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La Bibbia e l'arte pittorica...

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IL SACRIFICIO DI ISACCO


Nella scena domina il realismo di Caravaggio, sottolineato dalla luce che investe  Abramo, la mano dell’angelo e la testa di Isacco.
Abramo è rappresentato mentre solleva il coltello e sta per colpire il figlio, trattenuto con decisione per il collo.
La scena del sacrificio di Isacco è vista come prefigurazione della crocifissione di Cristo mandato al sacrificio dal padre. Infatti, Isacco portò la legna come anticipazione del trasporto della croce sul calvario, e l’ariete con le corna impigliate come prefigurazione di Gesù crocefisso con la corona di spine. L’angelo blocca la mano di Isacco che regge il coltello e mostra l’ariete da sacrificare al posto del ragazzo.
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GIOBBE E LA MOGLIE
Il pittore Jean La Tuor, con questo dipinto  introduce nel Libro di Giobbe  il “problema del male”', la tentazione a perdere la fiducia in Dio, e la figura di una pazienza a tutta prova.
Giobbe, con il coccio ai suoi piedi, con il quale si grattava, mentre ascolta attentamente la giovane moglie.
Mentre spesso nei suoi dipinti Georges de La Tour nasconde la fonte luminosa, qui la donna tiene la fiamma di una candela direttamente davanti al marito che soffre.
La luce emessa da questa candela  raggiunge appena Giobbe nelle sue tenebre. Con questo contrasto, l'artista vuole forse alludere a quella notte dello spirito che i grandi santi devono attraversare: la “noche oscura” di cui San Juan de la Cruz aveva scritto nel tardo Cinquecento. Secondo il mistico spagnolo, chi entra in questa condizione interiore deve "rimanere nelle tenebre, serrando gli occhi a qualunque altra luce".
Nel dipinto di La Tour, la moglie offre al marito il modesto lume della ragione, cercando di convincerlo che le sue sofferenze siano una prova che Dio l'abbia abbandonato, e che lui farebbe bene ad arrendersi. Ma Giobbe preferisce la notte della sua fede, e ascolta imperturbato il ragionamento della consorte. Giobbe è sereno davanti alla derisione, quasi gioioso,o ,come se trovasse la conferma della sua fede nell'opposizione che essa suscita. Sembra dire, con il Salmista: "nox illuminatio mea" "la notte è la mia luce" (Sal. 139 [138], 11).
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