È, sarà Natale.
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Tara- Senior
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annali- Senior
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Re: È, sarà Natale.
Buon Natale con un ramoscello di agrifoglio per voi...
e la sua leggenda:
Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli.
- Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
- Dove andate? - chiede il pastorello.
- Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù.
Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care
e la sua leggenda:
Il pastorello si sveglia all'improvviso. In cielo v'è una luce nuova: una luce mai vista a quell'ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l'ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall'alto giunge il canto soave degli Angeli.
- Tanta pace non può venire che di lassù - pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l'hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
- Dove andate? - chiede il pastorello.
- Non lo sai? - risponde, per tutti, una giovane donna. - È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch'egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: - Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c'è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d'agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell'arbusto che egli ha colto per Gesù.
Al ritorno, un'altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell'agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l'agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care
spitfire- initiate
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Re: È, sarà Natale.
... auguri a tutti i grandi che vorrebbero tornar piccini ed a tutti i piccini che vorrebbero diventar subito grandi !
Charade- Senior
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Re: È, sarà Natale.
SOGNO DI NATALE
di Luigi Pirandello
Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l'impressione d'una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l'anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors'anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi.
Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori... E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:
- Buon Natale - e sparivo...
di Luigi Pirandello
Sentivo da un pezzo sul capo inchinato tra le braccia come l'impressione d'una mano lieve, in atto tra di carezza e di protezione. Ma l'anima mia era lontana, errante pei luoghi veduti fin dalla fanciullezza, dei quali mi spirava ancor dentro il sentimento, non tanto però che bastasse al bisogno che provavo di rivivere, fors'anche per un minuto, la vita come immaginavo si dovesse in quel punto svolgere in essi.
Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi a un Presepe, laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena; eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori... E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:
- Buon Natale - e sparivo...
Marzia- Messaggi : 489
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Re: È, sarà Natale.
Jocati solamente i soldi c 'hai nella sacchetta ...."Don Sasà,una storia Natalizia di Andrea Camilleri
Era tradizione, almeno fino alla metà del secolo scorso, che nel periodo tra Natale e l'Epifania ogni sera dopo cena si giocasse a carte. Si giocava dovunque: nei due circoli del paese si giocava d'azzardo e con poste molto alte, mentre le famiglie amiche si riunivano per praticare giochi più tradizionali e meno rischiosi come la tombola o il soporifero sette e mezzo. Faceva eccezione la famiglia Bellavia perché, mentre le signore invitate conversavano in salotto, don Sasà, il capofamiglia, teneva in un'altra stanza il banco del baccarà e lì i mariti giocavano forte. Quando la figlia di don Sasà, Lea, divenne maggiorenne, apportò un'innovazione sostanziale. Cioè a dire, aprì un terzo salone dove i suoi coetanei potessero ballare fino a notte inoltrata.
Fu così che io venni invitato da Lea la sera del 26 dicembre 1943 ad andare a ballare a casa sua. Ci andai, ma dopo un'ora o poco più che stavo a divertirmi con i miei amici mi venne la tentazione di aprire la porta della mitica sala dove don Sasà teneva banco ed entrarvi. Dentro c'erano una trentina di signori: erano tra i più facoltosi commercianti, imprenditori, professionisti del paese. Dopo un po' che assistevo in silenzio al gioco venni tentato irresistibilmente di parteciparvi. Avevo in tasca quasi tutti i miei risparmi, accumulati pazientemente giorno dopo giorno e rimpinguati dai parenti per le feste di Natale, che dovevano servirmi a comprare i libri che più mi interessava leggere.
Allora, nella Sicilia liberata dallo sbarco alleato avvenuto ai primi di luglio dello stesso anno, non circolava la moneta italiana: essa era stata sostituita da banconote stampate dall'amministrazione militare dei territori occupati, che erano chiamate amlire.
Avevano però lo stesso valore della lira. In tasca quella sera avevo per l'appunto mille amlire, una misera somma rispetto alle poste che erano in gioco. Non seppi resistere: cavai fuori dalla tasca duecento amlire e feci la mia puntata. Vinsi, ma ripersi tutto alla puntata seguente. E così, dopo un'altalena durata un'oretta tra vincita e perdita, i miei risparmi presero il volo. Non mi restava altro che ritirarmi in buon ordine e cercare di dimenticare il denaro perduto. Non si era trattato di poco: all'epoca lo stipendio di un impiegato di buona levatura si aggirava attorno alle mille e cinquecento amlire. Senonché, mentre stavo andandomene, don Sasà mi guardò e mi disse: «Se vuoi giocare sulla parola te lo concedo».
Allora mi sembrò una sfida. Avevo in tasca una scatolina di fiammiferi e la puntai sul tavolo dicendo a voce alta: «Vale cinquecento amlire».
Perdetti la puntata. Don Sasà mi guardò negli occhi, cavai fuori il fazzoletto, lo posai sul tavolo e dissi: «Vale mille amlire». Perdetti anche il fazzoletto. A farla breve uscii da quella casa verso le tre del mattino: avevo perso diciottomila amlire, una cifra per me irraggiungibile, che non avrei saputo mai come pagare. Piovigginava, mi avviai verso casa a passo lento, meditando tristemente sulla mia stupidità e su come poter risolvere il problema del debito contratto con don Sasà, perché come noto i debiti di gioco vanno pagati entro le successive ventiquattr'ore. Le strade erano così scarsamente illuminate da essere quasi buie. Durante il percorso che mi avrebbe portato a casa, a un tratto notai nella via assolutamente deserta un'ombra appoggiata contro la saracinesca chiusa di un negozio: probabilmente si riparava dalla pioggia sotto la tettoietta. Ma quando arrivai alla sua altezza vidi un'altra ombra all'angolo, proprio dalla parte opposta della strada, che se ne stava appoggiata a un portone anch'esso chiuso. In un attimo intuii cosa sarebbe accaduto, ma ormai era troppo tardi per mettermi a correre: sarei stato facilmente raggiunto. Fatti due passi, l'uomo che stava davanti al negozio fece un salto, si piantò di fronte a me e intimandomi di stare zitto mi piantò la bocca di un revolver sotto il mento con tanta violenza da costringermi ad alzarmi sulla punta dei piedi. Contemporaneamente anche l'altro era balzato davanti a me e mi aveva accecato tenendomi accesa davanti agli occhi la luce di una potente lampadina tascabile. Ma tutto durò un attimo: l'uomo che mi puntava la pistola mi disse in dialetto:
«Ah! Vossia è? Scusassi».
La luce della torcia si spense, i due uomini si allontanarono, io, con le gambe di legno, cercai di camminare il più dignitosamente possibile verso casa, ma appena girai l'angolo, fuori dalla loro vista, mi misi a correre verso il portone, lo aprii il più velocemente possibile, salii le scale, mi precipitai dentro l'appartamento, andai sparato in bagno e lì, per la paura, vomitai anche gli occhi. Trascorsi una notte infame.
L'indomani mattina alle nove, raccolti i resti dei miei risparmi, che ammontavano a centocinquanta miserabili amlire, andai al caffè Castiglione, dove c'era il posto pubblico telefonico, e chiamai la mia amica Elena, che abitava ad Agrigento ed era una ragazza molto ricca. Le raccontai la mia situazione e lei non ebbe esitazioni: «Stamattina vado in banca, ritiro quello che ti occorre e nel primo pomeriggio te li mando con mio fratello Giovanni».
Rinfrancato, ordinai un caffè e mi appoggiai con i gomiti al banco, la testa tra le mani. In quel preciso momento qualcuno mi si affiancò.
«Buongiorno» mi disse.
Io mi voltai a guardarlo: era uno scaricatore del porto che conoscevo bene, perché suo figlio era stato mio compagno alle elementari. L'uomo continuava a fissarmi sorridendo, allora per me fu naturale chiedergli: «Perché sorridi?».
Avvicinò la sua testa alla mia, sussurrò: «Stanotte vossia mi fici perdere la nottata. Me lo voli pagare almeno un caffè?».
Dunque quell'uomo era uno dei due assalitori della notte precedente.
«Volentieri te lo pago» gli dissi.
Ci bevemmo il caffè sorridendoci, poi ci stringemmo la mano e ce ne andammo. Nel pomeriggio, alle quattro, arrivò Giovanni con la sua motocicletta. Elena era stata di parola: dentro una grossa busta c'erano diciottomila amlire in contanti. Col denaro in tasca mi diressi verso lo scagno di don Sasà, che era al centro del corso. Don Sasà era il più grosso esportatore di mandorle e cereali del mio paese; per accedere nel suo ufficio bisognava scendere due gradini. Dalla porta mi accorsi che don Sasà era solo, seduto alla sua scrivania, stava facendo dei conti.
«C'è permesso?»
«Ah! Tu sei? Viene avanti Nené!»
Restai in piedi davanti al tavolo.
«Che vuoi?»
«Vengo a pagare il mio debito» dissi estraendo la busta dalla tasca e posandogliela davanti. Don Sasà non la toccò nemmeno.
«Aprila e contali.»
Feci come lui mi aveva ordinato. Alla fine della conta si spostò leggermente all'indietro con tutta la sedia, aprì il cassetto centrale della scrivania e, allungando il braccio, vi fece cadere dentro le banconote e la busta. Richiuse il cassetto, mi guardò fisso negli occhi, mi porse la mano.
«Arrivederci» dissi io.
Voltai le spalle e mi diressi verso la porta. Ma, appena ebbi finito di salire i due gradini, mi sentii richiamare.
«Nené!»
Mi fermai, mi voltai.
«Che c'è?»
«Torna accà!»
Ridiscesi i gradini, mi fece segno di avvicinarmi alla sua scrivania. Aprì il cassetto e mi disse indicandomeli: «Ripiglia i tuoi soldi».
Io esitai. «Perché?»
E lui, sempre guardandomi fisso: «Perché io non posso accettare i denari di un picciotteddro come sei tu. Non discutere».
E infatti con don Sasà non si poteva discutere. Era un cinquantino tracagnotto dai grossi baffi neri, dal volto duro, di scarsa parola; non era un mafioso, ma era un uomo rispettato. Io ricordo di averlo visto girare sempre armato. E così non discussi, mi ripresi il denaro, lo rimisi nella busta, gli dissi: «Grazie», e feci per andarmene.
Lui mi fermò ancora una volta, e mi fece: «T'avverto per il futuro: ti capitasse ancora di voler giocare, caro Nené, jocati solamente i soldi che hai nella sacchetta. Pirchì abbisogna sempre stendiri lu pedi fino a quando il lenzolo teni».
Tara- Senior
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Buon Natale .☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆☆▪
Tara- Senior
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Re: È, sarà Natale.
,,, ammesso che esistano questi posti
Così artatamente confezionati , direi che ci sta , una volta all'anno , "subire" le atmosfere natalizie con tutto il loro bagaglio completo di cose buone o cose ritenute indigeribili ... d'altronde il fatto che duri qualche settimana , ne rende "sopportabile" tutta la pazziella - poi quando passerà la vecchina scopa munita si tireranno i bilanci ...
Così artatamente confezionati , direi che ci sta , una volta all'anno , "subire" le atmosfere natalizie con tutto il loro bagaglio completo di cose buone o cose ritenute indigeribili ... d'altronde il fatto che duri qualche settimana , ne rende "sopportabile" tutta la pazziella - poi quando passerà la vecchina scopa munita si tireranno i bilanci ...
Charade- Senior
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Natale in stile nordico ...
Ovviamente per chi non avesse avuto tempo , ma vuoi che i fioristi di zona , non facciano anche questo servizio
D'altronde se si sono inventate le 13ime , un motivo ci sarà ...
D'altronde se si sono inventate le 13ime , un motivo ci sarà ...
Charade- Senior
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Tara- Senior
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Mr Charade ..
Forse le renne erano più lente , o forse alla quadriga non ci si è ancora arrivati ... di certo che come rappresentazione almeno ci viene risparmiata la deriva dei 4 cavalli apocalittici ... Sempre che mr O ( a proposito dove è finito ?) , non voglia dire qualcosa in proposito ...
A parte il fatto che hai messo su una foto bruttissima ....e poi questa e la pagina dedicata al Natale ...mica dei cavalli apocalittici ....potevi risparmiarti queste battutine.
A parte il fatto che hai messo su una foto bruttissima ....e poi questa e la pagina dedicata al Natale ...mica dei cavalli apocalittici ....potevi risparmiarti queste battutine.
Tara- Senior
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Re: È, sarà Natale.
Eh, già... manca il cavallo nero, quello della "falce" (senza martello ) ...ma, essendo il Natale festa della natività ci è stato risparmiato...
annali- Senior
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Re: È, sarà Natale.
La fantasia al galoppo ...
Forse le renne erano più lente , o forse alla quadriga non ci si è ancora arrivati ... di certo che come rappresentazione almeno ci viene risparmiata la deriva dei 4 cavalli apocalittici ... Sempre che mr O ( a proposito dove è finito ?) , non voglia dire qualcosa in proposito ...
Forse le renne erano più lente , o forse alla quadriga non ci si è ancora arrivati ... di certo che come rappresentazione almeno ci viene risparmiata la deriva dei 4 cavalli apocalittici ... Sempre che mr O ( a proposito dove è finito ?) , non voglia dire qualcosa in proposito ...
Charade- Senior
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Re: È, sarà Natale.
... no te preoccupa señor Carminio , che qui amiamo rotolarci o arrotolarci nel muschio d'Aec in mille-mila modi , anche perché viver tranquilli non è in disposizione degli animi quieti ...
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Qui di tanto in spesso amiamo essere alquanto "vivaci" altrimenti ci annoiamo ... esattamente come succede nel casato di famiglio , ognuno il suo ...
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Poi che dire ? ...'nzomma la botte da dove la giri e giri , una smussatina col martellino bisogna pur considerarla … Quindi il non-mi-piace di donna Turquoise è un default ... anch'io lo direi per gioco e per partito preso ... e così spero anche lei ... poiché prendersi sempre sul serio allora si vive malissimo ...
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Per cui anche se volevo portare il martello di Thor con le botti di Bacco , ci sorrido sopra e vi invito a scegliere ciò che passa il convento d'Aeciii nel luogo addetto alle proposte ... tramite il blanco Admiii...
https://j-pheonix.forumattivo.it/t475-proposte-miglioramenti-suggerimenti
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Saluti di inizio settimana della metà dicembrina ...
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Qui di tanto in spesso amiamo essere alquanto "vivaci" altrimenti ci annoiamo ... esattamente come succede nel casato di famiglio , ognuno il suo ...
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Poi che dire ? ...'nzomma la botte da dove la giri e giri , una smussatina col martellino bisogna pur considerarla … Quindi il non-mi-piace di donna Turquoise è un default ... anch'io lo direi per gioco e per partito preso ... e così spero anche lei ... poiché prendersi sempre sul serio allora si vive malissimo ...
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Per cui anche se volevo portare il martello di Thor con le botti di Bacco , ci sorrido sopra e vi invito a scegliere ciò che passa il convento d'Aeciii nel luogo addetto alle proposte ... tramite il blanco Admiii...
https://j-pheonix.forumattivo.it/t475-proposte-miglioramenti-suggerimenti
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Saluti di inizio settimana della metà dicembrina ...
Charade- Senior
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Località : Modena/Milano
Re: È, sarà Natale.
Ma dai, su...Tara,di un sassolino ne fai una montagna... da quando sei impedita a parlare??? Sopratutto quando è successo che appena tu apri bocca ho qualcosa da dire??? Se sei insofferente a qualsiasi cosa si dica che non rientra nel tuo piacere ti scateni con i rossi...Che pratica bizantina...
Criticare sempre il lavoro di chi si prodiga per migliorare il forum (dico del Blanco e di Ch) tu insorgi a dire che "non mi piace"...Resta con i piedi a terra e prosegui senza dare in escandescenze adducendo motivi erroneamente o falsamente interpretati...
No cara, la collana rossa te la tieni:l'hai confezionata e il lavoro va sempre premiato...
E meno male che a Natale si dovrebbe essere tutti più buoni...
annali- Senior
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Località : non ancora decisa...
Annali scrive
Aec-messaggio num#54432
Che cosa avrei deciso io per conto mio ..?
Annali ...questa pratica del poter parlare liberamente vale solo per te ..perché ogni qualvolta che io apro bocca tu hai da dire. Allora gli addobbi fateli come vi pare. La collana tienila per te perché io non amo il rosso. .
Beh??? Appena notata quella deliziosa campanella appaiata a una stella scompare perché non piace a madame Turquoise???
Mah...non vorrei dire ma lo dico: cosa si fa, non si decide più insieme, mo' ciascuno va per conto suo???
A parte il fatto che la stella/e stanno ancora lì con l'albero dondolante.Che cosa sarebbe scomparso ? Che cosa avrebbe tolto Charade per far contenta me ?Che cosa avrei deciso io per conto mio ..?
Annali ...questa pratica del poter parlare liberamente vale solo per te ..perché ogni qualvolta che io apro bocca tu hai da dire. Allora gli addobbi fateli come vi pare. La collana tienila per te perché io non amo il rosso. .
Tara- Senior
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