccianti) accecati dal miraggio di una facile ricchezza. Il brigantaggio invece non deve essere confuso con la mafia. Fu prevalentemente contadino, nato dalla fame, dalla necessità, dal sottrarsi all’obbligo di leva ed alla legge di polizia ma raramente si collegò, come il coevo brigantaggio dell’Italia meridionale peninsulare al legittimismo borbonico. I briganti siciliani furono soprattutto dei ribelli, portatori individuali di un malessere sociale e politico diffuso, furono l’espressione di una protesta disperata. Agli inizi si trattava di soldati dell’esercito borbonico, abbandonati a loro stessi, a questi si unirono contadini alla fame ed infine i renitenti alla leva. A peggiorare le cose si aggiunse l’incapacità dei piemontesi di distinguere tra il brigantaggio di poveracci che c’era in Sicilia ed il brigantaggio politico che c’era nel sud d’Italia. La repressione e le stragi furono dure e feroci in egual misura: sia che si trattasse di reprimere un combattente contro lo stato (non che io condivida tali comportamenti ma posso anche capirne il perché) sia che si trattasse riprendere un poveraccio sfuggito alla leva. La legge di polizia fu un’esperienza tremenda: chiunque reo o innocente purché sospettato o malvisto dalle autorità o accusato da qualche delatore veniva “ammonito” e sottoposto al “controllo”. Agli ammoniti veniva negata l’acqua ed il sale (come agli scomunicati), venivano licenziati se avevano un lavoro ma tuttavia avevano l’obbligo di presentarsi, ogni settimana al delegato, per dimostrare “di avere un lavoro” e di poter sopravvivere. Avete idea di quanta gente si è data alla macchia, solo magari perché il vicino di casa lo aveva accusato per vendicarsi di qualche piccolo torto? La pressione poliziesca era senza limiti e lo stato non era capace o non voleva trovare soluzioni. Era logico che il brigantaggio degenerasse in una disobbedienza ed in una rivolta senza scopo, se non quello personale della sopravvivenza, senza prospettive politiche e senza speranza. Da tutto questo nacque la rivolta di Palermo del 1866 ... il momento più grave di rottura con lo stato sabaudo, anch’essa conseguenza di una mancanza di prospettiva politica.
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Messaggio  Charade

Insieme o a causa di quel fatto , non a caso ogni rivoluzione porta con se lacci e lacciuoli che come tanti anelli di catena si portano sistematicamente dietro , la povertà e la analfabetizzazione e quindi nascita e crescita della delinquenza , prima spontanea (da strada) , e poi organizzata (mafia) … Anche in questo caso c'è da chiedersi se sono i popoli che si autodeterminano , oppure sono le condizioni strutturali che determinano la storia d'essi -


La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Mafia-briganti2
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Messaggio  misterred

E purtroppo....si continua a svuotare il Mezzogiorno, non solo di soldi ma anche di giovani...che fuggono perchè qui non c'è lavoro.
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Messaggio  Tara

sanvass ha scritto:Tara, purtroppo non era tutto così idialliaco come lo descrivi nel Regno dell Due Sicilie Latifondismo e sfruttamento degli operai.
Povertà ed emarginazione c'erano allora come ora. Indubbiamente alcune eccellenze vi erano, ma le cose non andavano bene.
E nel 1848 c'era già stata una rivoluzione in Sicilia.
Però è vero che i Siciliani si aspettavano molto dal nuovo Regno d'Italia.
Purtroppo è vero che .. hanno svuotato le casse del mezzogiorno.
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Messaggio  misterred

Tara, purtroppo non era tutto così idialliaco come lo descrivi nel Regno dell Due Sicilie Latifondismo e sfruttamento degli operai.
Povertà ed emarginazione c'erano allora come ora. Indubbiamente alcune eccellenze vi erano, ma le cose non andavano bene.
E nel 1848 c'era già stata una rivoluzione in Sicilia.
Però è vero che i Siciliani si aspettavano molto dal nuovo Regno d'Italia.
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty Garibaldi e l'invasione del regno delle due sicilie..

Messaggio  Tara

Vi furono migliaia di profughi, centinaia di paesi saccheggiati, decine di chiese e monasteri completamente distrutti ed incendiati dai “liberatori”.
Il nuovo Stato italiano, organizzò un esteso sistema repressivo, aumento’ sensibilmente tasse e gabelle, istitui’ la leva obbligatoria, impose leggi e controllori piemontesi.
Il Regno delle due Sicilie, tra i primi Stati in Europa come livello di benessere, con le sue infrastrutture economiche e sociali distrutte od in preda all’illegalita’ diffusa precipito’ alla fame ed alla disperazione, le sue popolazioni conobbero la piaga della disoccupazione e l’umiliazione di una emigrazione biblica.
Problematiche che si trascinano ancor oggi.
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Messaggio  annali

sanvass ha scritto:Bello. Storia, disegni......e Garibaldi. 
E ti aggiungo il mio voto.
Buonanotte.
Tino

Grazie Tino, ho sempre provato molta tristezza leggendo questo pezzo. L'umiltà con cui Garibaldi ancora una volta prferì il suo: Obbedisco!
Piegato dai poteri forti che lo misero ai margini della Storia.
Buonanot -Tino!  queen 
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Messaggio  misterred

Bello. Storia, disegni......e Garibaldi. 
E ti aggiungo il mio voto.
Buonanotte.
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La partenza di Garibaldi... - Pagina 7 Empty La partenza di Garibaldi...

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“ Fu notato da noi che dopo l’ingresso del re di Napoli, la stampa officiale più non fece moto di Garibaldi, e parve che coloro i quali circondavano Vittorio Emanuele si adoprassero a far dimenticare un passato che sembrava far ombra moltissimo al presente.
Tardava a costoro il far dimenticare che da Marsala a Capua avean corso di vittoria in vittoria le lacere torme dei volontari, e che i due regni e la superba città di Napoli li avea messi tra le mani di Vittorio Emanuele quell’audace”avventuriero”che si chiama Giuseppe Garibaldi. Il nostro compito era finito, ma non ne veniva per conseguenza buona e legittima che ci si considerasse, così dall’oggi al domani, come “limoni ormai spremuti” e non buoni che a gettar via. Noto specialmente quelle tre parole, perché è fama che fossero pronunziate da Garibaldi nell’accomiatarsi dall’ammiraglio Parsiano, il quale, più affettuoso e meno altero di molti altri, s’era recato a dirgli addio. Vidi Garibaldi pochi momenti innanzi che partisse: era calmo e sorridente secondo il solito, ma qualche suo detto rivelò ciò che ognun di noi sentiva in cuor suo: lasciava Napoli contento di se stesso e di noi, ma tutt’altro che soddisfatto del modo con cui l’avean trattato coloro che erano onnipotenti presso il re, e che potevano chiamarsi i “nuovi padroni….” Lo vedemmo imbarcare e rimanemmo a contemplarlo con gli occhi pieni di lacrime: ritto sulla barca ed agitante il fazzoletto per salutarci ancora, mentre la robusta voga di sei marinai lo allontanava dalla spiaggia.
Il piroscafo che lo accolse per trasportarlo a Caprera si chiamava Washington, e parve che il destino volesse affratellati quei due nomi gloriosi. Il Washington fu salutato dalle salve del naviglio da guerra inglese ancorato nel golfo, ma le navi regie italiane non fecero mostra di accorgersi della partenza dell’uomo che aveva liberata mezza Italia.”
 
( Giuseppe Bandi. I Mille )

CHI ERANO I MILLE

Non si è mai potuto stabilire con precisione il numero dei volontari che erano a bordo del (Piemonte e del Lombardo) dopo la sosta a Talamone. Anche l’elenco ufficiale, compilato nel 1878, che comprende 1088 uomini e una donna( Rosalia Montmasson, moglie di Crispi) è risultato inesatto. Sembra che il numero effettivo fosse superiore di qualche unità. Circa tre quarti dei Mille ( questo termine entrò nell’uso più tardi ) erano lombardi. ( 434, dei quali 180 bergamaschi), veneti ( 194 compresi i trentini) e liguri ( 156 quasi tutti genovesi). Tra i nuclei regionali minori  i più numerosi erano i toscani ( 78, in grande maggioranza livornesi e maremmani) e i siciliani ( 45, in maggioranza di Palermo e provincia ).
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